Arte: Gino Rossi l'arte tra la Guerra e il manicomio
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Gino Rossi: l’arte tra la guerra e il manicomio

Gino Rossi (1884 – 1947) è stato un grande artista avanguardista nella sfera pittorica veneziana, la mostra nella Galleria di Ca’ Pesaro a Venezia sarà un forte tributo.

Questa mostra metterà in dialogo anche le Collezioni di Fondazione Cariverona. Curata da Luca Massimo Barbero ed Elisabetta Barisoni, punta a restituire il merito artistico.

DAL 22 FEBBRAIO AL 20 MAGGIO 2018 L’ARTE DI GINO ROSSI DIALOGHERA’ A VENEZIA CON LE COLLEZIONI DELLA GALLERIA INTERNAZIONALE D’ARTE MODERNA

Sono passati 70 anni dalla scomparsa di Rossi, oggi l’attenzione nei suoi confronti torna ad essere quanto mai viva e concreta nonostante i pochi anni di attività. Anni brevi sì, ma dal canto loro intensissimi perché Rossi era tutto fuorché un pittore convenzionale.

Era un veneziano di buona famiglia con il grande desiderio di viaggiare, quelli erano gli anni della gettonatissima Parigi. Tanto che nel 1907 Rossi parte insieme all’amico nonché collega Arturo Martini.

Parigi si sa a quel tempo era la culla dell’arte e della vita, tutti, ma proprio tutti gli artisti dell’epoca almeno una volta dovevano passarci. Una meta tanto importante da influenzare i suoi artisti in una visione internazionale senza eguali.

Rossi non è esonerato dall’influenza artistica parigina, abbraccia l’inclinazione pre-cubista, quella dei Fauves e torna in Italia con un bagaglio culturale di tutto rispetto.

Parigi, Ca’ Pesaro, la Guerra e il manicomio

Ca’ Pesaro era un luogo fertile per portare avanti le lezioni apprese nei viaggi e darne testimonianza materiale e artistica. Era anche il luogo che ha coltivato le prime tendenze e con sé le prime esposizioni di grandi nomi. Come Felice Casorati, Umberto Boccioni, Pio Semeghini, Arturo Martini e ovviamente Rossi.

Nell’arte di Gino Rossi a colpire è l’istintività, il contorno ben delineato – forse fin troppo marcato – i colori falsamente irreali e un’arte vicino a quella di Cezanne.

Dalla lezione parigina all’umiltà artistica

Era un anti-convenzionale, anti-maniera il suo gusto era portato verso la verità, anche cruda e graziosamente popolare. Come attestano le opere che ritraggono i pescatori, le donne mal vestite, non certo conformi al gusto che l’epoca imponeva. Eppure questi soggetti umili, i contesti disagiati erano così veri che era impossibile non fissarli sulla tela e renderli meravigliosamente immortali.

Era di un Espressionismo gentile e veritiero da discostarsi dal suo mondo di origine qual era la borghesia, per seguire la sua più interiore inclinazione. Non solo artistica ma anche di vita, perché alla vita luminosa a Venezia preferì quella fatta di stenti sull’isola di Burano.

Poi arrivò la Prima Guerra Mondiale ad aumentare la drammaticità pittorica e umorale dell’artista, fu così che la sua arte si intrise di dolore. Questa parentesi durò fino alla fine della sua vita, segnata ancora di più dall’internamento in manicomio nel ’26, in quello stesso anno decise di smettere di dipingere per sempre.

Galleria Internazionale d’Arte Moderna Ca’ Pesaro, Venezia: come arrivare

 

 

 

 

 

 

 

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