Spettacolo,  Cinema

Dino Risi: 100 anni in 10 film

Il grande regista Dino Risi nasceva il 23 dicembre del 1916. In 10 film, la storia di chi ha cambiato (non abbastanza, purtroppo) il volto del cinema italiano

Dino Risi

Cosa sarebbe successo se Dino Risi avesse optato per la carriera di medico, alla quale era ormai destinato? Quali capolavori ci saremmo persi o a chi sarebbero state affidate le sceneggiature di film come “Il sorpasso” o “Il vedovo”, opere rese indimenticabili dal tocco cinico e sofisticato del regista milanese? Ecco dieci suoi film che hanno fatto la storia della commedia all’italiana.

POVERI MA BELLI (1957): una ragazza contesa (la procace e seducente Marisa Allasio), due ragazzi del popolo, genuini e tanto diversi tra loro. Lontano da ogni drammaticità, la commedia di Risi è lieve ed ironica e sarà di ispirazione per molti film successivi. Fantastica la colonna sonora di Piero Piccioni.

IL VEDOVO (1959): 

commedia nera sull’avidità e il lato oscuro del boom economico. Sordi, in stato di grazia, interpreta Alberto Nardi, pseudo-imprenditore romano e parvenu che vive di rendita alle spalle della moglie (una straordinaria Franca Valeri) e che è disposto a tutto pur di avere successo.

Il film più cattivo di Risi, in cui tutti i rapporti umani sono guidati dalle logiche del profitto e dell’opportunismo spicciolo: attualissimo, dunque. Splendido l’appassionato saggio dedicatogli da Tommaso Labranca: “Progetto Elvira. Dissezionando Il vedovo“.

IL MATTATORE (1960): il film che legò indissolubilmente Vittorio Gassmann al suo soprannome e anche quello in cui l’attore si è probabilmente divertito di più, esibendo tutta la propria straordinaria abilità trasformistica, che rivedremo, sebbene alternata agli istrionismi d’altri attori, nel film a episodi “I mostri“. Qui è Gerardo, allievo di Fregoli, truffatore incallito e senza remore.

UNA VITA DIFFICILE (1961): Monicelli (ne “La grande guerra”) e Dino Risi sono stati probabilmente gli unici registi capaci di dare ai personaggi mediamente meschini di Sordi il senso di una dignità. Dell’anima di Alberto Nardi de “Il vedovo” non c’era molto da salvare, mentre il giornalista Silvio Magnozzi riesce, nonostante peripezie e mille debolezze, a mantenere un volto umano fino all’esilarante e liberatorio conclusione di “Una vita difficile”. 

Forse sono le sue traversie politiche ad averlo segnato indelebilmente, salvandolo. Resta il fatto che la storia, sceneggiata dal superbo Rodolfo Sonego, è piena di momenti memorabili e persino poetici. Forse il film migliore di Risi.

IL SORPASSO (1961): 

Anche in questo film c’era lo zampino di Sonego, non accreditato, che desiderava affidare la parte dello sbruffone al sodale di sempre Alberto Sordi. Risi scelse Gassmann, quarantenne vitellone che vive a mille all’ora, ossessionato dalla velocità e dalle belle donne. Trascinerà, in un atipico on the road, il timido studente Roberto, sempre più contagiato dalla sua follia. Un film-manifesto sugli eccessi del boom economico e sui suoi tragici e grotteschi contrappassi.

I MOSTRI (1963): 20 spietati ritratti dell’italiano medio degli anni sessanta: familista, pavido, mammone, oppurtunista fino alla ferocia. Grande parterre di attori, tra cui brillano il quasi irriconoscibile Gassman, straordinario nella sua carrellata di personaggi biechi, e un magistrale Tognazzi.

VEDO NUDO (1969): un altro film a episodi. Qui centrato non più sulle generiche negligenze degli italiani ma più specificatamente sui loro tabù sessuali.

La parte del gigione la fa Nino Manfredi, di volta in volta nei panni di uno zoofilo a processo, di un travestito, di un frustrato prossimo alla follia, di un feticista e di un’onanista. Il film segue di sette anni “Boccaccio ’70, altro film a episodi a tema erotico, in cui spunta l’onirico e divertente “Le tentazioni del dottor Antonio”.

PROFUMO DI DONNA (1974): Quando gli americani ci copiavano i film…Tratta dal romanzo dello scrittore Luigi Arpino (oggi quasi  dimenticato), la storia – questa volta priva di spunti grotteschi – di un amore tragico. Una storia di solitudini e di sospensioni esistenziali. Magnifica la fotografia di Claudio Cirillo.

ANIMA PERSA (1977):

film nuovamente tratto da un romanzo di Giovanni Arpino un thriller gotico con al centro la storia di un giovane ragazzo ospitato a Venezia dallo zio, un ingegnere nevrotico che, assieme alla moglie cagionevole, gli nasconde un terribile segreto. Film sovrabbondante, espressionista, giocato sul topos letterario del sosia deforme.

LA STANZA DEL VESCOVO 1977): un film tutto sulla mascherà vorace di vita di Ugo Tognazzi, qui viveur ossessionato dal sesso e dalla vecchiaia.

Un personaggio alla Marco Ferreri rivisto da Dino Risi, che racconta in un giallo atipico, tratto dal romanzo di Piero Chiara, la storia di una donna giovane, di una misteriosa eredità, di un assassinio. In questo film c’è tutta la beffarda e malinconica brama di vita dell’ultimo Tognazzi diretto sempre alla grande dalla sua ipotetica nemesi, il chirurgico osservatore Risi.

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