Caravansaray Selinunte
Spettacolo,  Attualità,  Milano

Caravansaray Selinunte: al Piccolo di Milano la città invisibile

Caravansaray Selinunte San Siro: ancora oggi e domani in scena al Piccolo Teatro Grassi di Milano

Caravansaray Selinunte San Siro: cos’è esattamente? Un progetto il cui inizio ufficiale è da datarsi nell’ottobre 2019. Un progetto? E dunque cosa va in scena al Piccolo oggi e domani, 26 e 27 settembre?

Per capirlo ho letto e riletto i comunicati stampa, mi sono precipitato a Teatro e ho fatto quattro chiacchiere con una delle autrici, Bruna Bonanno. Ecco in sintesi cosa dovete sapere.

Caravansary Selinunte San Siro – Il progetto

Promosso da Centro Nazionale di Drammaturgia Contemporanea (OUTIS) e con tanto di patrocinio del Comune di Milano, il progetto mette al centro il famigerato quadrilatero di San Siro, quello con al centro piazzale Selinunte. Il concetto alla base di questo progetto è quello di drammaturgia urbana partecipata, che inserisce così nel più ampio discorso di riqualificazione urbana del quartiere.

Caravansaray Selinunte
Foto di OUTIS – Progetto Caravansaray Selinunte San Siro

Per maggiori informazioni sul contesto sociale e il progetto artistico, leggi qui.

Lo spettacolo Caravansaray Selinunte: cosa vedrete in scena

Lo spettacolo si tiene al Piccolo Teatro Grassi, dove, con un po’ di stordito compiacimento, guardo e ascolto riversarsi sulla scena tutta una periferia di storie e nomi troppo spesso dimenticata. Quello che salta subito agli orecchi è la toponomastica, di via Abbiati, via Zamagna, via Paravia, che stride con la consuetudine scenica di quella che è un’istituzione del teatro milanese. Un percorso (facilmente ripercorribile sulle rotaie di quel tram numero 16) che porta la dimensione del quartiere su uno dei palchi teatrali più prestigiosi della città.

Lo fa mettendo insieme delle storie di vita vissuta. Riportate sul palco insieme ai nomi, alla lingua, alla babele del quartiere, resa sulla scena dal ricorso ai dialetti italiani.

A fare da filo conduttore tra le voci e le storie, però, è soprattutto la musica. Nello specifico il rap del quartiere, che dall’inizio ci parla di “radici intrecciate nel cemento“, storie urbane insomma, e invita il pubblico stupito del teatro a guardare, a guardare i volti e le storie del quadrilatero. Ossessivamente il rap tornerà come filo conduttore, come una sorta di lingua franca. Espressione delle diverse anime della comunità. Chiuderà anche in maniera estremamente suggestiva il tutto, con l’invito martellante alla città, ora che siamo al Piccolo, a non voltarsi dall’altra parte, a prendere coscienza di una sua parte volutamente rimossa: “Guardaci, guardaci tutti“.

In mezzo c’è tutto il resto: ci sono le minoranze, le diversità, i profumi di altre terre, i giovani e i vecchi. C’è l’Orchestra degli elefanti, ensemble di voci gonfiate e stonate, il cui motivo di fondo è la pachidermica lievitazione di un bisogno di riconoscimento, altrsì detto di amore (guardaci, guardaci tutti). Ci sono le storie di fuga, di lavoro e di disoccupazione, di piccola criminalità. C’è lo sporco delle strade, c’è l’Aler.

La scrittura di scena, inoltre, è a tratti estremamente pragmatica: riporta la materialità della vita di tutti i giorni, sintetizzata nella triade quotidiana “Dio, casa, denaro”, urgenze condivise da culture che, tuttavia, a volte dialogano a fatica. “Come li chiamate voi? Come dite casa, come dite Dio?

Alcune riflessioni: perché vedere Caravansaray Selinunte

Si potrebbero fare molte riflessioni su questo spettacolo: si potrebbe ad esempio discutere della scelta di tenere in scena solo attori maschi; riflettere sul meccanismo dell’immedesimazione che questa ha facilitato o distrutto; si potrebbe persino riprendere il vecchio discorso sullo straniamento o sull’opportunità e sulla storia dei sessi in scena. Sarebbero discorsi però oltremodo fuoriluogo, come la noia di chi, dopo uno spettacolo, sente l’esigenza di sproloquiare su costumi, voci baritonali, prosceni, quarte pareti e stili. Non è questo il caso.

Ecco: il sollievo dell’assistere a uno spettacolo insolito, che fa diventare fuori luogo (cioè taglia fuori dal momento) questo genere di riflessioni, è indicibile. La bellezza di non aver dovuto fare le pulci all’ennesima commedia di Goldoni o alla modernità della Desdemona, morta ammazzata da secoli di “trovate”, è quantomeno una boccata d’aria. Come lo è questo spettacolo nell’offerta teatrale milanese di questi mesi. Non mi si fraintenda: io preferisco i testi classici.

Tuttavia è vero: affiora qui una drammaturgia diversa e partecipata. Una drammaturgia cioè, come mi ha spiegato Bruna, a metà tra il teatro sociale, che porta sulle scene attori non professionisti, e un tipo di drammaturgia calata dall’alto, decisa a tavolino. Il progetto di Caravansaray Selinunte San Siro sta esattamente nel mezzo, tra la scrittura d’autore e il laboratorio sociale: per questo partecipata.

Il centro e la periferia: il teatro ricuce la città

Per Bruna, che mi confessa una certa agitazione prima dello spettacolo, Caravansaray Selinunte “vuol dire lanciare un segnale forte”. Da una parte recuperare il linguaggio, la realtà di una umanità rimossa perché spesso resa invisibile (dalla rappresentanza, dalla burocrazia, dalla povertà, dalla lontananza); dall’altra lanciare un messaggio alla città di Milano, permettendo a queste storie di valicare il confine del quartiere e di presentarle scabrose al centro città sempre in vetrina, sempre in mostra, sempre dentro la storia e mai ai margini.

Ciò avviene attraverso il teatro, cioè non nella modalità del resoconto ma in quella dell’espressività, capace di parlare alle somiglianze più che alle differenze e “di spostare l’emotività”, di chi vede e di chi si rivede nel filtro teatrale.

Per questo e per molte altre ragioni, vale la pena riscoprire la bellezza di una serata a teatro e farlo con Caravansaray Selinunte San Siro. Non solo uno spettacolo, ma un piccolo viaggio.

Dove vederlo e come “acquistare” i biglietti per Caravansaray

Lo spettacolo è in scena ancora oggi e domani, 26 e 27 settembre, al Piccolo Teatro Grassi di Milano. L’ingresso è gratuito e per prenotare i biglietti è sufficiente chiamare la biglietteria del teatro (qui).

Autori: Bruna Bonanno, Angela Dematté, Anna Serlenga, Fabrizio Sinisi e Daniele Vitrone (in arte Diamante).

Regia: Benedetto Sicca.

Durata: 75 min.

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