LA MODA CONTRO IL RAZZISMO
Moda

Black lives matter, la moda contro il razzismo

La moda si schiera a favore degli afroamericani: stop racism

Moda contro il razzismo “Black lives Matter” è lo slogan pacifista riportato alla luce in seguito dell’assassinio di George Floyd che mostra il volto razzista di un’America non proprio civile.

Colpiscono le immagini di un uomo disarmato, con la faccia sull’asfalto, che implora al poliziotto (bianco) di allentare la morsa del suo ginocchio sul collo. La morte per asfissia arriverà nel giro di pochi minuti. Una vita spezzata dall’odio, da una supremazia, la white power: in qualunque modo si voglia chiamare, l’identitarismo è una vergogna che ci portiamo dietro dal lontano 1861 con la guerra di secessione americana.

Floyd è solo l’ultimo di una lunga lista di afroamericani che hanno perduto la vita per mano di poliziotti zelanti: cani addestrati per uccidere, lasciati sguinzagliare da chi incita un abominevole raffronto contro chi reputa inferiore.

Non scandalizzi, infatti, la posizione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump che dispiega un esercito per fermare  le violente sommosse che si sono sparse a macchia di leopardo in tutto il territorio. Con l’indignazione del vescovo di Washington Mariann Edgar Budde, rattristata per il gesto sconsiderato del Trump che brandisce la Bibbia, dinanzi Saint John Episcopal church, inneggiando alla forza dell’esercito contro i manifestanti.

Black Lives Matter, cosa si cela dietro LA MODA CONTRO IL RAZZISMO

Il black Lives Matter nasce da un hashtag lanciato su Instagram nel 2013 in seguito all’assoluzione di George Zimmerman accusato di aver ucciso a sangue freddo un giovane di colore, Trayvon Martin. Era il 12 febbraio del 2012.

Il movimento, fondato da Patrisse Cullors, Alicia Garza e Opal Tometi, acquista potere successivamente con le proteste, violente, attuate in strada. Ad innescare la rabbia dei manifestanti, l’uccisione di due afroamericani, Michael Brown e Eric Garner. I loro assassini sono due poliziotti bianchi.

Il messaggio di Gucci contro il razzismo

La moda contro il razzismo a favore del Black Lives Matter: chiaro il messaggio di Marc Jacobs.

Black Lives Matter Le sommosse innescate a causa dell’uccisione di George Loyd non si placano, nemmeno dopo il dispiegamento dell’esercito a contrasto con i manifestanti.

Da New York a Los Angeles, le città più importanti degli Stati Uniti d’America sono sotto assedio: l’eco dei dissidenti trova maggior forza quanto più potente è la messa in moto dei media.

Sebbene le guerriglie stiano prendendo di mira anche parte del capitale economico americano (la moda), distruggendo vetrine (con inevitabili saccheggi), il fashion biz prende una chiara posizione.

Marc Jacobs, sul suo profilo Instagram scrive: “Non lasciate mai che vi convincano che i vetri rotti siano violenza. Il razzismo è violenza. La supremazia bianca è violenza. La povertà è violenza“.

Anche Gucci, che qualche tempo fa è stato accusato di praticare Black Face (qui la notizia) si schiera nella lotta contro il razzismo. “Insieme al resto del mondo, piangiamo per la perdita di George Floyd e dei molti uomini e donne di colore che abbiamo perduto prima di lui.

Ci schieriamo con coloro che chiedono giustizia per la violenza che hanno subito. Siamo uniti nella lotta al razzismo e per l’uguaglianza: il nostro impegno, come individui e come azienda, è più forte che mai. L’ingiustizia e la discriminazione, in qualsiasi forma esse si presentino, non possono prevalere. Come Changemaker, ci uniamo alla lotta per porre fine al razzismo sistemico, al pregiudizio, alle violenze della polizia, e all’oppressione. Siamo solidali e collaboriamo con la comunità nera che ci ha sempre sostenuto. La lettera digitale reca la firma di Marco Bizarri, Alessandro Michele e dipendenti.

Parla di inclusività, Riccardo Tisci per Burberry: “Gli omicidi di George Floyd, Breonna Taylor, Ahmaud Arbery, Tony McDade e troppi altri sono un doloroso promemoria di quanto dobbiamo ancora investire nella lotta contro il razzismo e tutte le forme di disuguaglianza. Come esseri umani, dobbiamo tutti fare di più. Se vogliamo costruire una società veramente inclusiva, in cui tutti siano rispettati e apprezzati, dobbiamo parlare, ascoltare, imparare gli uni dagli altri e agire

 

 

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