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Capitães de Avril di Maria de Medeiros

Onesto ma modesto, l’esordio nel lungometraggio dell’attrice portoghese Maria de Medeiros (già autrice di un mediometraggio dal titolo A morte do principe ), che i più ricorderanno per aver interpretato la bambolotta di Bruce Willis in Pulp Fiction , ma che in verità ha alle spalle una lunga e fortunata carriera nel cinema portoghese e non solo. Alla prova con una vera regia, la «piccola» Maria dai grandi occhioni blu sembra guardare gli eventi della Rivoluzione dei Garofani proprio da questo punto di vista: con un approccio leggero, scanzonato e – come qualche user comments argutamente potrebbe notare – quasi adolescenziale. Non certo una lezione di storia, né tanto meno un pedante documentario di ricostruzione, bensì una rielaborazione autobiografica vista con gli occhi di una bambina che, come la Medeiros, al tempo aveva solo nove anni. E allora tutto si trasforma, e vira nelle tonalità di una commedia-farsa con picchi di tragedia al suono degli hit anni Settanta, con ufficiali che guidano le colonne di carri armati a bordo di fiammanti Duetto, indossando occhiali da sole alla moda e consultando la cartina per arrivare a Praça do Comércio, sede dei ministeri, aggirando l’Alfama e schivando i semafori rossi.
Sembra tutto, allo stesso tempo, inverosimile ma probabile: un po’ perché è indubitabile l’impreparazione dei rivoluzionari, e un po’ perché giustificato dall’io narrante. Peccato che l’insieme finisca fatalmente per assomigliare al tentativo lucchettiano di ricostruzione della Resistenza partigiana. Anche a causa di Stefano Accorsi, che nella parte del comandante Maia fa sembrare ogni scena uno spot dei gelati e ogni battuta una versione di «due gust is megl che uan» (o qualcosa del genere…). (dario zonta)

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