Libri,  Musica

Giorgio Gaber – L’illogica utopia

C’è tutto o quasi. Il Giorgio Gaber del rock and roll, le canzonette…

Sono 40 anni ormai. Un trentunenne Giorgio Gaber si presentava per la prima volta davanti al pubblico milanese con il suo Teatro Canzone. Il Signor G debuttava al Piccolo Teatro. “No, non come Gaber. La G è una pura combinazione: G è l’uomo in grigio che sogna a colori.” Diceva allora. Dopo ne abbiamo viste di ogni. Lo stesso Gaber che nel 1970 buttava alle spalle il suo mondo di canzonette, ha vissuto l’evoluzione sociale e politica fino alla sua morte.

Naturalmente raccontandolo, dal suo punto di vista, questo percorso pubblico. Lui che anarchicamente fuggiva il collettivo, fino all’allontanamento puro, al rifugiarsi in campagna, come minacciava in Io se fossi Dio. Un’affermazione che contraddiceva Libertà è partecipazione, ma segnava sicuramente il disagio del tempo. Non dimentichiamoci che Io se fossi Dio uscì nel 1980, in un difficile momento per la democrazia, dopo il sequestro Moro e prima dello smantellamento delle Brigate rosse.

È una delle canzoni più dure scritte da me e Luporini. Un urlo di rabbia contro lo strapotere dei partiti che stanno invadendo a poco a poco ogni ambito della nostra vita.” E naturalmente nessuno voleva pubblicare il pezzo, che uscì in disco singolo, inciso su una sola facciata per la F1 Team. Canale 5 lo censurò addirittura dal concerto di piazza Duomo.

Lo sviluppo artistico/culturale di Gaber è stato lungo, creativo e controverso. Il libro Gaber – L’illogica utopia, curato da Guido Harari, ci aiuta a comprendere il percorso personale dell’artista. Il sottotitolo recita Un’autobiografia per parole e immagini e già questo rivela il suo contenuto. Gaber si racconta attraverso manoscritti, articoli di giornali e rotocalchi, inediti e non, naturalmente con un’infinità di immagini.

Guido Harari è un famoso fotografo e critico musicale. Ha seguito diverse band ma anche singoli artisti nelle loro tournée, un po’ alla Almost Famous, con la differenza di avere già tra le mani una professionalità. Grazie a questo, e naturalmente alla sua mano felice con l’obiettivo, è passato in fretta dalle copertine delle riviste musicali alle cover dei dischi di grandi interpreti, anche internazionali.

Nel libro in questione ha coniugato efficacemente il pensiero di Gaber alle immagini che lo rappresentano, dai primi passi alla sua scomparsa. C’è tutto o quasi. Il Gaber del rock and roll, le incisioni, le canzonette, il cantautore, la televisione, gli amori, le collaborazioni con altri artisti, gli anni dell’impegno, il Signor G e i suoi fratelli. Nella lussuosa edizione di ChiareLettere, di ben 320 pagine, compaiono anche numerose copertine a colori dei vinili, nonché i provini e i 45 giri di plastica.

Un’opera davvero importante, poiché non c’è nulla di romanzato, ma semplicemente il Giorgio Gaber che si/ci racconta.

Vorrei finire con una frase dell’artista che lo stesso Harari ha usato per chiudere il libro, a dimostrare la sua non appartenenza al pensiero comune, a tutti quelli che non perdono occasione per poter dire io c’ero.

E io non c’ero
mi sembrava strano ma vero
forse ero in bagno o forse ero distratto
ma in quel momento han fatto proprio tutto.”

di Marcello Moriondo

Vuoi ricevere Mam-e direttamente nella tua casella di posta? Iscriviti alla Newsletter, ti manderemo un’email a settimana con il meglio del nostro Magazine.

CLICCA QUI PER SAPERNE DI PIÙ!