
FARHAN SIKI, IL BANKSY INDONESIAMO
Considerato il Banksy dell’Indonesia, più precisamente dell’Isola di Giava dove è nato, Farhan Siki quarantacinque anni è fra gli street artist tra i più apprezzati a livello internazionale. La sua ispirazione deriva dalla cultura popolare del XXI secolo, ne esplora i loghi, i marchi e i simboli. Attinge anche dalla storia dell’arte occidentale, ne estrapola le icone, le rielabora con una tecnica contemporanea carica di colore. L’Ultima Cena e l’Uomo Vitruviano di Leonardo, Adamo ed Eva di Michelangelo, gli autoritratti di Frida Kahlo sono solo alcune delle opere da cui parte per dare il via a nuove visioni.
Il tempo è passato da quando dipingeva sui muri di Yogyakarta per formarsi le ossa. I suoi lavori, ormai, sono entrati nel cuore del mercato dei collezionisti. Grafica e calligrafia, da giovane, erano fra le sue più grandi passioni, un esercizio di stile oggi diventato fondamentale per le sue composizioni. Disarmanti in ogni dettaglio. Il suo stile è pregno di satira, ironia, ma anche di autoironia perché riflette sull’arte quale elemento di consumo di massa. I getti di pittura, danno una nuova vita a ciò che siamo abituati a vedere.
Nella sua serie più famosa Mu (War) ami, oggi nella mostra Traces a cura di Rifky Effendi, riprende il progetto che Takashi Murakami ha progettato per Louis Vuitton e lo affolla scene di combattimenti tra uomini: aerei da guerra, fucili e mitragliatori, spazzano via il messaggio commerciale per imprimere qualcosa di più profondo. Con lui anche la Marylin di Andy Warhol, non è più perfetta, diventa una delle tante attrici su un palcoscenico controverso contemporaneo.
FARHAN SIKI. Traces
Fino al 30 settembre
Sede di Banca Generali Private Banking, Milano
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