Moda

Violenza sulle donne: il contraddittorio nella moda

Il doppio volto della moda: la violenza sulle donne spesso parte da chi dovrebbe esaltarne la loro essenza

Il 25 novembre ricorre la giornata contro la violenza sulle donne. Soprusi fisici e psicologici. Doppio dolore: una sofferenza che, in alcuni casi, termina quando il sole non si erge più in alto nel cielo.

Violenza sulle donne: i dati del 2020

Il monito di ActionAid è davvero allarmante. Nel 2020, infatti, le chiamate al numero anti violenza 1522, sono state oltre 15 mila, ovvero l’119,6% in più rispetto allo stesso periodo del 2019 (da marzo a giugno 2020). L’aggravarsi dei numeri è da attribuire al lockdown che si porta dietro l’obbligo di convivenza tra coniugi e, comunque, tra parenti.

La campagna oltraggiosa firmata Dolce & Gabbana

Si parla spesso di cultura dello stupro evidenziando come in questo fenomeno  si alimenti di retaggio culturale.

Gli uomini hanno paura che le donne ridano di loro. Le donne hanno paura che gli uomini le uccidano. Margaret Atwood

Uno sguardo nel passato: la donna, essere inferiore

Nell’antica Grecia la donna era giudicata come un essere inferiore. Oggetto del desiderio maschile; umile serva del suo uomo. Si pensi, ad esempio, che il tradimento era punito con la morte. In Italia, le cose non vanno molto meglio. Nell’antica Roma, il femminicidio riguardava soprattutto le classi medie e basse così come sostenuto dagli storici che ne hanno studiato le iscrizioni funerarie. La morte, però, talune volte colpiva anche le donne ricche come Ponzia Postumina che, innamorata del senatore Ottavio Sagitta, venne uccisa durante una notte d’amore con il suo amante.

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Vogue. Il servizio fotografico contro la violenza sulle donne

Qualche anno più avanti, l’art. 559 del Codice Penale del 1930 stabiliva che: “La moglie adultera è punita con la reclusione fino a un anno“. La pena si inaspriva a due anni se l’adulterio era frutto di una relazione stabile.

La moda ha perduto il “lume” della ragione: i casi che hanno fatto discutere

Anche la moda, in alcuni casi, ha esposto la donna a commenti di ogni genere. Giudizi sessisti, spesso alimentati da frustrazioni mai risolte. Però, va detto, che un po’ di colpe, a chi ha permesso la pubblicazione di campagne pubblicitarie alquanto discutibili, andrebbero date.

Come nel caso di Dolce & Gabbana e l’ADV più orribile della storia. Un’avvenente modella, seminuda, oltraggiata da cinque modelli che sembra facciano a gara per possederla. Uno stupro mentale, quello dell’osservatore.

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Un’altra immagine disonorante è comparsa sul progetto #PhotoVogueFestival di  Vogue 2016, con una modella, vestita di rosso Valentino, fermata da agenti della polizia americana che usano violenza su di lei (vedi copertina). L’immagine riporta alla luce i fatti di cronaca, più vicini a noi in arco temporale, delle violenze ai danni della comunità americana di colore, perpetuate dai poliziotti americani.

La fotografia in questione è stata estrapolata da un servizio fotografico apparso su Vogue Italia e firmata dal celeberrimo Steven Meisel, nel 2006.

Campagna Relish primavera/estate 2009

Sempre la rivista Vogue è l’artefice di un altro servizio fotografico compromettente che vede, la violenza sulle donne, ancora protagonista. In questo caso, però, l’immagine violenta cela dietro un altro messaggio, di denuncia contro i soprusi ai danni delle donne.

Un’altra campagna pubblicitaria discutibile è quella firmata dal marchio di moda giovane Relish. Le protagoniste degli scatti, fermate da agenti della polizia, vengono palpeggiate e maltrattate. Anche qui la provocazione è servita e la donna, come nell’antica Grecia, viene vista come un oggetto di proprietà.

Il Black Friday 2018 firmato Philipp Plein

E a proposito di Black Friday, nel 2018 ha fatto discutere la scritta “prezzo killer” apparsa in un negozio di Philipp Plein in Corso Venezia a Milano. L’immagine, fatta rimuovere prontamente dal sindaco Beppe Sala, citava: “Love That Hurts Feels So Goods” (l’amore che ferisce fa stare così bene).

 

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