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La gioventù di Diego Armando Maradona: a lui dedicato lo stadio di Napoli

La gioventù di Diego Armando Maradona: a lui dedicato lo stadio di Napoli

Come nasce un mito? Quali difficoltà ha affrontato il calciatore più forte di sempre? Come Maradona è diventato Maradona? Mam-e.it lo racconta. La gioventù di Diego Armando Maradona: a lui dedicato lo stadio di Napoli.

La gioventù di Diego Armando Maradona: a lui dedicato lo stadio di Napoli. Ma partiamo dalla cultura del Barrio

“Il mio primo sogno è giocare il mondiale con l’Argentina e il secondo.. è vincerlo”

Così disse Diego Armando Maradona, un ragazzino di appena 8 anni intervistato in un campetto polveroso del Barrio argentino di Buenos Aires, la capitale dove diventerà un’icona laica e sempre vivente. Infatti lontano dalla città e dai campi da polo, si estendono misere baraccopoli: in uno di questi ghetti il 30 ottobre 1960 nasce Diego Armando Maradona. E non è possibile comprendere la sua figura se non si è visitato il Barrio di Villa Fiorito, il più degradato della periferia argentina. Un mondo a sé, con regole proprie, alienante rispetto al resto della società.

Il padre lavora in un’azienda agricola, ma fin dall’inizio fa di tutto per incoraggiare l’evidente talento calcistico del figlio. Ed è da qui che inizia la sua storia: una storia di riscatto sociale, sacrifici e vittorie. Nel Barrio la vita era assai difficile: Diego viveva in una baracca insieme ai genitori e ai sette fratelli, stretti sotto le lamiere ed il cibo era un problema frequente. Due furono gli eventi che lo segnarono profondamente.

Il primo, quando il padre un giorno tornò da lavoro: il cibo non era sufficiente e lui, pur di non far digiunare i figli, non mangiò. E Diego, per tutta la notte, sentì il padre soffrire la fame in silenzio e con gran dignità. Il secondo lo vede protagonista diretto. Vicino Villa Fiorito c’era un macellaio, dove Diego si “guadagnava” la carne: ogni 10 palleggi otteneva1 fetta di carne. Ovviamente la carne era o scaduta, o invenduta.. ed ovviamente la palla non cadeva mai.

Poi, un giorno, la svolta. Un telecronista passò di sfuggita per Villa Fiorito e vide un ragazzino, esile e pieno di ricci, palleggiare con eleganza disarmante in un campo polveroso, suo habitat naturale. Si fermò, come ipnotizzato da quel sali-scendi del pallone che ogni volta baciava il suo mancino, e decise di intervistarlo. La voce girò in fretta, e Diego ebbe l’opportunità della vita.

L’inizio della Leggenda

In cambio della promessa di andare a scuola, a Diego fu concesso di giocare nella formazione dell’Argentinos Juniors, un modesto club di Buenos Aires. Occasione irripetibile per sfuggire alla miseria, grazie soprattutto a Francisco Cornejo (colui che scoprì D10S), offrendogli tutte le cure del caso: essendo esile, Maradona venne sottoposto ad una cura ricostituente per favorirne lo sviluppo fisico. 1976. A soli 15 anni Maradona esordisce in prima squadra perché troppo bravo per i coetanei. Juan Carlos Montes, allenatore dell’Argentinos Junior in quell’anno, dirà:

“Mi ricordo che gli dissi: Diego, appena prendi la palla, prova a fare un tunnel. Così fece. E tutti capimmo quanto fosse bravo”.

Con l’Argentinos Maradona gioca 166 partite. A 19 anni ha già segnato 100 gol, straordinario in un club modesto e senza campioni che proprio grazie a lui arrivò secondo in classifica quell’anno. Due anni dopo, 1978, fu escluso dai mondiali perché troppo giovane, mancando la trasferta che consegnerà all’Albiceleste il primo titolo mondiale.

La goiventù di Diego Armando Maradona
La gioventù di Diego Armando Maradona: qui in azione ai tempi dell’Argentinos Junior

1980. Maradona decide di passare al Boca Junior, il club argentino più importante, nonché squadra di un quartiere operaio a ridosso del porto vecchio. Il suo arrivo scatenò emozione, al punto che il giorno del suo debutto lo stadio era pieno tre ore prima dell’inizio del match.

Da qui la notorietà a livello mondiale, i gol, le magie. E poi il Barcellona, il Napoli, la Nazionale. Da qui, l’inizio della Leggenda.

 

Lo Stadio di Napoli si chiamerà “Diego Armando Maradona”

La giunta comunale di Napoli ha approvato, in data 4 dicembre 2020, la delibera con la quale lo stadio San Paolo verrà intitolato a Diego Armando Maradona: su proposta del sindaco Luigi de Magistris,  e firmata da tutta la Giunta comunale, si sancisce il cambio della denominazione all’indomani della morte del Pibe de Oroscomparso lo scorso 25 novembre. Ora manca solo l’autorizzazione del prefetto, così come previsto dalla legge del 1927 per la deroga alla norma che vieta l’intitolazione di luoghi pubblici a persone decedute da meno di 10 anni.

Nell’atto ufficiale Maradona viene ricordato come il più grande calciatore di tutti i tempi, i cui meriti sportivi sono stati riconosciuti con la nomina ad ambasciatore della Fifa, e che con il suo immenso talento ha onorato per 7 anni la maglia della squadra del Napoli.

 

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