Rock

Ligabue

Ligabue. Milano, 8 luglio – Parlano tutti di crisi della musica, anche dal vivo, ma Ligabue ha fatto il pieno a San Siro, venerdì e sabato scorsi.

 

Ligabue. Milano, 8 luglio – Parlano tutti di crisi della musica, anche dal vivo, ma Ligabue ha fatto il pieno a San Siro, venerdì e sabato scorsi. Ha fatto il pieno e ha entusiasmato il suo popolo, che aveva voglia di quelle canzoni e di quell’atmosfera lì, festa e partecipazione. C’è un gran feeling di questi tempi fra Ligabue la sua tribù, forse più che in passato. L’ultimo album ha confermato il patto sottoscritto tanti anni fa, là dove Miss Mondo, alla fine degli anni Novanta, era sembrato a molti una deviazione eccentrica e un po’ così.

Il popolo chiede rock classico e tirato

Il popolo chiede rock classico e tirato, canzoni forti e facili da urlare; e Ligabue non si tira indietro, a costo forse di rinunciare a qualcosa delle sue fantasie e curiosità. Luciano aveva ipotizzato uno show bello ma essenziale, e il modello era parso quello degli ultimi U2: minimalismo con un tocco appena di glamour. In realtà lo spettacolo è un po’ più luccicante di come si poteva immaginare; con un palco enorme disposto sul lato lungo di San Siro, cinque stuoie curve alle spalle che si accendono con giochi di luce e alcune gru che si alzano e abbassano come in un remake di The Wall, e sembrano gigantesche lampade da tavolo.

Uno schermo grande ma non ingombrante rilancia le immagini

Uno schermo grande ma non ingombrante rilancia le immagini di quello che accade in scena più qualche video montato per l’occasione, e parole-chiave, slogan. Effetti speciali qua e là: coriandoli di carta trasparente che zampillano come una fontana sul pubblico o piccoli fuochi d’artificio che eruttano d’improvviso. Anche qui, siamo nel tipico: un concerto rock come uno se lo immagina. La musica ruggisce forte per due ore più i bis, con un largo giro che parte dalle canzoni dell’ultimo album (eseguite per buona parte, diciamo due terzi) e muove indietro verso i temi del passato: pagine straconosciute e inevitabili comeLove Is Here. (riccardo bertoncelli) ma anche Vivo morto o X, anche Libera nos a malo o A che ora è la fine del mondo. Roby Pellati ha appena fatto il tagliando ai polsi e tiene forte il ritmo, anche quando Ligabue gli chiede una variazione inventandosi un disco medley che coinvolge (stravolge) L’odore del sesso e Piccola stella senza cielo.

Capitan Poggipollini è invasato come sempre e non gli sembra vero

Capitan Poggipollini è invasato come sempre e non gli sembra vero di avere tanto spazio per i suoi ricami psico-hard. Fabrizio Simoncioni ha l’aria di divertirsi; le sue tastiere sono un colore di complemento, arricchito con qualche sibilante effetto elettronico che forse non tutti colgono nel ribollire di San Siro. Ah, ecco, da non dimenticare: un’acustica non proprio perfetta, la voce che ogni tanto arriva smangiata, anche se ci pensano i fans con i loro cori a sistemare il quadro. Poche le ballads, ma di effetto: come Ho messo via, che un Ligabue commosso a un certo punto ha dedicato alla memoria di suo padre Giovanni, morto nei mesi scorsi. «Un omino che mi ripeteva sempre che i musicisti sono morti di fame ma che poi finì per regalarmi una chitarra, la mia prima chitarra». Nessun brano è stato così intenso e toccante; neanche Viva, Non è tempo per noi e Una vita da mediano, il siparietto semi-acustico che il Ligabue a un certo punto ha ambientato in una suggestiva cornice, facendosi portare da una lunghissima gru-ponte in mezzo ai fan e dialogando poi con i suoi musicisti dispersi anch’essi tra la folla del prato. Lo show adesso va in giro per l’Italia con tredici date in grandi spazi: il 15 luglio all’Olimpico di Roma, poi Santa Lucia di Piave (Tv, il 20), Perugia (il 24) e Palermo (il 28).

Il primo agosto Ligabue sarà a Cagliari,

Il primo agosto Ligabue sarà a Cagliari, il 3 a Sassari, il 6 a Pescara, l’8 a Lecce e il 10 a Rimini. A settembre infine il tour toccherà Cosenza (il 6), Firenze (il 10), Reggio Emilia (il 12) e Napoli (il 14), per concludersi a Verona il 18. E in autunno c’è l’idea (per ora solo un’idea) di inventarsi un «second leg» tutto diverso, uno spettacolo più quieto e acustico nei teatri. Sarebbe una bella cosa, il Liga è fra i pochi artisti italiani a saper fare bene una cosa e l’altra. Da non dimenticare gli artisti che si sono esibiti prima di Ligabue, in un lungo e interessante pomeriggio di rock. Prima Alex Lloyd, cantautore australiano ancora un po’ acerbo ma promettente; poi i gloriosi Alarm, la meglio quercia del rock gallese; infine gli Starsailor, che han confermato anche dal vivo le buone impressioni suscitate l’anno scorso dal loro album d’esordio, il malinconico, voluttuoso Love Is Here. (riccardo bertoncelli) Hai assistito a uno dei due concerti milanesi? Raccontaci il «tuo» Ligabue partecipando al forum

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