ascolti tv ieri 8 settembre Andiamo a quel paese
Cinema

Andiamo a quel paese, Ficarra e Picone 2020

Andiamo a quel paese, Ficarra e Picone

Andiamo a quel paese è il nuovo film con Ficarra e Picone. Salvo e Valentino hanno perso il lavoro, la vita di città è troppo cara per loro e se il secondo ha solo la sua, di bocca da sfamare, il primo ha anche moglie e prole. Bando agli indugi, i due prendono una decisione drastica: armi e bagagli e si torna al paesello natio di Valentino e della consorte di Salvo, Donatella.

Una volta lì, intanto si ha un tetto, poi qualcosa da fare si trova e comunque si tagliano le spese. Il borgo ha una densità non proprio rilevante, ma una caratteristica che non sfugge ai due compari: è pieno zeppo di anziani. Il business è bell’e pronto: casa di Valentino è perfetta per dare ospitalità ai nonnetti e chiedere in cambio di vitto e alloggio la delega per il ritiro della pensione. Del resto, cosa c’è di più sicuro? L’ospizio improvvisato parte bene e anche gli introiti. Ma più di qualche ostacolo si profila all’orizzonte…

Andiamo a quel paese: una novità

Salvatore Ficarra e Valentino Picone ce l’hanno fatta ancora una volta. Dopo un battesimo con tanto di red carpet e onori da film di chiusura del Festival del cinema di Roma, non hanno deluso le attese. Per Andiamo a quel paese si sono inventati un incipit che è tutto un programma. Cos’è che fa andare avanti l’Italia dei tantissimi giovani senza lavoro? Le pensioni di nonni, genitori, zie, zii… Ça va sans dire. E il plot è partito. E s’è trovato anche in sintonia con l’attualità.

“Altro che gli 80 euro di Renzi – si sono scherniti sul red carpet romano Ficarra e Picone – oggi per campare bisogna sapersi procurare un pensionato che possa aiutare a far quadrare i conti a fine mese”.

Rispetto al passato, la sceneggiatura tira fuori le unghie e butta lì qualche battutina al fulmicotone indirizzata al sociale e al mondo politico. Come quando Salvo, il furbo della coppia, le canta a dovere a Valentino. Al candido e ingenuo, rinfaccia di esser voluto fuggire da Palermo dove non si spettegolava su tutto e su tutti:

“In città facciamo rapine, facciamo borseggi, facciamo trattative con lo Stato e ognuno si fa i fatti propri!”. C’è dentro un bel po’ di problemi italici, nel film, ma anche di vizi e stravizi, una location da favola che risponde al nome di Rosolini, splendido borgo in provincia di Siracusa.  Evviva  la commedia all’italiana, quella che fa ridere ma anche riflettere, quella che riuscivano a confezionare i maestri, quelli che il genere l’hanno inventato.

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