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Giovanni Schubert ucciso da Matteo Chigorno

L’omicido del titolare della galleria d’arte "Borgogna" sarebbe stato dettato da motivi d’affari

Giovanni Schubert, 76 anni, titolare della galleria d’arte "Borgogna" di via Visconti di Modrone, è stato ucciso e gettato nel Naviglio pavese all’altezza di Rozzano. La sua scomparsa era stata denunciata ieri mattina dal genero. Matteo Chigorno, 36 anni, trattenuto in Questura, ha confessato l’omicidio e indicato agli agenti il luogo dove trovare il corpo del gallerista.
Secondo le prime informazioni, il delitto sarebbe avvenuto per motivi di interesse. Entrambi si occupavano d’arte, e Chigorno aveva imparato il mestiere proprio da Schubert. Negli ultimi tempi, tra i due erano sorti dei contrasti: il giovane pretendeva più soldi per una questione di affari, e per questo è arrivato all’omicidio. "E pensare -racconta al Corriere della Sera Costanza Schubert, figlia del gallerista- che mio padre lo considerava un figlioccio…"

Grande appassionato d’arte contemporanea, Schubert nel 1967 apre la galleria in via Borgogna, due passi da San Babila, cuore di Milano, per poi spostarsi nel 1989 in via Visconti di Modrone. Negli anni aveva avuto a che fare con artisti del calibro di Lucio Fontana, Mimmo Rotella, Luciano Fabro, Alighiero Boetti, Giulio Paolini, e la sua galleria è stata la prima a portare in Italia Joseph Beuys. Una vita tranquilla, anche se attraversata da qualche vicissitudine giudiziaria, come quando nel 2005 finì agli arresti domiciliari insieme a due colleghi romani. Accusato di aver trattato dei falsi Schifano, verrà prosciolto due anni dopo. Alla fine degli anni ’90, prende in affari Chigorno, rampollo di una ottima e agiata famiglia: un rapporto più che professionale, quasi da padre e figlio. Dopo aver fatto il direttore di «Arte Borgogna», il giovane si mette in proprio e nel 2008 apre «Arte2 Gallery», specializzandosi in «aerosolart» e «street art», forme espressive estremamente contemporanee. Gli affari però non vanno bene e lui è costretto a chiudere. Mantiene comunque il rapporto professionale con Schubert, per il quale continua a comprare e vendere quadri. Ed è in questo contesto che è maturato il pretesto dell’omicidio.

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