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Celebriamo il compleanno di Muhammad Ali: 82 anni dalla nascita del re del pugilato

Muhammad Ali, gli 82 anni dalla nascita di colui che ha segnato la storia del pugilato

Muhammad Ali nasce il 17 gennaio 1942 a Louisville: oggi sono 80 anni dalla nascita del miglior pugile di tutti i tempi la cui storia è ricca di record ma segnata anche da sconfitte, senza dimenticare l’aspetto umano del pugile con le numerose frasi e citazioni che tutt’ora sono fonte d’ispirazione.

Il compleanno del re del pugilato, Muhammad Ali, ripercorriamo la sua storia a 82 dalla sua nascita

La figura carismatica di Muhammad Ali lo ha portato ad avere un impatto mediatico e sociale, sia dentro che fuori dal ring, che non ebbe precedenti nel mondo sportivo. Nominato “sportivo del secolo” da Sports Illustrated. All’inizio della sua carriera era conosciuto con il suo nome di battesimo, Cassius Clay. Cambio legalmente il suo nome in Muhammad Ali dopo essersi unita alla setta afroamericana “Nation of Islam”, che promuoveva il separatismo nero. Grazia alla sua ammirazione per Malcom X decise di abbondare tale gruppo, per poi aderire al sunnismo sostenendo l’idea di integrazione razziale.

Nel 1967 dopo si rifiuta di combattere nella Guerra del Vietnam per via della sua religione e per la sua opposizione al conflitto. Viene arrestato e privato del titolo di campione del mondo, per i successivi 3 anni non entrò più dentro ad un ring. Fino al 1971, quando la Corte suprema degli Stati Uniti d’America annullò la sua condanna. Gli è stato diagnosticata la sindrome di Parkinson nel 1984. Inizia così un graduale declino fisico, fino alla sua morte avvenuta il 3 giugno 2016.

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Muhammad Ali

Il compleanno dell’uomo dei record che non si faceva abbattere dalle sconfitte, Muhammad Ali

Il primo grande titolo

“La caccia al grande brutto orso”. Fu nominata così la campagna che avviò Cassius Clay per ottenere la possibilità di combattere contro Sonny Liston, quello che nel 1964 era il campione in carica dei pesi massimi, avendo battuto il temuto Floyd Patterson per ben due volte.

E proprio durante la rivincita tra questi due, dopo il match, Cassius Clay salì sul ring prese il microfono e iniziò a dire a tutti che quell’incontro era una farsa e che doveva essere lui ad affrontare il campione in carica, Liston appunto.

Lo stesso Liston fu oggetto di pesanti critiche da parte di Clay nei giorni successivi a quell’incontro ma il guanto di sfida non terminò in quei giorni. Successivamente Cassius creò alcune attività per promuovere un incontro e alla fine il match fu fissato il 25 febbraio 1964, a Miami.

La rivincita

Ad Ali fu tolto il titolo di campione del mondo dei pesi massimi perché a causa di un’operazione non riuscì a difenderlo per un po’. Così la rivincita Ali-Liston si tenne per la sola WBC e si disputò il 25 maggio del 1965 a Lewistone, nel Maine.

Non c’era il pubblico delle grandi occasioni e questo perché si temeva addirittura un attentato durante il match: prima dell’incontro Muhammad Ali aveva ricevuto minacce di morte a causa delle sue scelte politiche e religiose.

Muhammad Ali manda al tappeto Sonny Liston

Il pugno fantasma

L’incontro, comunque, si concluse al primo round: un destro di Muhammad Ali colpì alla tempia Liston che cadde al tappeto e rimase a terra oltre i dieci secondi. L’arbitro, impegnato a placare l’ira di Ali che inveiva contro il pugile a tappeto, fece tuttavia riprendere l’incontro e soltanto in un secondo momento capì l’errore e fermò l’incontro assegnando la vittoria ad Ali. 

Quel pugno passò alla storia come “fantasma” perché per molti, e a caldo anche per lo stesso Ali, il colpo non era stato sufficientemente forte da far terminare l’incontro al primo round. Per altri, invece, il colpo fu molto forte e si discusse per molto tempo su quell’episodio, tant’è vero che Ali ne riparlò anche nel 2004:

“Voglio bene a Sonny. Era un brav’uomo. E il pugno l’ha colpito. Non so bene quanto buono fosse il colpo, sebbene io abbia sentito il contatto. Se avesse voluto fingere un KO, non l’avrebbe mai fatto al primo round”.

La salita sul trono

E come se non bastasse a capire che ci si trovava di fronte al più grande pugile della storia, Muhammad Ali iniziò a difendere il proprio titolo con una serie di vittorie impressionanti: prima Floyd Patterson e George Chuvali negli Stati Uniti, poi il tour in Europa per difendere la sua cintura.

Henry Cooper a Londra, Brian London a Kensington, Karl Mildenberger a Francoforte, il campione d’Europa in carica: vittorie che resero Ali ancora più grande prima del suo ritorno negli States.

Ali vs Terrell: la famosa frase “come mi chiamo?”

Una volta in patria, il pugile statunitense batté a Houston Cleveland Williams prima di ottenere la possibilità di riconquistare il titolo WBC contro Ernie Terrell che l’aveva ottenuto dopo che fu tolto ad Ali.

L’incontro si tenne il 6 febbraio del 1967 all’Astrodome di Houston e Ali fu costretto ad arrivare fino all’ultima ripresa da un instancabile Terrell. L’incontro è passato alla storia per la domanda che Ali faceva ripetutamente al suo avversario colpendolo forte: “Come mi chiamo?”, visto che Terrell si era rifiutato di chiamarlo col suo “nuovo nome” dopo la conversione.

Successivamente Ali affrontò Zora Folley, battuto e umiliato sul ring e fuori.

La squalifica e il ritorno

“Nessun Vietcong mi ha mai chiamato ‘negro'”. La carriera di Muhammad Ali si interruppe a causa di una squalifica inflittagli dopo aver rifiutato di combattere in Vietnam e 5 anni di prigione per renitenza alla leva.

Così facendo, tuttavia, Muhammad Ali conquistò anche quel pubblico che lo aveva allontanato dopo la sua conversione all’Islam. Il suo era stato un “atto di sfida”, scrisse Jill Nelson, e quella scelta lo fece diventare un’icona ancora più importante a livello mondiale.

Ali vs Frazier: l’incontro del secolo

Nel 1970 Muhammad Ali ottenne nuovamente la licenza per combattere, mentre i suoi titoli WBC e WBA gli furono tolti, rimessi in palio e conquistati da Joe Frazier. 

Dopo aver battuto prima Jerry Quarry e poi Oscar Bonavena, Muhammad Ali ottenne la possibilità di combattere per il titolo mondiale dei pesi massimi contro Frazier, in quello che fu battezzato come l’incontro del secolo. 

Il match si tenne a New York e fu visto da milioni di persone in TV. Ali, tuttavia, non riuscì a battere Frazier e perse ai punti per decisione unanime, perdendo per la prima volta nella sua carriera. Dopo diversi incontri e un’altra sconfitta, contro Ken Norton, Ali ottenne una rivincita contro Frazier che, nel frattempo, aveva perso il titolo dei pesi massimi contro George Foreman. L’incontro che si tenne il 29 gennaio 1974 fu vinto da Ali che riuscì al secondo tentativo a battere Frazier.

L'incontro tra Muhammad Ali e Joe Frazier

Ali vs Foreman: “The rumble in the jungle”

Nel 1974 George Foreman, dopo aver battuto Frazier e Norton (gli unici capaci di battere Ali fino a quel momento), decise di voler combattere contro Ali e dimostrare la propria forza a tutti.

L’incontro divenne noto come “The Rumble in the Jungle” e avvenne il 30 ottobre del 1974 a Kinshasa, nello Zaire. Prima dell’incontro Ali non fece mancare gli insulti e le critiche verso l’avversario, appoggiate dal pubblico e dai suoi tifosi, così come poi fece durante il match stesso.

Ali vs Frazier: “The Thrilla in Manila”

Per la terza e ultima volta, per stabilire chi fosse il più forte in maniera definitiva, Muhammad Ali affrontò Frazier il 1 ottobre del 1975 a Manila, nelle Filippine. Un incontro che molti sostennero essere uno dei più brutali di sempre, dovuto al fatto che entrambi volevano vincere ad ogni costo.

Ma vinse ancora una volta Muhammad Ali, con il ritiro di Frazier prima dell’inizio dell’ultimo round. Quello fu l’ultimo grande incontro del pugile statunitense, considerando anche l’avanzare dell’età che gli portò problemi successivamente.

Gli ultimi incontri e il ritiro

Dopo aver battuto ai punti per decisione unanime sia Alfredo Evangelista che Earnie Shavers (considerato da Ali il più potente pugile mai affrontato), Ali Muhammad iniziò a perdere colpi sul ring e ottenne un’altra sconfitta contro Leon Spinks, perdendo il titolo nel 1978. Lo stesso, però, Ali riuscì a riconquistarlo nella rivincita contro Spinks.

Dopo quell’incontro annunciò il suo ritiro ma proprio non ce la fece a rimanere lontano dal ring per molto tempo. Nel 1980 provò a riconquistare il titolo WBC contro Larry Holmes ma fu sconfitto e successivamente tenne il suo ultimo incontro l’11 dicembre 1981 alle Bahamas contro Trevor Berbick, perdendo per decisione unanime.

Muhammad Ali all'angolo

Dopo il ritiro

Nel 1984 a Muhammad Ali fu diagnosticata la malattia di Parkinson. Nemmeno quest’ultima lo fermò nelle sue attività per il sociale e iniziò a combattere anche per sensibilizzare il male che lo aveva colpito, insieme a Michael J. Fox, anche lui colpito dal morbo di Parkinson.

Apparì come ultimo tedoforo alle Olimpiadi di Atlanta 1996 e presenziò anche a quelle di Londra come uno dei portatori ufficiali della bandiera olimpica alla cerimonia d’apertura. Il 3 giugno 2016, martoriato dalla malattia, Muhammad Ali morì, lasciando un’eredità importantissima dal punto di vista sportivo e sociale.

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Muhammad Ali, Giochi Olimpici di Roma 1960

Le miglior frasi di Muhammad Ali, la figura carismatica dell’uomo fuori dal ring

Il compleanno di Muhammad Ali non ci ricorda sono l’atleta ma anche per il suo lato umano. Le frasi di Muhammad Ali continuano ad ispirarci ancora oggi e questo ci fa capire quanto non siano solo le vittorie e le sconfitte a determinare la grandezza di uno sportivo ma anche la sua persona.

Volteggia come una farfalla, pungi come una vespa.

Dentro un ring o fuori, non c’è niente di male a cadere. È sbagliato rimanere a terra.

Un uomo che a cinquant’anni vede il mondo come lo vedeva a venti ha sprecato trent’anni della sua vita

Conclusioni: Muhammad Ali, gli 82 anni dalla nascita di colui che ha segnato la storia del pugilato

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