Dizionario Arte

Van Eyck, Jan

Van Eyck, Jan. Il pittore più celebrato della prima scuola neerlandese. Pochi anni dopo la morte la sua fama di pittore di grande statura e importanza si era già diffusa di qua e di là dalle Alpi, e anche se non è più considerato, come era stato, l’inventore della pittura a olio, la sua fama dura fino ai nostri giorni.

Niente di certo si conosce

Niente di certo si conosce dell’inizio della sua vita e le prime notizie lo attestano nel 1422 alla corte di Giovanni di Baviera, conte d’Olanda, a L’Aia.

Nel 1425 Giovanni morì e negli anni successivi Jan entrò al servizio di Filippo il Buono, duca di Borgogna, a Bruges, seguendolo poi a Lilla, e rimase al servizio di Filippo fino alla fine della vita, servendolo come ‘cameriere privato’ e come pittore.

Filippo nutrì per lui sia affetto personale sia alto riguardo professionale (fu padrino di battesimo di uno dei suoi figli) e quando i suoi contabili misero in discussione l’alto stipendio di Jan, disse che erano matti senza ulteriori argomenti, indugi, alterazioni, variazioni o qualsiasi cosa perché il duca “non avrebbe mai trovato un uomo pari a lui in piacevolezza né altrettanto brillante nella sua arte e scienza”.

Più di una volta a Jan furono affidate missioni diplomatiche; in particolare in Portogallo nel 1428-29 prese parte a una ambasciata per combinare il matrimonio tra Filippo e una principessa portoghese. Dopo il ritorno dal Portogallo sembra che si sia stabilito per sempre a Bruges, dove comprò una casa nel 1432.

Da questo momento in poi è possibile mettere a fuoco la carriera di Jan, poiché tutti i suoi lavori datati appartengono al periodo 1432-39 e solo pochi altri aventi stile anteriore gli possono essere plausibilmente attribuiti, comprese le controverse miniature del libro d’Ore di Torino (secondo le informazioni di una fonte del XVI secolo aveva fatto pratica come miniatore).

Il problema centrale della sua carriera

Il problema centrale della sua carriera, e uno dei più discussi della storia dell’arte, riguarda il lavoro che è sempre stato considerato il centro del suo successo, il polittico dell’Agnello Mistico (completato nel 1432) nella cattedrale di Gand. Un frammento d’iscrizione asserisce che fu iniziato dal “pittore Hubert Van Eyck, del quale nessuno fu più grande” e completato da “Jan, secondo in arte”.

Il fratello di Jan, Hubert, è però una figura tanto oscura che diversi studiosi hanno dubitato dell’autenticità dell’iscrizione e della sua stessa esistenza. Non è certamente visibile la presenza di due mani diverse nella pala d’altare, ma l’opinione prevalente ai nostri giorni riconosce l’autenticità dell’iscrizione e tuttavia si continua a discutere sullo stato di avanzamento del dipinto alla morte di Hubert (una pietra tombale ora distrutta a Gand collocava la sua morte nel 1426).

Fino a oggi dunque il contributo

Fino a oggi dunque il contributo di Jan a questa pietra miliare dell’arte della prima pittura olandese rimane incerto. Dürer definì la pala d’altare di Gand “uno stupendo dipinto” e il commento è appropriato alla maestà e alla ricchezza iconografica del grandioso polittico così come alla maestria tecnica che lascia senza fiato.

L’opera consiste di dodici pannelli, otto dei quali dipinti da entrambi i lati (perché articolati in modo da poter essere chiusi sulla parte centrale), per un totale di venti immagini; nella scena centrale è dipinta una folla di persone e di angeli adoranti attorno all’Agnello di Dio, il cui sangue si versa in un calice a simboleggiare il sacrificio di Cristo sulla croce; nelle altre tavole, anch’esse di intensa bellezza e straordinaria brillantezza del colore, è eccezionale anche soltanto la varietà dei soggetti: i vividi ritratti dei donatori (Joos Vyd, un fedele cittadino di Gand, e la moglie), il realismo dei nudi (Adamo ed Eva), paesaggi di campagna e di città, scene in interni, costumi sontuosi, particolari di nature morte.

Oltre al polittico di Gand, circa altre due dozzine di dipinti sono ragionevolmente attribuiti a Jan Van Eyck. Sono tutte opere di argomento religioso o ritratti, anche se sappiamo che egli dipinse soggetti di diversa natura (compresa una donna nuda al bagno), andati oggi perduti.

Le più rilevanti tra le opere rimaste

Le più rilevanti tra le opere rimaste sono il doppio ritratto Giovanni Arnolfini e la moglie (1434, National Gallery, Londra) e due dipinti della Vergine con il bambino e i donatori: la Madonna del Cancelliere Rolin (1435, Louvre, Parigi) e la Madonna del Canonico Van der Paele (1436, Groeningemuseum, Bruges). Il dipinto del Louvre, con grandi figure in primo piano che si stagliano su un lontano paesaggio, mostra la visione onnicomprensiva di Jan del mondo naturale e la sua maestria nella resa della luce e dello spazio così come dei dettagli e nella tecnica di tessitura del colore; per dirlo con Erwin Panofsky “i suoi occhi operano contemporaneamente come un microscopio e come un telescopio”.

L’uomo con il turbante rosso (1433, National Gallery, Londra) è generalmente considerato un autoritratto. Tutti i ritratti di Jan sono di formato simile, con il soggetto all’altezza del busto, orientato di tre quarti, su uno sfondo di semplice paesaggio. Risultano molto oggettivi rispetto a quelli del grande contemporaneo Rogier Van der Weyden, con i personaggi sottoposti a una inesorabile analisi ravvicinata, e ciononostante capaci di comunicare un senso di vita interiore. Jan è, con il Maestro di Flémalle, il fondatore della prima scuola olandese e la sua tecnica divenne modello accettato dai pittori successivi.

Il suo più vicino successore

Il suo più vicino successore e seguace a Bruges fu Petrus Christus, ma la sua influenza fu più vasta (si può cogliere per esempio in Spagna nelle opere di Luis Dalmau) e profonda. In Olanda tuttavia prevalse lo stile più emotivo di Rogier Van der Weyden anche perché l’assoluta perfezione delle opere di Jan lo rese probabilmente un modello scoraggiante.

Nascita: Maaseik 1390; Morte: Bruges 1441

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