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SPUMANTE ITALIANO, IL PREFERITO PER LE FESTE

Saranno 68 milioni le bottiglie di spumante italiano stappate per i brindisi delle feste, con un +4% rispetto al 2016.

Lo spumante italiano nasce già all’epoca dei Romani, che riuscivano a ottenerlo facendo fermentare il vino con mosto cotto e uva passa.

Nel corso dei secoli poi, si è riusciti ad affinare le tecniche e a capire che il vino frizzante può essere prodotto grazie ai lieviti fermentati. La selezione delle uve e dei territori iniziata nel 1970 dal monaco Pérignon nella regione francese dello Champagne è stata portata anche in Italia, dove il territorio favorevole e uve pregiate hanno permesso di creare prodotti di qualità eccelsa.

Da noi, lo spumante italiano vince indiscutibilmente sulle bollicine estere, in primis lo Champagne.

Secondo le previsioni economiche dell’Ovse-Ceves (Centro Studi Accademici Ricerca e Osservatorio Economico), i vini frizzanti muovono un giro d’affari di 750 milioni di euro.

In Italia ci sono particolarità notevoli fra le “bollicine” come il Prosecco che insieme al Lambrusco è il vino italiano più conosciuto nel mondo. Ma non mancano eccellenti prodotti con la denominazione “Spumante Classico” fermentati in bottiglia con il classico metodo “champenoise“.  Affrancati da decenni dallo Chanpagne francese hanno uvaggi ed aromi assai diversi e che icontrano sempre più il gusto degli italiani oltre che il portafoglio, vista la grande differenza di prezzo dai prodotti d’oltralpe.

Un tempo le zone di provenienza dello Spumante Classico erano il Trentino, il Veneto e la Franciacorta ma ora si affacciano anche produzioni qualificate e di nicchia nell’Oltrepo Paves ed in Emilia che registrano  un buon successo all’estero dove i Buyers internazionali sono sempre alla caccia di prodotti particolari e selezionati.

 

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I vigneti del Franciacorta

Fra le particolarità che Mam-e vi consiglia di provare, pronte a conquistare il mercato delle bollicine, senza aspirare alla denominazione di Spumante Classico, ci sono i rifermentati in bottiglia sui lieviti senza fltraggio, antico metodo per ottenere uno spumante senza l’uso dell’autoclave secondo il metodo Martinotti, italianissima invenzione enologica, che i francesi chiamano Charmat.

Altre novità che si fanno strada sono gli Spumanti Classici Pas Dosé per i quali il liquido di rabbocco, dopo l’espulsione delle impurità, è costituito da una dose dello spesso spumante. Diversi prodotti si contendono il primato del Pas Dosé come il Trento Pas Dosé Altemasi, 2007, Cavit, e il Franciacorta Pas Dosè Riserva Girolamo Bosio, 2009, Corte Franca.

Notevoli anche i tentativi di arrivare ad uno Spumante Classico vinificando in purezza il solo Pinot come nel Oltrepò Pavese Metodo Classico Pinot Nero Extra Brut “Nature Écru”, 2010, Anteo, Rocca de’ Giorgi (Pv).

Nel mercato prevale, al di là delle preferenze per una marca, l’orientamento che vede in calo i vini dolci a favore dei vini dry ed extra dry.

Va menzionato in questo caso, anche se si tratta di uno Charmat L’Oro del Marchese, La Fortezzadi Enzo Rillo, Benevento, premiato al Vinitaly 2017 come il miglior Spumante Charmat italiano, un extra dry ottenuto da uve Falanghina a dimostrazione di come l’Italia possa vantare una ricchezza del territorio ancora tutta da esplorare

Dunque per l’arrivo del 2018 si festeggerà in prevalenza stappando Spumante Italiano e in un prossimo futuro sarà necessario rifare le statistiche a livello regionale vista la grande disponibilità alla sperimentazione che caratterizza i settore vinicolo.

 

 

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