Alla fondazione Cini una mostra di Isgrò curata da Celant
Le mitiche “cancellazioni” saranno protagoniste a Venezia di una nuova grande mostra di Isgrò curata da Celant in arrivo il 14 di settembre
La stagione espositiva della Fondazione Giorgio Cini propone per l’autunno una nuova, importante antologica dal 14 settembre al 24 novembre 2019. La mostra di Isgrò curata da Celant, in collaborazione con l’artista e l’Archivio Emilio Isgrò, si propone come un attraversamento e un’ampia ricognizione nel suo percorso creativo e estetico a partire dagli anni Sessanta a oggi.
Emilio Isgrò e le “cancellazioni”
Pittore e poeta – oltre che romanziere, drammaturgo e regista – Emilio Isgrò è uno dei nomi dell’arte italiana più conosciuti e prestigiosi a livello internazionale.
Isgrò ha dato vita a un’opera tra le più rivoluzionarie e originali nell’ambito delle cosiddette seconde Avanguardie degli anni Sessanta. Opera che gli ha valso diverse partecipazioni alla Biennale di Venezia (1972, 1978, 1986, 1993). Un primo premio alla Biennale di San Paolo e molte, molte altre mostre e riconoscimenti anche molto recenti.
Iniziatore delle “cancellature” di testi, applicate su enciclopedie, manoscritti, libri, mappe e anche su pellicole cinematografiche. Isgrò ha fatto di questa pratica il perno di tutta la sua ricerca. E proprio a questo proposito l’artista ha dichiarato.“La percepisco come grande creatrice di segni iconici e di immagini. Non di segni astratti come poteva essere una certa arte concreta, una certa letteratura delle avanguardie , bensì di segni potentemente comunicazionali: quindi anche, paradossalmente, figurali. Questa è una contraddizione che la cancellatura salda in sé stessa perfettamente”.
Germano Celant
Cosa dire che già non si sappia di uno degli curatori e storici dell’arte più influenti ed autorevoli dei nostri tempi?
Ricordiamo solo che nel 1967 ha coniato la definizione di “arte povera” per designare un gruppo di artisti italiani. Boetti, Kounelis, Paolini, Fabro, Pascali ed Emilio Prini, esposti nella prima mostra alla Galleria La Bertesca di Genova, destinati – e non poteva essere diversamente – a riscuotere un grande successo internazionale negli anni successivi.
La Mostra alla Fondazione Cini
L’esposizione si propone come un attraversamento e un’ampia ricognizione nel percorso creativo ed estetico di Emilio Isgrò. Una ricca esposizione che si delinea dalle prime cancellature di libri, datate 1964, e continua con le poesie visuali su tele emulsionate per poi arrivare agli imponenti e articolati testi cancellati nei volumi storici de L’Enciclopedia Treccani, 1970, fino a quelli etnici dei Codici ottomani, 2010 e al Corpus Iustinianeum, cancellato in sei volumi, del 2018.
Il viaggio sperimentale e linguistico di Isgrò, in maniera inedita e spettacolare, sarà inscritto in una ambientazione architettonica inglobante e avvolgente. Le sale dell’Ala Napoleonica della Fondazione, arricchite da pareti trasversali e diagonali, utilizzate per spezzare e modificare lo spazio quasi fossero linee su un foglio, funzioneranno infatti da supporti cartacei che veicoleranno un’enorme e nuova operazione di cancellatura, condotta ancora una volta su materiale letterario, così da far entrare il pubblico in un grande libro modificato visualmente dall’artista.
Moby Dick, la nuova opera
La scelta del testo che scorrerà sulle superfici dell’involucro espositivo è caduta sul romanzo Moby Dick di Herman Melville. Così da sottintendere una liaison virtuale tra il famoso viaggio nella pancia di un cetaceo e quello nell’arte di un’artista che nel corso della sua vita ha maturato uno stile veramente unico.
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