aerografo
Strumento per spruzzare pittura o vernice per mezzo di aria compressa. Ha l’aspetto di una grande penna stilografica e si tiene in maniera simile, con l’indice a premere su una leva che regola la fuoriuscita di aria. Si possono applicare vari tipi di beccucci in modo da controllare l’emissione, e ottenere grandi aree di colore piatto, delicate gradazioni oppure una velatura sottile. Il colore è contenuto in un vasetto unito all’aerografo, e il compressore d’aria è collegato tramite un tubo flessibile. Originariamente i compressori erano ingombranti, rumorosi e costosi, ma le versioni moderne sono silenziose e facili da trasportare; si possono utilizzare anche piccole lattine di aria compressa, ma non sono adatte per un uso prolungato. L’aerografo fu inventato da Charles Burdick, un acquarellista americano, che lo brevettò in Inghilterra nel 1893, e nello stesso anno fondò un’industria chiamata Fountain Brush Company. Nel 1900 fondò l’Aerograph Company, e il nome commerciale Aerograph finì per diventare il nome comune di questo oggetto (come Biro per le penne a sfera); Man Ray chiamò alcuni dipinti che fece con l’aerografo “aerographs”. All’inizio del XX secolo l’aerografo fu usato soprattutto per ritocchi fotografici, e il suo utilizzo principale è oggi relativo all’arte commerciale. Tra gli artisti che hanno utilizzato questo strumento con risultati degni di nota troviamo il designer inglese Abram Games (1914-1996), che creò molti poster indimenticabili per il ministero della guerra durante la seconda guerra mondiale, e il peruviano Alberto Vargas (1895-1982), le cui riproduzioni di ragazze pin-up apparvero in quasi tutti i numeri della rivista Playboy dal 1960 al 1978. All’aerografo fanno spesso ricorso anche gli artisti astratti hard-edge e gli *iperrealisti, la cui arte richiede contorni molto lisci e impersonali.
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