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Francesco Rosi a Berlino

Il maestro alla 58a edizione del Festival per ricevere L’Orso d’Oro alla carriera

Francesco Rosi, che nel 1962 vinse l’Orso d’Argento per Salvatore Giuliano, oggi è a Berlino per ricevere l’Orso d’Oro alla carriera. In un’intervista a un critico francese, si racconta.

"Per chi come me è nato a Napoli, una delle più belle città del mondo, ma anche una delle più contraddittorie e problematiche, per chi come me – racconta Rosi – fin da giovane ha sentito il bisogno di aprire i libri di storia per comprendere la realtà della sua città e di questo mondo, per chi si è formato nella dittatura della verità e nel continuo contrasto, tipicamente napoletano, tra razionalismo e passionalità, tra filosofia e sentimento dell’irrazionale, il cinema è stato quasi naturalmente il linguaggio da scegliere. Prendete il caso attuale dell’immondizia che soffoca il mio paese. E’ una storia antica, non si può risolvere con un colpo di bacchetta magica o con facili formule, affonda nel malgoverno, nell’interesse criminale, nella collusione magari involontaria fra i poteri che governano una realtà così difficile e diventa una grande metafora che ci accompagna da troppo tempo. Napoli, sotto una buccia folcloristica, nasconde una realtà di miseria, di rabbia, di sopraffazione e di contrasto tra il nord e il sud del mondo, che da sempre abita il mio cinema".

"Quando, all’epoca del neorealismo, si cominciò a parlare in modo diretto con lo spettatore, a filmare la gente vera nelle strade, a scrivere il ritratto del nostro paese in modo diverso e nuovo, apparve subito chiaro che il sud e la questione meridionale erano aspetti cruciali della nostra società – conclude il regista – direi addirittura che l’arte, in quel caso come in tanti altri, seppe arrivare prima, capire prima e non solo profetizzare".

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