Tessile-moda manca la manodopera
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TESSILE-MODA: MANCA LA MANODOPERA

Il settore tessile-moda offre 48 mila assunzioni entro il 2023 ma mancherebbe la manodopera

Il settore tessile-moda traina l’economia italiana ma i buoni propositi per il futuro rischiano di mostrare l’altro risvolto della medaglia. Infatti, sebbene la disoccupazione giovanile non arresti il suo progredire (solo nel Meridione si registra oltre il 50% degli inoccupati), in Italia mancano ragazzi formati professionalmente.

Gli istituti tecnici-professionali del nostro Paese arrancano dinanzi alle iscrizioni. Il numero di studenti nell’anno accademico precedente si attestava a 3.000 unità, un numero davvero ristretto e gravoso.

Visto i numeri, sembra chiaro che entro il 2023, quelle 48 mila unità di professionisti ricercati dai settori tessili, orafi, pellettieri, calzaturieri e concieri non saranno occupati.

Per affrontare il problema, nel corso del tempo si è istituito un sistema di formazione comune. L’obiettivo è quello convogliare un numero sempre più crescente di studenti negli istituti professionali.

Insomma, la ricerca di risorse passa prima dalle istituzioni che si prefiggono l’oneroso compito di svolgere il ruolo di mediatori tra genitori e figli.

Bisogna chiedersi, però, se l’offerta formativa sia in grado di sostenere le richieste del mercato. Infatti, sarebbero circa sessanta le figure professionali che potrebbero non trovare uno sbocco professionale a causa di una formazione precaria nelle scuole.

Come ovviare al problema

Nel novembre del 2018 è nata la reta TAM (acronimo di Tessile-Abbigliamento-Moda) che convoglia, in un unico progetto, ben settantasei istituti tecnico-professionali.

Una testimonianza che avvalora quanto scritto nelle righe precedenti viene dalle parole di Marco Cardinalini, Product Manager di Cardinalini.

La celeberrima azienda italiana, produttrice di capi in jersey, sarebbe in difficoltà nell’assumere prototipisti, modellisti e programmatori.

Cardinalini, per affronare il problema, ha siglato un accordo con L’istituto professionale di Terni, offrenfo uno stage professionali agli allievi dell’Ipsia.

La conclusione è amara: formare, sotto il profilo professionale, tecnici superiori qualificati sembra sempre più difficile e questo a scapito del Made in Italy. Ma la verita, si sa, è sempre nel mezzo.

Siamo sicuri che in Italia, visto la mole di istituti di moda, non ci siano abbastanza professionisti qualificati per coprire la richiesta?

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