Libri

Galline in doppia fila di Carlotta Magnanini

 

Carlotta Magnanini. Si trova in tutte le librerie il primo libro di Carlotta Magnanini (giornalista, collaboratrice di “Marie Claire”, “La Repubblica“, “L’Espresso”), Galline in doppia fila, spassosissimo esordio letterario che descrive tipologie, manie, e schizofrenie pescate dall’inesauribile pollaio dei single contemporanei.
Un libro che va giù veloce come un bicchiere di prosecco e dove a tratti si ride di gusto (occhio a leggerlo in luoghi pubblici). Perfetto per chi nonostante l’autunno alle porte non ha perso la voglia di sorridere e di dire “Gallina a chi?”

La prova? Leggete l’esclusivo estratto qui sotto.

Cartellini rossi
Vieni qui guarda quello ti prego guar-da-lo! No che fai, non quello là, non la sottospecie di gobbo di fianco al ciccione. Uffa, nemmeno il nano dietro a miss gambastorta, no, quello. Laggiù. In fondo. Di fronte al nasone. Guardalo. Noti niente? Guardalo bene. Pazzesco, no? È dall’85 che non zampettavano in giro. I jeans sfran-gia-ti. Ma ti prego, dai…

Li avrà fatti sfrangiare alla mammina, magari sta pensando di cucirci pure la toppa con Paperino. E poi che chicca, portati con cosa? La giacca. Ma io mi chiedo, i jeans e il blazer? Blu! Da sco-la-ret-to. E quella camicina color zucchero filato sotto? Del tipo «Aiuto mi si è tinto il bucato di rosa confetto»? Parliamone. Anzi guarda lascia stare non ne parliamo più, mi sono già annoiata da me. Micky, per favore, andiamo via prima di vedere qualche spallina imbottita o del fucsia.

Sempre che non sia troppo tardi, perché… Beccati quell’altro lì, ore undici, e dimmi che non sto sognando. Sono davvero delle Pumberjack quelle laggiù? Là sotto, brava, proprio quel piedistallo di stronzo: sono Pumberjack?! Senti, gli scatto una foto col telefonino, devo farle vedere subito a Gaia.
Gliela mando… Ecco, che si diverta anche lei.
No ma in che posto siamo finite? Vernissage lo chiamano? È l’inaugurazione di un incubo. No, grazie, la tartina pescespadamelone te la mangi tu, insieme allo spumino di tiramisù nel bicchierino che, senti, ne abbiamo proprio le tasche piene dal 2002, di ‘sti shottini e antipastini e finger food, piuttosto passami un altro po’ di grana, va’ là, almeno com batto l’osteoporosi.

Carlotta Magnanini

Dicevamo del tuo nuovo istruttore di merengue… Figo? Sì va be’, può essere anche Raoul Bova ma, senti, un istruttore di merengue proprio no, eh? Quoziente intellettivo zero. E invece tu ci staresti mai con un fisiatra? Come ti sembra come attività? No perché c’è questo, si chiama Alfio, che non mi sembra male: moro, alto, carino, denti tutti a posto, belle spalle, anche abbastanza simpatico… ma il fisiatra? Boh, mi sembra un po’ un voglio-ma-nonposso, del tipo che in mancanza dei dottori corrono anche i paramedici. No? Mah, senti, che te lo chiedo a fare a te, hai tre mesi nel pedigree con un personal shopper e non fai proprio testo. Il personal shopper. Che manco avesse tutto ‘sto gran gusto, ‘sto gran know how. Ma l’hai presente?dice Carlotta Magnanini  Si vestiva come mio nonno, la fantasia di un bancario, sempre completino-cravattina Hermès, sai che fantasia. Un po’ come questo qui… L’hai visto? Madonna, un altro po’ di capelli ed è pari pari a Mafalda. Un Mafaldo vestito come un becchino. Come dici? Massì, beviamoci pure un altro bicchierino. Senti, ci sediamo che c’ho dodici centimetri di tacco? Ecco appunto qui, su questo cubo, sempre che non sia una scult… ma ti ricordi all’inaugurazione di quell’artista, comesi chiamava?, dai, quella dove da mangiare c’erano solo cozze crude, hai presente?, sì, che io mi sono seduta su una performance! Che ridere, che ridere… Basta però che adesso non si avvicini ness… Ah sì? Piacere, io Loretta. Mmh…No non penso, io lavoro alla contabilità. Si figuri. Arrivederci, a presto! Bene. Ci stava provando, no? Tu che dici? Secondo me ci stava provando. Carino, no? Hai da accendere, hai una siga, dai che ho voglia di fumare. Ma chiaro che si può, siamo all’aperto e fa anche un freddo bestia. Ti dicevo, Alfio. Dov’è andato? Mi sta guardando? Come chi è Alfio? È il fisiatra, il voglio-ma-non-posso! Be’ vabbè, adesso sta parlando con quella perché io gli ho dato il due di picche, chiaro, ma vuoi mettere? Lei è un roditore. Con quel po’ po’ di borsa di Fendi, peraltro, non so se hai notato il dettaglio Come-ti-investo-la-tredicesima-in-banalità, ma povero topino.

Carlotta Magnanini

Gli uomini proprio non ce la fanno a distinguere la classe da un asilo nido, eh? Bella vero? La classe da un asilo nido, ah! Non sono affatto ubriaca, figurati, per due prosecchi. Come, cinque? E vabbè, cinque, che vuoi che siano, con ‘sti bicchierini da bambola poi…

Dov’è ora? Ah, ma prima mi guardava, vero? Appunto. Ma è uscito poi con quella? Chi se ne smandrappa. Senti, stenderei un velo pietoso anche su questo salmone, eh? Sa di piedi. Non trovi sappia di calzino? E poi cha fantasia: tartine al salmone affumicato… A un vernissage. Roba da matti.

A proposito di piedi, che mi dici di questo smalto? Ma va’ là, il Rouge Noire ha rotto le palle, questo qui si chiama Irresistible, lo alterno al Ballerina, perché se vesto di nero… Ecco adesso ti scongiuro, voltati. Proprio quello, con i baffetti. Non ti sembra la peste bubbonica?

Micky, tu ormai non sei più capace di discernere, deve essere stato per colpa del personal shopper. Io non so proprio come facessi a stare con uno dotato di quei manini. Quando ti accarezzava non ti faceva il solletico? Al buio non sentivi come se un millepiedi stesse giocando all’Allegro Chirurgo con i capezzoli? Il palmo era ok, poteva anche andare, ma quei ditini erano terribilmente conici. E corti, cortissimi. No, senti, non sono una criticona, è che la gente è brutta. Mica è colpa mia, macché maligna, io mi limito a re-gi-stra-re. E adesso registra un po’ quell’ipertanghero, poi dimmi: esagero? Eh? Hai visto il risvolto dei pantaloni? Ecco. E poi sono io. Senza contare la stronzettaggine media della gente, oltre alla bruttezza. Perché se uno è brutto almeno che cerchi di essere meno stronzetto, no?

Carlotta Magnanini

Esempio. L’altro giorno ero al parco con il figlio di Claudio e l’infido mi chiama per comunicarmi che il ferragosto lo passa a Genova dalla moglie. Cosa ho fatto? Ovvio che l’ho silurato. Ma certo, per di più al telefono così, sui due piedi. Poi mi sono ciucciata il pomeriggio di ferragosto al cinema, puoi immaginarti lo spasso, in tutta la sala eravamo io e un altro pirla che per tutto il film non ha fatto altro che ripetere il suo nome sottovoce: Robertorobertorobertoroberto… Eh già. Un sottosviluppato, poveretto, con dei problemi. Lo so, chiaro che ho fatto bene a lasciarlo, lo so benissimo. Be’, no. Per adesso no, ma tanto lo so che prima o poi mi richiama, scommettiamo? E poi senti, se non mi richiama tanto meglio così, non è che fosse questo grande affare. Pensa che coi tacchi lo supero di un buon due centimetri, mi ci vedi tu ad andare in giro con un elfo? Un nano da giardino. Poi ti dico una cosa, ma prometti, prometti che non la dici nessuno, almeno finché non mi richiama – ma se non mi richiama puoi dirla a chi ti pare, anche al mondo, col megafono, tanto che mi frega. Ha-la-for-fo-ra. Il suo bagno è pieno di shampoo antiforfora.

Carlotta Magnanini

Ti viene in mente uno smorzalibido più deflagrante? No senti, io a farmi carina e spalmarmi di cremine e profumarmi prima di andare a letto… Nel gabinetto di un produttore di neve da spalla che quando indosso i tacchi mi arriva all’ombelico. Non esiste. Tutto questo mi ricorda un po’ Matteo. Sornacchiava fragorosamente. Lo sentivo sotto la doccia, sempre, tutte le mattine appena sveglio, io a letto e lui a lavarsi e sornacchiare. Credo col naso, ma anche un po’ con la gola, un mix di fauci. Scaracchiava, era or-ren-do. E io rimanevo a letto a pensare: «Ma se questo fa così a quaranta, a cinquanta che fa?» allora amen. No, grazie, piuttosto prendo un’altra tartina… Esatto, questa qui alle uova di lompo. Lompo. Gran lusso, eh? Tanto valeva le cozze, no? Ascolta, io non posso stare con uno che la mattina fa quei rumori. Im-pos-sibi-le. Per non parlare di come impugnava le posate Nicolò, te lo ricordi? Una bestia. Mai visto tenere un coltello in quel modo, lo impugnava come una penna, appena sotto la lama e stava lì a scardinare nel piatto. A pensarci bene, manco sapeva impugnare le bacchette da sushi. Nel 2008, eh già…Non hai idea della vergogna ogni volta – cioè le uniche due – che siamo andati al giapponese lui i rolls li ta-glia-va. Da impazzire. Hai visto quell’altro? Là, di fianco al collage: gli hai visto la cravatta?

Davvero brutta. E che avrà da guardare poi? Senti, a me sta cominciando a far male il popò, andiamo a vedere da vicino ‘sta roba, almeno facciamo due passi, che coi tacchi di dodici centimetri è tutta ginnastica pelvica. Multiorgasmica, ho letto. Tu le fai le contrazioni? Io avevo cominciato, un po’, poi mi sono rotta, da seduta si vedeva che sobbalzavo come per un singhiozzo.

No no, via dal collage che c’è quel tizio che sembra un formichiere… Andiamo di là, ma lontano dai neon per carità, che mi si vede la couperose. Insomma, dici proprio che se ne è andato? Ma mi aveva parlato, voleva attaccar bottone, mica me lo son sognata, no? Ma ti rendi conto? Quel gran dispiego di smancerie per cosa, poi? Tutti così. Gettano l’amo, tu stai lì carina e sorridente ad abboccare e poi? Dietrofront a gambe spiegate.

Pazzesco, guarda, io proprio non so più che fare. Davvero, non so più come comportarmi oltre a essere sempre, dico, sempre, di-spo-ni-bi-lis-si-ma, io mi sono proprio rotta di essere così alla mano. Perché mi vedi, no, come sono? Non parlerei male nemmeno di Hitler, non farei male manco a una mosca. Poi sfido che se ne approfittano. Boh, essere buoni per cosa poi, per chi? Ecco, ad esempio, hai visto quello?

Guarda, guar-da-lo. È tutto inutile. Sono così schifosi, vedi, non se ne salva uno, vero? Tutti così: or-ri-bi-li.

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