Il triste addio di Ferré all’Italia
La Fondazione omonima ne conserverà la memoria, ma la griffe volerà a Dubai dopo la sfilata di lunedì
In attesa che la vicenda legale connessa alla richiesta di sequestro del marchio avanzata dai commissari compia il proprio iter, la Gianfranco Ferré sta per salutare malinconicamente l’Italia. Dopo la sfilata in programma lunedì nella storica sede di via Pontaccio (sotto sfratto), nelle settimane successive ciò che resta dell’attività imprenditoriale legata al nome del grande stilista milanese prenderà la volta di Dubai, dove ha sede il quartier generale della famiglia Sankari, che ha rilevato il marchio nel febbraio del 2011 dal fallimento IT Holding.
Ben diverso era apparso allora il futuro della maison, ma nei mesi seguenti – pur senza prese di posizione ufficiali – è apparso via via sempre più chiaro che i nuovi proprietari (già distributori di Ferré nei Paesi mediorientali) non avevano alcuna intenzione di rilanciare il brand nell’alto di gamma, dove l’aveva collocato il suo creatore.
A presidiare la memoria di Ferré in Italia rimarrà la Fondazione che porta il suo nome, presieduta dal fratello Alberto, che sta trattando con Sankari il destino di parte del prezioso archivio dello stilista. L’abbandono della sede di via Pontaccio – che segue la chiusura di tutte le boutique, ultima quella di via Della Spiga – sarebbe compensata appunto dalla possibilità di mantenere unito l’heritage dell’“l’architetto della moda”.
C’è da augurasi che l’opera di uno dei maggiori stilisti che l’Italia ha avuto negli ultimi 40 anni possa essere approfondita da studiosi di tutto il mondo, nella città che lo ha ospitato, ma il futuro di un brand tanto prestigioso non poteva che rimanere in Italia, non solo per rispetto di chi ha profuso tante energie e impegno nel mantenerlo in vita, ma anche per conservare un patrimonio di conoscenze e “saper fare” che è destinato a perdersi per sempre nelle sabbie degli Emirati.
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