Dizionario Arte

concettuale, arte

Tendenza artistica per la quale l’idea o le idee che un’opera rappresenta sono considerate la componente essenziale e il prodotto finito, se pure esiste, è considerato come una forma di documentazione più che un’opera d’arte. Le origini risalgono a Marcel *Duchamp, ma solo intorno ai tardi anni Sessanta del Novecento si poté parlare di un movimento riconoscibile sotto questo nome. La tendenza si irrobustì nei primi anni Settanta, diventando un fenomeno internazionale e spesso sovrapponendosi ad altri movimenti in voga ai tempi, quali arte povera, body art, land art e performance. Tutte queste tendenze furono interpretate come reazione al formalismo e al carattere commerciale della minimal art. Tuttavia, l’arte concettuale non fu estranea alle logiche di successo economico così come altre forme di avanguardia, perché numerosi commercianti vendevano la documentazione delle opere concettuali a collezionisti e musei. Queste documentazioni avevano diverse forme, tra cui fotografie, cassette audio e video, testi, mappe, diagrammi e istruzioni per l’uso, anche se alcune opere concettuali non possedevano alcuna fisicità: per esempio il Telepathic Piece (1969) dell’artista americano Robert Barry (1936) consiste in questa dichiarazione: “Durante la mostra cercherò di comunicare telepaticamente un’opera d’arte, la cui natura consiste in una serie di pensieri non trasferibili al linguaggio verbale o all’immagine”. Tra le altre sue opere citiamo il rilascio di piccole quantità di gas inerti nell’atmosfera e il fotografare il loro disperdersi (che era completamente invisibile). Scrisse: “Il mondo è pieno di oggetti, più o meno interessanti; spero di non aggiungerne altri. Preferisco semplicemente sottolineare l’esistenza delle cose in termini di spazio e tempo”.
Anche se parte dell’arte concettuale pretende di relazionarsi con serie tematiche politiche, gran parte di queste opere si riferisce deliberatamente a un’astrusa analisi di linguaggio o ad alcune personali eccentriche tematiche come nel caso di Barry; ma esponenti ed estimatori dell’arte concettuale vedono invece queste attività come domande aperte sulla natura dell’arte e come occasione di espansione dei suoi contorni. Robert Morris, per esempio, scrisse nel 1970 che “la separazione dell’energia dell’arte dalla noia della produzione di manufatti… riqualifica l’arte come energia capace di guidare un cambio di percezione”. Agli ignari o agli scettici, tuttavia, l’arte concettuale appare priva di senso e presuntuosa. Nel 1972 Keith Vaughan scrisse che il termine è una contraddizione esso stesso, essendo l’arte la realizzazione di concetti, e non solo il loro pensiero. L’iniziale entusiasmo per l’arte concettuale scemò alla metà degli anni Settanta, ma un certo ritorno di interesse ci fu a metà degli Ottanta (per esempio con le opere di alcuni esponenti di neo-geo); il termine neoconcettuale viene talvolta applicato a questo revival.

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