Dizionario Arte

Laocoonte

laooconte

Laocoonte. Antico gruppo scultoreo in marmo (Musei Vaticani), che rappresenta il sacerdote Laocoonte e i due figli stritolati a morte dai serpenti.

Così puniti da Poseidone per aver avvisato i troiani della pericolosità del cavallo di legno donato dai greci; l’episodio è narrato da Virgilio nell’Eneide, II 199-231.

Solitamente l’opera è datata II o I secolo a.C. oppure I secolo d.C., anche se si è discusso a lungo sul fatto che si tratti di un’opera originale *ellenistica o di una copia romana.

Plinio dichiara che la statua  collocata nel palazzo romano dell’imperatore Tito e sostiene che f Agesandros, Polydoros e Athenodoros di Rodi,la scolpirono descrivendola come “un’opera che deve essere preferita a tutte quelle prodotte dalla pittura e dalla scultura”.

Questo elogio risuonò a lungo dopo la scomparsa del gruppo scultoreo, e nel 1506 la sua spettacolare scoperta in una vigna di Roma produsse un’impressione travolgente, soprattutto su Michelangelo, che corse immediatamente a vederla.

La sua influenza liberatoria

La sua influenza liberatoria nella rappresentazione delle emozioni continuò  importante per la scultura *barocca, e sino al XIX secolo ritenuta (insieme all’ *Apollo del Belvedere e al *Apollo del Belvedere ) come una delle più splendide opere dell’antichità (tanto che nel 1530 circa Tiziano ironizzò su tale adorazione creando una xilografia dove le figure umane erano trasformate in scimmie).

L’opera acquistò un nuovo significato estetico grazie a Winckelmann, che la interpretò come un supremo simbolo della dignità morale dell’eroe tragico e come l’esempio più completo di quella “nobile semplicità e quieta grandezza” che lui riteneva l’essenza stessa dell’arte greca nonché la chiave della vera bellezza.

Nel 1766 Lessing scelse Laocoonte come titolo del libro nel quale confutava le teorie di Winckelmann.

La statua del Laocoonte

La statua del Laocoonte uno dei grandi trofei che Napoleone portò via dall’Italia e rimase a Parigi dal 1798 al 1815.

Restaurata molte volte dal suo ritrovamento, ma negli anni Cinquanta del Novecento eseguirono un restauro radicale che ricollocò l’originale braccio destro del sacerdote nella posizione corretta, dietro la testa.

Anche se non è più considerata come uno dei supremi capolavori mondiali, non è discesa nella stima generale quanto altre opere in marmo un tempo riverite; continua ad avere un grande potere sull’immaginazione collettiva e la descrivono in quasi tutte le storie generali dell’arte.

La conoscenza del Laocoonte

La conoscenza del Laocoonte rivoluzionata nel 1957 da una delle più spettacolari scoperte archeologiche del XX secolo, quando numerosi gruppi di figure in marmo rappresentanti episodi dell’Odissea di Omero furono ritrovati a Sperlonga (l’antica Spelunca), vicino a Napoli; i nomi di Agesandros, Polydoros e Athenodoros erano incisi su uno dei gruppi (ora nel museo di Sperlonga), molto simile nello stile al Laocoonte.

La grotta nella quale ritrovarono le sculture   usata coma sala per banchetti dall’imperatore Tiberio (che regnò dal 14 al 37 d.C.), un’altra prova che le colloca nel I secolo d.C., perciò tale data trova oggi il favore degli archeologici classici anche per il Laocoonte.

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