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Ergastolo ostativo in Italia: in arrivo i fondi del Pnrr, ma necessario intervenire per Letta e Grasso

Questione ergastolo in Italia: per Letta nessun cedimento verso le mafie

Uno dei temi affrontati dal segretario del PD Enrico Letta, durante una delle Agorà del partito, è stato quello dell’ergastolo in Italia. Si tratta di una questione delicatissima, sollevata con il sopraggiungere dei miliardi di euro del Pnrr, cui le mafie si stanno sempre più interessando.

Il dibattito ruota attorno al tema dell’ergastolo ostativo, quello da cui nessun mafioso poteva uscire se non collaborando a pieno con la giustizia. Ma ad aprile scorso la Corte Costituzionale l’aveva ritenuto un automatismo incostituzionale. Dunque, il Parlamento dovrà cambiare legge, ma il termine ultimo scadrà già a maggio 2022.

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Ergastolo in Italia: il dibattito sulla questione

Enrico Letta ha dedicato uno dei suoi dibattiti democratici alla mafia, affidandolo a Piero Grasso, senatore Leu ed ex presidente del Senato. Ad intervenire sulla questione ergastolo ostativo sono stati Rosy Bindi, Franco Roberti, ma anche Ugo De Siervo e Anna Rossomando. Sul tavolo si è posta la necessità di giungere a un’intesa. Letta e Grasso sono arrivati ad un punto comune: la legge va fatta e la coesione di sinistra è fondamentale per raggiungerla.

Come ha sottolineato il presidente del tribunale di Palermo Antonio Balsamo, «è paradossale il rischio di demolire un impianto voluto da Falcone proprio nei giorni in cui ricorrerà l’anniversario della strage».

La preoccupazione di Rosy Bindi, ex presidente della commissione parlamentare Antimafia, è che «la mafia è un fenomeno eccezionale e questo l’Europa non lo comprende». Secondo Bindi è necessario imporre dei paletti e valutare il percorso del detenuto, della sua famiglia e dell’organizzazione a cui appartiene. Certo è che l’articolo 4bis dell’ordinamento penitenziario, che garantisce vari permessi ai collaboratori di giustizia, non può rimanere così come è diventato.

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Questione ergastolo ostativo in Italia: possibile un buon risultato

Piero Grasso ha voluto sottolineare che «la collaborazione è fondamentale per fare giustizia e ricercare la verità».  Ma la Consulta dice che essere pentiti non può essere la sola via per ottenere i benefici. Dunque, secondo Grasso spetta al detenuto dimostrare di non avere più niente a che fare con la mafia.

Ma Franco Roberti non è d’accordo: la conferma, per lui, deve arrivare dal percorso carcerario e dai magistrati. In entrambi i casi, come afferma Grasso, «il rischio è chiaro: non costruire un sistema sufficientemente rigoroso che possa riportare fuori dal carcere mafiosi come i Graviano».

La questione è molto complessa e sembrano profilarsi grandi ostacoli sul cammino. Ma per molti un buon risultato è possibile. Non si può correre il rischio di tornare a compromettere la pace sociale ed economica che si è instaurata nel nostro Paese.

Le parole di Bergoglio e Moro

Il dibattito si è concluso con le parole di Franco Corleone, Garante dei detenuti del Friuli, che ha voluto ricordare due riflessioni importanti di Papa Francesco e di Aldo Moro. Il primo dice: «L’ergastolo è il problema, non la soluzione».

Moro invece affermava: «L’ergastolo, privo di ogni speranza, prospettive, sollecitazione al pentimento e ritrovamento del soggetto, appare crudele e disumano non meno della pena di morte».

 

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Editor: Susanna Bosio

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