Artemisia Gentileschi
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Artemisia Gentileschi – il Doodle di Google

Il Doodle di Google dedicato ad Artemisia Gentileschi

La protagonista del Doodle di Google di oggi è la pittrice italiana Artemisia Gentileschi.

Chi è Artemisia Gentileschi?

Artemisia Gentileschi è nata a roma l’8 luglio del 1593 ed è ricordata sia per le sue opere che per la sua vita (LEGGI QUI). Artemisia Gentileschi si occupò di generi di generi molto diversi tra solo: dalla pittura limitata a nature morte, paesaggi, ritratti; alla pittura alta con soggetti sacri e storici.

Anche il padre, Orazio, era un pittore e la istruì nello stile di Caravaggio. Proprio questo stile la porto ad usare nelle sue opere personaggi stilistici e non idealizzati.

I quadri

Il primo quadro che le viene attribuito è Susanna e i vecchionidel 1610, conservato oggi al castello di Weißenstein. Tra il 1612 e il 1612 realizzò invece il quadro intitolato Giuditta che decapita Olofernedivenuto in seguito uno dei più noti della sua produzione e conservato nel Museo nazionale di Capodimonte a Napoli.

Giuditta che decapita Oloferne

Artemisia Gentileschi
Giuditta che decapita Oloferne

La Giuditta dipinta da Artemisia è molto interessante. Infatti ha uno sguardo sicuro e non prova alcun rimorso per ciò che sta facendo, quasi divertita dall’omicidio che sta effettuando. Oloferne invece è disperato, cerca di liberarsi come può dall’aggressione, aggrappandosi anche alla veste dell’ancella, ma è già troppo tardi. Si tratta di una rappresentazione di Oloferne e Giuditta molto violenta. Usa infatti colori forti che rendono la scena ancora più aggressiva.

Questo quadro è importante perchè viene fatto in contemporanea con un avvenimento importante della vita della pittrice. Nel 1611 venne stuprata dal maestro di prospettiva Agostino Tassi. Il matrimonio riparatore che il maestro le aveva promesso non avvenne mai e così Artemisia Gentileschi decise di denunciarlo.

La pittrice venne però sottoposta ad una serie di interrogatori per dimostrare la veridicità delle sue accuse e subì inoltre un supplizio progettato per i pittori, che consisteva nel fasciare loro le dita delle mani con delle funi fino a farle sanguinare. Tassi venne infine condannato a cinque anni di reclusione nel 1612.

Artemisia Gentileschi visse in seguito tra Firenze, Roma, Venezia e l’Inghilterra, morì nel 1653 e fu seppellita presso la Chiesa di San Giovanni Battista dei Fiorentini di Napoli.

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