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Falsificare è reato ma acquistare al risparmio penalizza il collezionista

Il mercato dell’arte è un jungla ma col buonsenso si può sopravvivere

Riproducevano con tratto eccepibile opere di importanti pittori del Novecento: De Chirico, Schifano, Morandi, Chagall. Poi li timbravano, li corredavano di autentica e li vendevano tra le province di Milano, Brescia, Cremona, Lodi, Pavia, Belluno e Treviso. Ma sono stati scoperti dalle forze dell’ordine e denunciati insieme ad altre 4 persone, sempre del nord italia.

Questo è il fatto di cronaca, che spunta sui quotidiani di oggi, ma che non ci stupisce più di tanto: il mercato dei falsari è sempre florido.
Ma come può succedere che un collezionista acquisti un’opera e poi scopra che non sia autentica? E’ molto più facile di quanto si immagini: non tutti coloro che acquistano sono esperti e di certo chi falsifica si impegna affinchè il lavoro sia fatto con cura. Ma ad aggravare la situazione è la possibilità di chiunque sia riconosciuto come “esperto” di fornire un “expertise” sull’opera in questione. Questo pone il collezionista in una situazione di completa buonafede nei confronti di colui con il quale sta facendo affari. A tal proposito la strategia vincente può essere quella di fidelizzarsi a un gallerista o mercante.

Ma nel caso di cronaca che ha scatenato la nostra curiosità salta all’occhio un dettaglio: l’opera di De Pisis dalla quale sono partite le indagini era stata acquistata per 12 mila euro, una cifra assolutamente fuori dalle stime per l’artista, che viene quotato almeno quattro volte tanto.

Pur ammessa la nota brama di alcuni collezionisti e la loro corsa all’acquisto, è necessario, per la propria salvaguardia, fare un minimo di ricerca e applicare alle azioni quel sano buonsenso che, a quanto pare, non è affatto scontato.

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