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Cinema

Hunger Games 3 – Il canto della rivolta, parte I: la recensione

Arriva oggi nei cinema “Hunger Games 3 – Il canto della rivolta – parte I”, uno dei titoli più attesi di questa stagione.

Come sappiamo, ci troviamo in un futuro utopico dove la popolazione  della terra è soggiogata ai voleri del despota Snow. In questo nuovo capitolo della saga Katniss è, quindi, di nuovo in guerra: tante le verità scomode e inaspettate che la attendono, anche su quel Distretto 13 e sul presidente Alma Coin (Julianne Moore).

L’eroina tutta arco e frecce viene ingaggiata per diventare il simbolo della propaganda: questo è forse l’aspetto più interessante del film, ovvero la riflessione sul ruolo dei media e dell’informazione nel controllare strategie, masse e rivoluzioni.

L’azione non manca: ci sono scene spettacolari e piene di tensione come l’attacco al distretto 8 e 13, e momenti intensi e commoventi come quello in cui Katniss canta la canzone “L’albero degli impiccati”. In generale però tutta la pellicola ha l’aria di un lungo preambolo, che è l’occasione per approfondire la psicologia dei personaggi in attesa di sequenze adrenaliniche e colpi di scena, che di certo saranno la cifra del secondo – e conclusivo – episodio.

Per sapere come andrà a finire bisogna aspettare la seconda parte, ovvero l’ormai vicino 2015. Nel cast anche Philip Seymour Hoffman (è il mentore della comunicazione Plutarch Heavensbee), omaggiato con un “In Loving Memory of Philip Seymour Hoffman”, sui titoli di coda: toccante, di sicuro per la componente più adulta del pubblico in sala.

Le aspettative sugli incassi sono altissime, e siamo sicuri che non deluderanno, visti i precedenti: 862.586.251 i dollari rastrellati da La ragazza di fuoco nel 2013 e quasi 700 milioni quelli raggranellati dal primo episodio, Hunger Games nel 2012.

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