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Moda

La crisi del lusso: prezzi troppo alti anche per le fasce più benestanti

Il settore del lusso sembra essere entrato in un periodo di crisi, subendo un calo importante a fronte della crescita registrata nel post-pandemia. Il motivo? I prezzi alle stelle sembrerebbero star allontanando anche le fasce più benestanti degli acquirenti.

La crisi del lusso: prezzi troppo alti anche per gli acquirenti più benestanti

Il settore del lusso sta attraversando un periodo di calo nelle vendite e di una conseguente forte crisi, ma quali sono i motivi di questo down?

Le ragioni che più giustificano la crisi del lusso sembrano ruotare intorno all’aumento vertiginoso dei prezzi dei prodotti sul mercato, che restringe notevolmente la fascia degli acquirenti.

Le prospettive sembrano incerte, come affermato anche da Jean-Jacques Guiony, CFO di LVMH, ma ciò che è comprovato è che la maggior parte dei marchi del lusso abbiano focalizzato l’attenzione su una piccolissima parte di clientela, quella più abbiente, trascurando la fascia media e gli entry level, ovvero coloro che si avvicinano al mondo del lusso acquistando un solo prodotto, spesso anche considerato marginale, ma che potrebbero col tempo creare un rapporto più solido con la maison.

Beyond Money

La fascia più alta, quella denominata come “Beyond Money“, oltre i soldi, rappresenta l’1% dei clienti del lusso, pur essendo responsabile del 21% del fatturato di questi brand high cost, motivo per il quale le grandi case di moda hanno deciso di investire così tanto nella loro fidelizzazione.

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Questa élite rappresenta senza alcun dubbio un punto centrale nell’economia delle maison, ma dato lo scarso andamento e il periodo di crisi del lusso sarebbe necessario prendere in considerazione l’idea di riaprire le porte a un pubblico più ampio, considerando anche il fatto che nel post-pandemia le priorità e le spese principali di questa fascia si sono spostate dal fashion a viaggi, hotel e altri tipi di esperienze.

Inoltre, l’impellente necessità delle case di moda di puntare su fatturato e numeri ha avuto e continua ad avere un forte impatto su designer e direttori creativi, i quali devono dosare la propria creatività con il fine di proporre articoli che possano soddisfare i bisogni dei clienti, limitando di conseguenza la possibilità di stupire il pubblico e portare avanti il concetto vero e proprio del lusso.

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Per di più, notiamo come la personalizzazione sia una delle richieste principali di coloro che appartengono alla fascia “Beyond Money”, evidenziando la necessità di trovare unicità e individualità nel lusso e di continuare a stabilire una connessione personale con le maison.

Molte case di lusso, infatti, stanno puntando sull’organizzazione di eventi e anteprime riservate all’élite, in modo da coinvolgerla più attivamente e farla sentire sempre più parte della realtà aziendale. Così facendo, però, è inevitabile che una grandissima fetta di clienti “standard” venga esclusa, rischiando di penalizzare gravemente l’andamento economico a lungo termine.

 

Cucinelli

Tra le aziende più grandi del settore, quelle ad aver subito meno l’impatto della crisi del lusso sono state senza alcun dubbio Cucinelli, Moncler, Prada, Zegna ed Hermes, le quali hanno deciso di non sottostare alle nuove dinamiche e non abbassarsi totalmente al servizio della Finanza, rischiando di tagliare definitivamente le ali ai creativi.

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Prada SS25

Inoltre, il complesso periodo geopolitico che stiamo attraversando grava ancora di più sulla crisi del lusso: l’America ha fortemente rallentato gli acquisti, mentre la Cina li ha praticamente interrotti, spostando il proprio focus su nuovi brand asiatici molto promettenti, oltre a subire l’impatto della politica sovranista che impone di dare precedenza ai marchi locali.

Conclusioni: La crisi del lusso, il settore del lusso sembra essere entrato in un periodo di crisi, subendo un calo importante a fronte della crescita registrata nel post-pandemia.

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