cinema: via col vento un libro un film una leggenda
Spettacolo,  Cinema

Via col vento: un libro, un film, una leggenda 36

La recensione – direttamente dal Dizionario del Cinema di Mam-e – del film tratto dal libro che il 3 maggio di ottant’anni fa conquistò il premio Pulitzer

Sono passati esattamente 80 anni da quando la scrittrice Margaret Mitchell rititò il premio Pulitzer per una delle più perfette saghe epiche americane messe su carta,

Via col Vento’, libro oggi da molti considerato datato e considerato molto sbrigativamente (sopratutto da chi non l’ha letto) come un lungo ‘romanzo harmony’ viziato dalla retorica nazionalista, di scarso valore storico e letterario se confrontato alle tormentate e realistiche vicende degli antieroi steinbeckiani e alle allucinate vicende narrate da Faulkner.

Via col vento’

ebbe una delle trasposizioni meglio riuscite e di maggiore successo della storia del cinema: il film omonimo di Victor Fleming, girato due anni dopo, nel 1939, che propose la coppa romantica per eccellenza del cinema: Clarke Gable e Vivien Leigh. Ecco la recensione del film dal Dizionario del Cinema di Mam-e:

Nel profondo Sud, durante la guerra di Secessione, la giovane Rossella s’innamora del cugino che però le preferisce la cugina Melania.

Al termine del conflitto, Rossella sposa Rhett Butler, affascinante avventuriero, ma il matrimonio si rivela tutt’altro che tranquillo. Dall’omonimo romanzo di Margareth Mitchell, uno dei film più celebri della storia del cinema, mastodontico nel suo sfarzo scenografico, nell’impianto narrativo e nella sua interminabile lunghezza.

Un film con la battuta cinematografica forse più famosa e parodiata di tutti i tempi (“Francamente me ne infischio”); capace di raggiungere il record di 13 candidature agli Oscar e vincerne otto, stabilendo il record – tutt’ora imbattuto – come film più lungo (ben 238 minuti in totale)  a vincere il premio più prestigioso e in più quello per la migliore regia, l’attrice protagonista (Vivien Leigh) e non protagonista (Hattie McDaniel, la prima nera a conquistare il premio). Gable, invece, si vide soffiare lo statuetta da Robert Donat, candidato con ‘Addio Mr. Chips!.’

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