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Pretty cozza

Un’anteprima del nuovo romanzo di Bridie Clark

Reduce dal successo riscosso da Quella stronza del mio capo (B.C.Dalai editore, 309 pagine, 17,50 euro), tradotto in diciannove lingue, Bridie Clark torna a far sorridere (e riflettere) con Pretty cozza (B.C.Dalai editore, 303 pagine, 17,00 euro), un nuovo, divertentissimo romanzo che, con perizia di dettagli e un sottile umorismo, racconta la storia di due personaggi caratterialmente molto diversi tra loro, ma accomunati da una lacerante frustrazione e da un desiderio di riscatto che culla le loro vite.

Lucy Jo Ellis, semplice ragazza di paese che arriva a New York spinta dal sogno di diventare una stilista, deve fare i conti con il suo terribile capo Nola, e Wyatt Hayes IV, aristocratico scapolo d’oro della grande mela, annoiato dai party modaioli e da Cornelia, sua superficiale e cinica fidanzata.

Inaspettatamente, i destini dei protagonisti si incroceranno, dimostrando che, forse, la tenacia e la determinazione sono davvero le qualità necessarie per raggiungere dignitosamente gli obiettivi prefissati.

Vi proponiamo un’anteprima di questo satirico cocktail di personaggi e situazioni che l’autrice ha saputo, ancora una volta, delineare con arguzia e sarcasmo.

Lucy Jo era pronta. Aveva letto The Secret. La sua stretta di mano era decisa. Si era allenata a mantenere il contatto visivo. Sapeva esattamente ciò che voleva: un’opportunità in una casa di moda dove non la relegassero ad attaccare cerniere lampo. Anche se era terrorizzata all’idea di mostrare il suo portfolio agli stilisti che sarebbero stati presenti – per non parlare dei biglietti da visita che si era fatta stampare in copisteria e che aveva previsto di distribuire durante il party – sapeva che doveva metterebene in chiaro che, al suo cospetto, Thakoon, Brian Reyes o Rachel Roy sarebbero stati al massimo dei favolosi assistenti.

Lucy si era persino annotata dei possibili argomenti di conversazione su alcuni bigliettini che aveva nascosto nella borsa, in caso di bisogno. Se le fosse capitato di trovarsi di fianco a Margaux Irving, non avrebbe fatto scena muta. Aveva messo lo stesso impegno nella cura del proprio aspetto. Si era comprata la sua prima guaina contenitiva, sperando che la carta di credito riuscisse a coprire i 40 dollari della spesa. Si era spalmata una crema autoabbronzante dall’odore repellente in viso e su tutto il corpo, così ora sembrava avere trascorso il Ringraziamento a St. Barts, invece che sul suo futon a mangiare cibo thai da asporto. Si era arricciata i capelli. Portava il reggiseno imbottito. Si era data tre passate di mascara per far risaltare gli occhi. Si era messa su mani e piedi uno smalto rosa brillante della stessa tonalità del vestito. Be’, poi c’era l’abito, la prova concreta di ciò che lei era in grado di fare con ago, filo e venti dollari.

Lucy Jo si fermò un attimo per rimettersi il rossetto, sistemarsi velocemente i capelli e spruzzarsi generosamente con un campioncino di Chanel che aveva conservato per le occasioni importanti. Infine puntò con decisione al cordone che delimitava l’ingresso.

Giusto un attimo prima che Lucy Jo si inginocchiasse sui gradini ghiacciati per supplicare, la porta d’ingresso si aprì e una lucente chioma rossa attirò il suo sguardo. La testa rossa si voltò, ed era davvero lei, l’assistente di Nola, con l’espressione di una che stava per essere strangolata dal filo di perle nere che portava al collo. Lucy Jo fece un respiro di sollievo. Furono interrotte dalla donna del giorno, Nola Sinclair, che fendeva la folla con la sua solita aria determinata. Lucy Jo rabbrividì.

Perché Clarissa la stava spingendo fuori dalla hall? Lucy Jo smise di chiederselo non appena misero piede nell’enorme Drill Room, la sala principale dell’Armory. Era come entrare in una caverna di ghiaccio abbagliante. I tavolini da cocktail, coperti da immacolate tovaglie di lino e portacandele di cristallo, costellavano i lati della passerella. Enormi peonie bianche di importazione, che sembravano gigantesche palle di neve, erano sistemate un po’ ovunque, e i lampadari art déco scintillavano. Passarono per il backstage, dove una dozzina di modelle scheletriche si contorcevano per entrare nei vestiti, e poi attraverso una doppia porta girevole nella…

Cucina del catering?

«Devi reggere un vassoio con le tartine al caviale e lo champagne. Offrirli agli ospiti. Non devi rimuovere un tumore al cervello.»

«Sono qui per lavorare?»

Lucy Jo era troppo allibita per parlare, troppo sconvolta per protestare. Aveva paura che se avesse cercato di dire qualcosa, le sarebbe sfuggito un singhiozzo. La realtà delle cose la colpì come un pugno. Quanto era stata ridicola a pensare di essere stata invitata per godersi la sfilata! L’avevano assoldata come cameriera, niente di più.

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