Design

CESARE CASTELLI, MILANO MAKERS E IL MONDO DELL’AUTOPRODUZIONE NEL DESIGN

 

Sono le quattro di pomeriggio di fine marzo, alla Fabbrica del Vapore tutto è movimento. Sono i giorni di allestimenti dentro e fuori gli spazi di via Procaccini. A breve Milano accoglierà uno degli eventi più attesi dagli appassionati di design: il Salone e il Fuori Salone del Mobile. Tutto sembra calmo, come nel Padiglione Messina dove ad accoglierci c’è Cesare Castelli fra i fondatori di Milano Makers. Lo spazio ancora è vuoto, ma il presidente è lì a studiare l’area affinché Sharing Design, la cui terza edizione è iniziata questo 2 aprile e sarà visitabile fino al 17, sia perfetta. Mi accoglie subito, iniziando a raccontare come si svolgerà l’evento «qui dove siamo noi ci sarà un bar, mentre i ragazzi che vedi stanno scaricando il materiale per allestire un palco per un’associazione che si occupa di terra cruda, attraverso delle tecniche di spatolatura giapponese creano degli oggetti meravigliosi». Mentre mi lascio trasportare dai suoi racconti, l’immaginazione continua a vagare, e fantastico su come si trasformerà il luogo…

Come è nata Milano Makers? 
Nasce nel dicembre del 2012, sull’onda di un’altra associazione fondata insieme ad Alessandro Mendini, che a sua volta era figlia dei tavoli del programma per le autoproduzioni di design di Pisapia quando era ancora candidato, al quale io avevo partecipato. Da sempre mi occupo di queste situazioni, sono quelle che più mi affascinano. Milano si Autoproduce, la prima associazione, però parte con un difetto del quale non ci eravamo accorti all’inizio: era troppo concentrata sulle realtà della città. Dunque, rendendoci conto dell’errore, abbiamo deciso di dare vita Milano Makers, appunto, che si concentra sull’autoproduzione, ma è aperta anche ad altre associazioni e ai designer residenti altrove.

Cosa s’intende per autoproduzione?
Sono persone che ideano, progettano e commercializzano le loro opere.

Come siete arrivati alla Fabbrica del Vapore?
Nel 2012 quando Boeri era ancora Assessore, qui in Cattedrale, organizzammo un primo censimento degli autoproduttori, seguito da una call per dare visibilità a tutti coloro che si occupano di promuovere i loro lavori. Volevamo permettere a tutti i designer di potersi far conoscere, senza spendere un capitale o trovare un’azienda produttrice. In particolare abbiamo cercato di far emergere anche la creatività femminile, che spesso non trovava spazio. Parlando con mia moglie, anche lei designer, ora nella mostra W. Women in Italian Design a cura di Silvana Annichiarico in Triennaleho capito infatti che c’era una forte discriminazione sessuale. Un po’ perché le figure di riferimento appartengono a una generazione desueta, un po’ perché non c’è la voglia di evolversi.

Cosa è cambiato con Milano Makers nel panorama della creatività?
Ora il designer riesce a promuoversi da solo. Non ha più problemi di andare a cercare le aziende. Abbiamo ottenuto anche degli ottimi risultati, molti dei creativi presentati hanno fatto strada. Diciamo che il nostro compito è incoraggiarli, il loro sapersi riproporre. Poi certo il fattore fortuna conta, come nel caso di Tomaso Schiaffino, nato a Reggio Emilia, ma di adozione milanese. Le sue lampade vennero viste dalla produzione della Grande Bellezza di Paolo Sorrentino, che le volle per la scena sul terrazzo durante la grande festa a casa di Jep Gambardella.

Come si animerà questa sala?
Prima di tutto non sarà “la classica sala”, ci sarà anche un bar per rendere tutto più coinvolgente. Delle ballerine di tango daranno vita a una perfomance durante la manifestazione: loro si fanno promozione e a noi fa gioco. Un po’ sulla scia dell’anno scorso, quando un gruppo di danzatrici del ventre entrò in Cattedrale, a nostra insaputa però, e animò l’evento. Poi ci sarà la mostra Together, sei coppie di designer, nella vita e nel lavoro, si sono cimentate nella progettazione di oggetti da tavola, realizzati poi da sei artigiani di Albissola. E molto altro…
Lei ha anche fondato Tam Tam, la non scuola di design?

Sì, Tam Tam è una scuola gratuita, diretta da Alessandro Guerriero. Differente dai classici modelli, si svolge proprio solo fra coloro che assieme intendono scoprire e scegliere nozioni, modelli, tecniche e metodi che gli si addicono. Quando la fondammo, prendemmo spunto da X Factor, nel teatro della Triennale organizzammo anche una sorta di show: i designer dovevano presentarci i loro progetti, le loro opere. Fu molto divertente, venne anche un senzatetto con una bottiglia di vetro avvolta nella carta, quasi ci convinse che anche quell’oggetto fosse puro design.

Quali progetti ha in mente Milano makers?
Ora stiamo partecipando a un bando della Fondazione Cariplo e a un crowfounding con il comune di Milano, il resto lo vedremo..

Ci salutiamo, da come Cesare Castelli ci racconta sembra che Milano possa diventare come New York, una grande metropoli in cui tutti i creativi possano e riescano a esprimersi al meglio.

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