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SMS: intervista al cast

Parlano Vincenzo Salemme, Giorgio Panariello, Luisa Ranieri e Lucrezia Lante Della Rovere Vincenzo Salemme

Da cosa nasce questo film che la vede per la settima volta dietro la macchina da presa e, come di consueto, protagonista?

“L’idea mi è venuta dopo uno scambio fortuito di messaggi che una volta mi fece inviare dal mio cellulare un sms alla persona sbagliata dopo aver selezionato per uno slittamento improvviso della barra degli strumenti non il numero giusto ma quello successivo della mia rubrica. Ho scritto così in pochi giorni un soggetto che ho poi sceneggiato con Ugo Chiti, dando vita ad una classica commedia degli equivoci che presenta però personaggi molto veri e parla di famiglie, amicizie, rapporti e di tanti altri eventi che accadono nella nostra quotidianità”.

Qual è il suo personaggio e cosa accade in scena?

“Io interpreto Tommaso, un avvocato sposato da 18 anni, innamoratissimo della moglie Chicca (Lucrezia Lante della Rovere) e legatissimo ai due figli adolescenti: una persona perbene, metodica e prevedibile, ai limiti del noioso, insomma. Una sera mia moglie mi fa capire che aspirerebbe a qualcosa di più bizzarro tra noi da un punto di vista sessuale e mi spinge a comportarmi per gioco come se lei fosse Chiara (Luisa Ranieri), la terza bella e giovane moglie del mio migliore amico Gino (Giorgio Panariello). Quando io per errore finisco col mandare un messaggio passionale alla vera Chiara, la nostra amica anziché indignarsi o riderne prende terribilmente sul serio l’ipotesi di avermi come amante ed allora io dovrò cercare a tutti i costi di evitare le sue avances vivendo però una serie di contrasti: ne sono molto attratto e potrei anche cederle, ma sono ancora innamorato di mia moglie e sono il migliore amico della “vittima designata” e da qui nascono varie esitazioni, ansie ed affanni in un crescendo di equivoci frenetici”.

Si tratta di un film in linea con i suoi film precedenti?

“Direi che per me ha rappresentato un’esperienza piuttosto insolita: la storia è ambientata a Roma e non- come spesso è accaduto- a Napoli, non è tratta da una mia pièce teatrale e non si avvale del collaudato gruppo di attori che da tempo collabora con me in palcoscenico e sul set. In altre occasioni che vedevano in scena il comico e la “spalla” ho fatto spesso il carnefice ma qui invece interpreto un personaggio che “subisce”, come è accaduto recentemente in teatro con “Il bello di papà” il cui protagonista ha gli stessi modi di questo avvocato, che e’ ispirato ad un carissimo amico piuttosto buffo, talmente gentile ed educato da trovarsi spesso in situazioni di disagio. L’assunto di fondo di questa commedia alla Feydeau ma innestata in un contesto moderno (dove per una volta la comicità non è grottesca) è che ognuno di noi ha una maschera e che nella vita nessuno è mai profondamente se stesso”.

Che cosa l’ha portata a scegliere i suoi attori per gli altri ruoli?

“Innanzitutto sono tutti perfetti per i rispettivi personaggi, funzionali alla commedia. Giorgio Panariello mi piace perché ha la verve, la brillantezza e la gigioneria (nel senso buono del termine) giuste da dare al suo Gino: è la prima volta che non interpreta un buono o una vittima, anzi rivela, a differenza del solito, un’insospettabile luce sinistra nello sguardo. Lucrezia Lante della Rovere mi dà la sensazione della tranquillità, è perfetta per incarnare la tipica moglie che ti sta vicino, ti sostiene col sorriso e sdrammatizza tutto, mentre Luisa Ranieri rappresenta invece il fuoco mediterraneo, il calore della passione e della novità. Un’ultima citazione infine per Enrico Brignano che è un commercialista che cede troppo facilmente al fascino femminile, si lascia trasportare dalla passione e perde moglie, figli e casa: per il mio Tommaso rappresenta una sorta di “spauracchio” perchè teme di poter fare la sua stessa fine…”

E’ la prima volta che scrive un suo film con un altro sceneggiatore. Come mai ha
deciso di farlo?

L’idea di questa storia e’ piaciuta a Ugo Chiti per la cattiveria che dà al tutto una certa profondità: mi è servito molto confrontarmi con uno sceneggiatore come lui che è molto padrone della tecnica, mi ha permesso di sentirmi più sereno, senza che mi ritrovassi a seguire il vuoto o la corrente. Con il passare degli anni credo di avere molto migliorato il mio carattere e ultimamente ascolto volentieri i pareri diversi dal mio e mi fa piacere farlo mentre in passato non sapevo mai quanto potevo fidarmi di una persona piuttosto che di un’altra. Ho preso parte anche recentemente a diversi film soltanto come attore -e sono state tutte esperienze formative in cui mi è stato utile vedere lavorare altri registi- ma devo dire che tutti i miei film precedenti da regista, anche nei tentativi poco riusciti, sono stati utili per imparare sul campo, nonostante la fatica e lo stress di dover seguire tutti i processi della lavorazione. Non ho mai una verità predefinita da dimostrare, non farò mai film “definitivi”, preferisco essere operativo costantemente e progredire a poco a poco e infatti dopo aver costruito una storia continuo a cercare di perfezionarla in ogni momento anche quando arrivo sul set. L’obiettivo, insomma, non è il lavoro ma la soddisfazione che il lavoro ti dà e questa idea mi rilassa, contribuisce al mio equilibrio personale..”.


Giorgio Panariello

Da cosa e’ nata questa sua collaborazione con Salemme?

“Vincenzo ed io non avevamo mai lavorato insieme prima di questa occasione, conoscevamo ognuno il lavoro dell’altro in cinema ed in teatro e tra noi c’e’ sempre stata stima reciproca ed avremmo voluto lavorare insieme anche in passato se i nostri impegni l’avessero consentito. Proveniamo entrambi dalla gavetta in palcoscenico e sappiamo capire, quando e’ opportuno fare il comico e quando serve fare solo la “spalla” e cosi’ questa opportunita’ che viene da “SMS” mi ha fatto particolarmente piacere perche’ credo che in qualche modo la comicita’ toscana sia complementare a quella napoletana e che i due modi di far ridere si “sposano” benissimo: basti pensare ad un esempio illuminante come quello di Massimo Troisi e Roberto Benigni in “Non ci resta che piangere”.

Chi e’ l’avvocato Gino che interpreta?

“Dopo Bagnomaria e Al momento giusto di cui ero stato sia protagonista che regista avevo accantonato l’idea della regia per concentrarmi sulla recitazione (avevo preso parte ad esempio a Ti amo in tute le lingue del mondo di Leonardo Pieraccioni) e mi ha fatto molto piacere tornare al cinema con questo film dove a differenza degli altri miei personaggi “perdenti” recito un vincente, un toscano dalla battuta pronta sempre pronto a sdrammatizzare tutto che si contrappone come tipologia all’amico e collega interpretato da Salemme che e’ invece preciso, metodico e paziente”.

Ma il personaggio le somiglia?

“Quando recito cerco di dar vita per sfida e per scommessa a persone molto diverse da me ma questa volta non ho dovuto fingere molto per frenare le mie caratteristiche di estroversione. Come regola del contrappasso rispetto al protagonista il mio Gino si e’gia’ sposato due volte, al momento ha una compagna più giovane bella ed appariscente, deve mantenere due famiglie e non prende troppo seriamente la vita, e’ piu’ disincantato. Nel rapporto con Tommaso-Salemme la comicita’ nasce dai contrasti: i due si conoscono da sempre, hanno studiato insieme e dopo il messaggio inviato per sbaglio a mia moglie lui non vuole tradirmi e intende mantenere l’amicizia ma io mi accorgo che in lui c’e qualcosa di insolito, lo incalzo e divento la sua ossessione, iniziando a seguirlo ed a creargli un problema dietro l’altro. Nel rapporto con la mia donna, invece, sono un po’ “farfallone”, scelgo le compagnie sbagliate e vivo un po’ tra le nuvole, mentre lei vorrebbe un bambino e mettere su famiglia ma io che di famiglie ne ho gia’ avute due non voglio ritrovarmene una terza…”

Che rapporto si e’ creato sul set?

“Mi sono fidato di Vincenzo, dei suoi tempi e delle sue intuizioni. Come regista lui e’ molto più esperto di me che ho diretto solo due commedie e qui ci siamo passati la palla al punto che spesso veniva fuori qualcosa di divertente di comune accordo durante le prove, senza che comunque io interferissi sulle sue decisioni finali. Comunque e’ bello che sia lui a far ridere, il set lo fa il regista se si diverte e se non e’ impaziente e teso e anche uno sbaglio può diventare divertente e creativo. Sono convinto pero’ che sul set siano tutti importanti e che esista una creativita’ comune anche ad esempio con i macchinisti che rappresentano il pubblico vero che decreta subito se una trovata funziona o meno. Preferisco che non ci siano filtri e che venga detto subito quello che si pensa e questo e’ un classico film dove potrebbero esserci tante candid camera, il segreto e’ avere un clima cameratesco e uno stimolo condiviso. Salemme punta di piu’ sugli aspetti della recitazione che sui tempi tecnici, e se io come comico sono portato a strafare e’ giusto che ci sia qualcuno a fare da freno, puntando sul fatto che al cinema contano piu’ gli sguardi che l’estroversione sfrenata del palcoscenico. Ricordo che quando ho recitato in teatro “Il borghese gentiluomo” ero portato ad accentuare la mimica ed a “portare” la voce per essere visto ed ascoltato anche nelle ultime file, ma quando poco dopo ho recitato un ruolo drammatico in una miniserie tv con Sabrina Ferilli e’ stato difficile tornare ad usare la discrezione e “sottrarre” la gestualita’…”

Quali sono i suoi progetti più ’immediati per quanto riguarda il cinema?

“Mi piace alternare, cerco sempre di non essere troppo etichettato e di variare, tento di fare cose diverse lavorando su me stesso, “pizzicando” corde diverse che appartengono pero’ad una stessa chitarra.. Il sogno a cui aspiro di piu’ e’ recitare in uno di quei film tipo Miss Doubtfire o Tootsie in grado di far divertire ma anche di commuovere: sto cercando gli sceneggiatori ed un regista giusti ma non ho fretta, per ora c’e’ solo qualche spunto ma l’importante e’ che al momento giusto venga fuori una storia che sia adeguata per il grande cinema”.


Lucrezia Lante della Rovere

Qual è il personaggio che interpreta e cosa le accade in scena?

“Nel nostro film io sono Chicca, madre di due figli adolescenti – un sedicenne ed un quattordicenne alle prese con i loro problemi sentimentali legati all’età – e moglie del protagonista Tommaso, un uomo che le fa simpatia perché è goffo, maldestro e spesso fuori luogo, il quale si ritrova per sbaglio a mandare un “messaggino” telefonico non – come crede – a me ma alla moglie del suo migliore amico, con tutta la serie di malintesi che ne conseguono. E’una donna che lavora in una libreria, sembra che giochi di rimessa e che guardi un po’ il mondo a dovuta distanza con un occhio sornione, disincantato e tenero: in realtà ha imparato a vivere, ha capito come si campa, vede le cose con dolce distacco, non si fa incastrare dai problemi della vita, ha un sano egoismo che la fa andare avanti”.

Come reagisce Chicca al colossale equivoco?

“La comicità della storia è dovuta al fatto che lei è inconsapevole e ignara di tutto: vedendo il marito distratto e soprappensiero gioca a provocarlo chiedendogli se le nasconde qualcosa, quasi per ravvivare il loro rapporto di coppia comunque consolidato. Fondamentalmente pero’ è una donna borghese alla quale piace conservare il suo status e l’idea di tenersi stretto suo marito perché vuole mantenere alto il proprio livello di vita”.

Che rapporto si è creato sul set con Salemme?

“Vincenzo è molto simpatico, mi è piaciuta molto la sua voglia di improvvisare costantemente e di cambiare il testo senza essere troppo legato al copione, lui si diverte sempre molto a cambiare le regole e a smontarle, mi sono sentita in buone mani e mi sentivo rassicurata dal fatto che lui anche se sembrava che giocasse avesse in realta’ sempre ben chiaro in mente quello che voleva. Si sente che Salemme viene dal teatro, gli piacciono gli attori, li rispetta e li vuole fare giocare con lui: oltre ad essere un interprete dai tempi straordinari è buffo e fa molto ridere e in diversi momenti è stato molto difficile per me non scoppiare a ridere durante una ripresa ma per fortuna spesso si trattava di scene in cui una risata ci stava bene, perché una moglie con un marito così non puo’ non diverirsi.Forse era la prima volta che recitavo con un comico puro, all’inizio mi veniva spontaneo cercare di fare la comica a mia volta ma poi ho capito che quando si recita funzionano gli opposti e i contrasti e si deve giocare di rimessa: giocando con lui gli porgevo continuamente le palline per le sue “schiacciate” ma arrivati al match point, allo
smash definitivo la palla l’ho lanciata molto lontano..”

Si è sentita a suo agio con i tempi della commedia?

“Si, sempre di più, è un peccato che sia considerata in modo superficiale e riduttivo, credo
invece che vada studiata perché è un genere nobile in grado di veicolare importanti messaggi sociali anche dietro l’ apparente leggerezza di certe storie”.


Luisa Ranieri

Con quale stato d’animo ha affrontato questa nuova commedia di Salemme?
“Quando Vincenzo mi ha convocato per offrirmi di interpretare il ruolo di Chiara mi ha gratificato e divertito molto il fatto che mi proponesse un personaggio brillante, quello di una giovane donna di 30 anni assolutamente “esaurita” da un punto di vista professionale. Chiara e’ ancora attraente e si illude di poter fare senza problemi la modella (e forse un giorno l’attrice) ma riceve continuamente rifiuti e “porte in faccia”. Non ha piu’ l’eta’ ne’ il corpo per poter competere perche’ in questo periodo vanno di moda le ragazzine di 13 anni e cosi’ si ritrova vulnerabile, senza certezze e punti di riferimento anche se vive un legame con un uomo molto piu’ grande di lei che dovrebbe proteggerla, Gino (Panariello). Quando il protagonista Tommaso-Salemme le manda per errore un sms passionale ed infuocato destinato in realta’ alla propria sua moglie lei crede che finalmente qualcuno la stia considerando come donna – interessandosi a quella che davvero e’, al di la’ della facciata – e allora decide di vivere appassionatamente questa ipotesi sentimentale”.

Cosa le piace di questo personaggio?

“La sua euforia e la sua leggerezza, il suo modo infantile di “infuocarsi” per le cose, la capacita’ di scoprirsi ed entusiasmarsi: secondo me Chiara si innamora di Tommaso proprio perche’ lui e’ diverso e timido. Il conflitto nasce dal fatto che lui vorrebbe spiegarmi che la nostra relazione non potra’ mai nascere ma non ha il tempo di farlo perche’ io lo sovrasto col mio entusiasmo incontrollato ed inocntrollabile…”

Come si e’ trovata sul set?

“Sul set di questo nostro film, Salemme ha confermato la sua padronanza dei tempi comici ma anche il suo talento di regista che non era scontato: e’ un tipo che sa quello che vuole e che quando ti dirige conosce il “materiale umano” con cui si confronta, sa come farti arrivare dove devi, a differenza di molti altri registi contemporanei che curano poco la recitazione e pensano piu’ all’immagine. Vincenzo mi ricorda Toto’ perche’ come lui ha un’enorme capacita’ di improvvisazione in scena e riesce a trasmetterla magicamente a tutti, crede nell’immediatezza e nella freschezza, pur tenendo conto ovviamente della base del copione, perche’ bisogna sapere da dove si parte e dove si arriva. Gli piace giocare e gli piace che un attore sappia inventare qualcosa di nuovo all’istante e cosi’ ogni nuovo ciak rappresenta quasi un film a parte, un’altra storia. Mi sono divertita moltissimo recitando un copione tutto giocato sull’equivoco, esagerato, sopra le righe e per me questa e’ stata una novita’ molto piacevole anche se all’inizio della mia carriera a Napoli mi era gia’ capitato di recitare in alcuni testi brillanti d’impronta cabarettistica: mi reputo molto fortunata perche’da un artista come lui c’e’solo da imparare cosi’ come mi e’ accaduto recente mente con altri compagni di lavoro di grande talento come Sergio Castellitto (col quale ho recitato nella miniserie di Maurizio Zaccaro “O’professore”), Luca Zingaretti (con cui ho girato la fiction di Riccardo Milani “Cefalonia”) o lo stesso Adriano Celentano che mi aveva voluto al suo fianco nel suo ultimo show su Raiuno: tute persone dotate di una grande personalita’ da cui anche solo guardandoli lavorare impari comunque i trucchi del mestiere”.

Che bilancio può fare di questa esperienza?

“Mi sono divertita come non mi succedeva da tempo, e’ una sensazione diversa rispetto a quella di altri miei film dove comunque ero coinvolta emotivamente, perche’ come dicevo Vincenzo cambia continuamente le carte in tavola coinvolgendo tutti in un clima di euforia. Sul set si e’ creata una bella sintonia perche’ lui e’ capace di mettere tutti a proprio agio e
di creare un’atmosfera: e’ come se avessimo giocato a fare un film e questo mi fa venire in mente i nostri grandi attori di commedia che si divertivano davvero girando i grandi film di Monicelli, Risi e Comencini perche’ la commedia e’ un genere che permette di valorizzare naturalmente questa tendenza alla “goliardia creativa”. Mi piacerebbe interpretare presto altri ruoli simili -pur senza disdegnare quelli drammatici- e tirare fuori la mia parte più leggera, per me potrebbe essere un’altra chiave che mi permetterebbe l’accesso a personaggi e situazioni piu’esagerate del solito”.

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