Nicolas Poussin
Dizionario Arte

POUSSIN, NICOLAS. PITTORE E DISEGNATORE FRANCESE

Nicolas Poussin

Poussin, Nicolas. Pittore e disegnatore francese, attivo soprattutto a Roma. Sebbene abbia trascorso la maggior parte della sua carriera in Italia, è considerato non solo come il più grande pittore francese del XVII secolo, ma anche come il principale esponente della tradizione *classica nella pittura francese.

Il suo primo interesse per l’arte gli fu trasmesso dalla visita di Quentin Varin (1570-1634). Un mediocre pittore tardo- *manierista, venuto nel suo paese, Les Andelys, nel 1611-12 per realizzare una commissione ecclesiastica.

Poco dopo Poussin si trasferì a Parigi, dove probabilmente trascorse la maggior parte del tempo fino alla sua partenza per Roma nel 1623. Questi ultimi anni sono scarsamente documentati e potrebbe aver viaggiato molto in Francia.

Le uniche opere di questo periodo

Le uniche opere di questo periodo che ci sono pervenute sono una serie di disegni mitologici (1622-23, Royal Library, Windsor Castle) commissionati dal poeta italiano Giovanni Battista Marino, che visse nello stesso periodo a Parigi.

Incoraggiato da Marino, Poussin si trasferì a Roma (aveva già fatto due tentativi senza successo di raggiungere Roma), dove arrivò nel marzo 1624. Tranne una breve parentesi a Parigi tra il 1640 e il 1642, visse a Roma per il resto della vita. La sua arte fu largamente influenzata dalle tradizioni culturali della sua città d’adozione.

A Roma inizialmente Poussin

A Roma inizialmente Nicolas Poussin affrontò molte avversità. L’influenza di Marino gli fece conoscere il cardinale Francesco Barberini. Per costui dipinse La morte di Germanico (1626-28, Minneapolis Institute of Arts), considerato generalmente il suo capolavoro. Il segretario del cardinale, Cassiano dal Pozzo (1588-1657), divenne il più importante mecenate di Poussin a Roma.

Non era particolarmente ricco, ma possedeva una grande collezione di stampe e disegni legati alla sua passione per le antichità. Poussin assorbì una gran quantità di spunti da questo “museo di carta”, come lo chiamava Pozzo.

Nel mondo antico trovò

Nel mondo antico trovò una guida non solo morale ma anche stilistica -Reynolds lo descrisse come un uomo che aveva “una mente modellata duemila anni indietro, come fosse naturalizzato nell’antichità”.

In un tale clima il suo stile

In un tale clima il suo stile cominciò a perdere l’iniziale tendenza all’allungamento manierista. Divenne più classico, ma per un periodo lo influenzò anche dal dinamico stile barocco che stava emergendo in quegli anni.

Questo è evidente nell’unica opera che dipinse per un luogo pubblico a Roma, la pala d’altare del Martirio di sant’Erasmo, commissionato dal cardinale Barberini per San Pietro (1628-29, Pinacoteca Vaticana).

La sua opera più originale di questo periodo è l’Ispirazione del poeta (1628 ca, Louvre, Parigi), classico nel disegno ma veneziano nella ricca colorazione.

Verso il 1629 Poussin si ammalò

Verso il 1629 Nicolas Poussin si ammalò gravemente (Passeri dice che  una malattia venerea lo colpì) e  la famiglia di Jacques Dughet lo curò, un cuoco francese che lavorava a Roma, di cui sposò la figlia nel 1630. La malattia coincise con un cambio di direzione nella sua arte.

La sua pala d’altare per San Pietro venne accolta freddamente e nel 1630 Nicolas Poussin provò senza successo ad aggiudicarsi la commissione per un affresco presso San Luigi dei Francesi, la chiesa francese di Roma.

Pare che questi fallimenti l’abbiano convinto che il suo talento non era riservato a un vasto pubblico e da allora si dedicò a quadri di piccole dimensioni per una clientela privata i cui interessi erano simili ai suoi (alcuni di questi erano infatti suoi amici).

Nei primi anni Trenta del Seicento

Nei primi anni Trenta del Seicento si specializzò in soggetti letterari tratti da Ovidio e Tasso, resi con un calore lirico (Rinaldo e Armida, 1630 ca, Dulwich Picture Gallery, Londra). Dipinse anche alcune appassionate scene di baccanali. Dalla metà degli anni Trenta, tuttavia, mise più tensione nella chiarezza del disegno. Abbandonò Tiziano per Raffaello, come principale fonte di ispirazione tra i pittori del rinascimento.

Oltre ai soggetti pagani, dipinse anche temi religiosi. Pare che sia stato capace di riconciliare le credenze cristiane con certe idee filosofiche del mondo antico. In particolare l’ideale stoico della virtuosa serenità d’animo che sostiene il saggio in tutte le avversità. Trascorse una vita semplice e tranquilla nonostante il crescente successo e sebbene in gioventù fosse stato una testa calda, giunse a credere che “la pace e la tranquillità della mente sono beni senza pari”.

Dai tardi anni Trenta del Seicento

Dai tardi anni Trenta del Seicento Nicolas Poussin godette di una grande reputazione in Francia quanto in Italia. Nel 1640, riluttante, acconsentì a lavorare presso Luigi XIII a Parigi. Gli ordinarono di sovrintendere alla decorazione della Grande Galerie del Louvre (lavoro completamente estraneo al suo temperamento), di dipingere pale d’altare e di disegnare frontespizi per le edizioni reali. Il suo soggiorno venne rovinato dalla gelosia e dagli intrighi. Così, nel settembre del 1642, Poussin fece ritorno a Roma -apparentemente con il proposito di riunirsi con la moglie- ma in realtà senza alcuna intenzione di tornare a Parigi.

Fortunatamente per lui, sia il re che il suo primo ministro, il cardinale Richelieu, morirono entro pochi mesi dalla sua partenza e nessuno lo forzò a tornare in Francia per completare i lavori in sospeso.

Anche se il soggiorno nella capitale francese

Anche se il soggiorno nella capitale francese fu piuttosto infelice, ebbe un effetto positivo nel fare conoscere il suo lavoro a Parigi e da quel momento Nicolas Poussin lavorò più per clienti francesi che italiani. Il più importante fu Paul Fréart de Chantelou, un funzionario statale.

Non solo Poussin dipinse per lui alcuni dei suoi quadri più belli, ma tenne con lui una lunga corrispondenza, rivelando molto del suo profondamente meditato approccio all’arte. Chiarezza e razionalità furono le qualità che cercò sopra tutte. Nel 1642 disse a Chantelou:

“La mia natura mi costringe a cercare e ad amare le cose ben ordinate e a fuggire la confusione, che è assolutamente la mia antitesi e il mio nemico come la luce lo è delle tenebre”.

Il suo procedimento di lavoro

Il suo procedimento di lavoro era adeguatamente metodico, perciò non solo realizzava numerosi disegni preparatori, ma usò anche modelli di cera in una specie di ambientazione in miniatura (come Tintoretto prima di lui) in modo da poter studiare con molta calma la composizione e la luce. Preferiva lavorare in solitudine e -a differenza della maggior parte degli artisti del tempo -non impiegò mai assistenti.

Durante gli anni Quaranta del Seicento l’opera di Poussin raggiunse un picco di grandiosità classica, lucidità e armonia. In quel tempo crebbe il suo interesse per il paesaggio. Molti dei suoi dipinti tardi sono ambientati in magnifici scenari all’aria aperta in cui gli elementi naturali sono trattati con lo stesso senso dell’ordine che caratterizzava gli esseri umani. Alberi e montagne si trasformano in forme dalla chiarezza quasi geometrica.

Queste caratteristiche sono magnificamente esemplificate in due grandi opere del 1648 che illustrano la morte di Focione, un racconto stoico della storia greca (Earl of Plymouth Collection, in prestito al National Museum and Gallery, Cardiff; e Walzer Art Gallery, Liverpool). Insieme alle opere dell’amico Lorrain e del genero Dughet, i dipinti di Poussin che appartengono a questo filone costituirono le basi per il paesaggio ideale dei due secoli successivi.

Negli anni Cinquanta lo stile di Poussin

Negli anni Cinquanta lo stile di Poussin cambiò ancora, impregnandosi di sentimento mistico. Le sue figure raggiungono a volte un grandiosità sovrumana e un distacco marmoreo (Sacra famiglia, 1655 ca, Ermitage, San Pietroburgo). I suoi paesaggi acquistano un nuovo splendore selvaggio, suggerendo un certo timore reverenziale per la fecondità e la potenza della natura. Il colore possiede una qualità argentea e spirituale. Le ultime opere che completò furono quattro quadri appartenenti a una serie dedicata alle Stagioni (1660-64, Louvre).

A quel tempo era diventato quasi un eremita, ma ciò nonostante fu venerato come uno dei più grandi artisti della sua epoca.Dopo la morte di Poussin, il suo approccio razionale e idealistico ne fece la personificazione dei principi dell’Académie Royale (vedi accademia), fondata nel 1648, ma durante gli anni Settanta del Seicento la sua autorità fu messa in discussione in un continuo dibattito tra chi credeva nel primato del disegno (vedi disegno) in pittura (Poussinistes) e quelli che -ispirati da Rubens -enfatizzavano l’importanza del colore (Rubénistes).

Anche se all’epoca prevalsero i Rubénistes

Anche se all’epoca prevalsero i Rubénistes, Poussin continuò a rappresentare la maggiore ispirazione per gli artisti che si rivolgevano al classicismo fino agli inizi del XIX secolo. Per questo Anthony Blunt lo descrive come

“la chiave dell’evoluzione di tutta l’arte francese”. Durante il periodo *romantico, che metteva l’accento sull’espressione di sé, l’influenza di Poussin subì un declino, ma il suo spirito fu riportato in vita da Cézanne, che dichiarò di voler “fare ancora Poussin, dalla Natura”.

Nascita: Les Andelys 1594;
Morte: Roma 1665

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