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Moda

La cravatta, accessorio ma anche di più. Dove nasce? Scoprilo sulla FashionApp

La cravatta, simbolo dell’eleganza maschile occidentale, è tanto amata quanto odiata. Ma qual è la sua storia? Qui un’anticipazione.

Un mandarino della Cina pre-Mao, al suo ritorno da un viaggio in Occidente, disse agli amici: “Gli europei sono tutti uguali, nei vestiti, nei volti. Se non fosse per la cravatta che portano al collo, non si riuscirebbe a distinguerli”. Petrolini, re incontrastato e insuperato dei cafè chantant, cantava: “La cravatta è quella cosa distintiva delle classi: fra i tumulti ed i fracassi riconosci il loro partito”. Sono secoli che la cravatta, tra alti e bassi (il finire degli anni ’90 è stato un periodo di vacche magre per i produttori di cravatte), tiene banco.

Il primo accessorio del guardaroba maschile che le assomigli risale al III secolo avanti Cristo: portavano una sorta di cravatta le armate imperiali di Huang-Ti, sovrano del Celeste Impero. Progenitore della cravatta poteva essere, nella Roma di Augusto, il focale. Freddoloso e malaticcio, l’imperatore lo usava, ma solo in privato perché l’uomo romano, come scriveva Quintiliano, non poteva mostrare segni di debolezza fisica e quel focale, più che l’eleganza, garantiva il calduccio. Era quasi una sciarpa per tonsilliti, per raucedini e guai a sfoggiarla in pubblico perché “solo la cattiva salute può scusare le fasce per le gambe, i fazzoletti da collo, e i copri orecchie”. Il focale era di lana e, oltre ai malati, era concesso agli oratori per proteggere le corde vocali. Il collo nudo, scoperto, come segno di potenza e virilità, era un comandamento dell’antica Roma e tale rimase per centinaia d’anni. Bisogna fare un salto di secoli per trovare qualcosa di simile al focale, ma all’insegna dell’eleganza e non della funzionalità o della prevenzione sanitaria.

Alla metà del XVII secolo, la moda delle parrucche lunghe e ricciolute archivia quella dei colli enormi che sormontavano le camicie degli uomini di corte, degli aristocratici. C’è bisogno di qualcosa che finisca la camicia, la impreziosisca. Lo capisce il Re Sole tanto che si racconta spendesse piccole fortune per le sue cravatte di merletto. Ma non si chiamavano ancora cravatte. Tiravano al plastron.

Pionieri della cravatta vera e propria furono gli ufficiali e i fantaccini di un reggimento di cavalleria leggera che giunse in Francia verso il 1660, come truppa mercenaria per la Guerra dei Trent’anni. Era formato da croati, arruolati in Bosnia. La loro divisa prevedeva un girocollo di mussolina, di seta o di tessuto andante, secondo i gradi. Le estremità penzolavano sul petto e finivano con un fiocco, una nappa, una rosetta. Questo punto di colore annodato al collo prese il nome di croatta e, in seguito, per alterazione, di cravatta. Luigi XV istituì persino la carica di porta cravatte. Sul finire del XVII secolo, la moda della cravatta di merletto, cioè di quella specie di tovagliolo ricamato che scende sul petto, è in calando…

 

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