DONAL TRUMP SECONDO STEPHEN KING (2)
Spettacolo

Donald Trump secondo Stephen King 17

E se Trump fosse il personaggio di un romanzo del re dell’orrore? King racconta il nuovo presidente degli Stati Uniti e i suoi primi passi alla Casa Bianca

La salita al potere di Donald Trump è stata da molti accolta come una tragedia politica, economica ma soprattutto sociale.

Considerato da molti una sorta di eminenza nera, tanto assurda e pacchiana quanto pericolosa e inquietante. Sinistra, quanto la personificazione reale di un personaggio dell’orrore di Stephen King, che a partire dalla sua elezione non ha esitato a prendere di mira il Tycoon e nuovo presidente degli americani, senza rinunciare al suo consueto senso dell’umorismo.

Nell’ultima intervista rilasciata al The Guardian, il re del terrore ha immaginato di comparare Trump con alcuni protagonisti dei suoi più celebri romanzi. Certo verrebbe spontaneo paragonarlo a IT: un clown pericolosissimo che minaccia una comunità e le giovani generazioni (il tema è anche d’attualità, considerata il fresco adattamento cinematografico del suo capolavoro), ma King ha preferito proporre meno facili associazioni.

Innanzitutto, lo scrittore si è definito ‘non particolarmente sorpreso dall’elezione di Trump’ descrivendo così l’ingenuità dei suoi sostenitori: ‘Non vogliono davvero un cambiamento. Vogliono l’uomo al comando. E hanno scelto la persona adatta per questo‘. Ed ecco i confronti tra realtà e la sua opera letteraria:

Ho già scritto di uomini simili prima d’ora. Ne ‘La Zona morta  Greg Stillson è un venditore di Bibbie porta a porta, sveglio e con il dono della parlantina. Lo deridono tutti quando si candida a sindaco di una piccola città del New England. Ma vincerà. Rideranno di lui quando si candiderà alla Camera dei Rappresentanti, ma vincerà ancora. Quando Johnny Smith, l’eroe medium del libro, gli stringerà la mano, capirà di avere a che fare con un uomo che riderà e scherzerà a modo suo tra le mura della Casa Bianca, da dove darà il via alla Terza Guerra Mondiale”.  

“Big Jim Reddie di ‘The Dome’ è fatto della stessa pasta. E’ un venditore di automobili e assessore in una piccola città che verrà presto tagliata fuori dal mondo e isolata all’interno di una cupola.  E’ un furfante, truffatore e sociopatico, la peggior scelta in un momento di crisi. Ma ha un’aria familiare, e piace al popolo. Il fatto che sia incompetente e maligno non importa a nessuno”.

Due personaggi di cui King ha scritto molto tempo fa, ma sembrano rappresentare l’archetipo sociale del potente dannoso la comunità che adesso è Trump a incarnare: “Questi uomini salgono al potere prima come fosse uno scherzo, poi come alternativa valida allo status quo e poi come eletto superbo, egocentrico ed inefficiente […] I lati negativi di Trump non lo hanno trascinato in basso, al contrario, l’hanno portato alla vittoria“.

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