Dizionario Opera

Goti, I

L’opera è oggi ricordata soprattutto perché all’indomani della ‘prima’, e indipendentemente dai suoi valori artistici, fu salutata come una vittoria della ‘musica dell’avvenire’, contrapposta alla tradizione del melodramma nazionale, ormai considerato un genere incapace di rinnovarsi in un paese congenitamente provinciale. In realtà, proprio nello scambiare I Goti per un melodramma in linea con le tendenze stilistiche d’oltralpe, i sostenitori di Gobatti mostravano di essere, più degli stessi ‘tradizionalisti’, incapaci di comprendere alcunché della musica di Wagner o dei partigiani della ‘musica dell’avvenire’. I Goti – composta su un libretto che si inserisce agevolmente in quella maniera originatasi in seno alla Scapigliatura, ma già partecipe di un orientamento nuovo, vicino alla ‘giovane scuola’ – propone una fosca vicenda intessuta di odi e di congiure, unico reale e paradossale punto di contatto con certa soggettistica d’oltralpe. In realtà, dal punto di vista costruttivo, l’opera non rinuncia affatto al formulario melodrammatico in uso ancora al tempo (un formulario verso il quale, in realtà, Verdi aveva mostrato di possedere margini di autonomia ancor più ampi); mentre, quanto all’impiego di uno stile che inclina spesso al declamato, la mancanza di melodia denuncia non tanto un deliberato disegno costruttivo, ma piuttosto una reale carenza di ispirazione. Tuttavia la levata di scudi in favore di Gobatti non interessò solo uno sparuto gruppetto di facinorosi, quanto l’intera città di Bologna, sindaco in testa, e persino letterati della statura di Panzacchi e di Carducci (lo stesso Gobatti fu insignito della cittadinanza onoraria). Si trattò in definitiva di una vera e propria disputa campanilistica tra la città di Bologna (che per prima aveva accolto Wagner, e con successo) e Milano che, dopo la definitiva rappacificazione con Verdi (sancita dalla rappresentazione della Forza del destino nel 1869) e il disastroso fiasco del Tannh&aulm;user , era vista come la Mecca della tradizione; non per nulla, anche dopo il definitivo superamento del ‘caso Gobatti’ (ratificato due anni più tardi dal fiasco clamoroso della sua successiva opera, Luce , del 1873), Bologna continuerà nella sua politica antitradizionalista (si pensi, anche solo per rimanere in ambito nostrano, alla ‘prima’ del nuovo Mefistofele di Boito nel 1875). Una lettura anche superficiale dello spartito rivela un’insolità povertà di scrittura che, praticamente incapace di emanciparsi da una costruzione a due parti reali, si complica attraverso l’impiego di procedimenti armonici non ortodossi e di modulazioni non sempre logiche; non mancano naturalmente un cauto e anche un po’ ingenuo impiego dei motivi conduttori e un generico uso del cromatismo, ma entrambi si rivelano incapaci di determinare un linguaggio di autentica efficacia drammatica.

Type:

Tragedia lirica in quattro atti

Author:

Stefano Gobatti (1852-1913)

Subject:

libretto di Stefano Interdonato

First:

Bologna, Teatro Comunale, 30 novembre 1873

Cast:

Amalasunta, regina de’ Goti (S); Teodato, signore goto, suo cugino (Bar); Sveno, giovane patrizio romano (T); Lausco e Svarano, capi guerrieri (B); Gualtiero, guerriero goto, amico di Sveno (Ms); guerrieri, araldi, sacerdoti, signori goti, congiurati, dam

Signature:

a.p.

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