Dizionario Opera

Gwendoline

All’epoca della composizione di Gwendoline , Chabrier sospirava da tempo l’occasione che gli consentisse di redigere un dramma musicale esemplato sul modello del teatro wagneriano, a cui si era accostato con entusiasmo già da qualche anno; dal canto suo Mendès aveva il testo pronto fin dal 1879, e aspettava solo di conoscere un compositore adatto a trascrivere in chiave francese i principi della poetica wagneriana. L’incontro fu quindi provvidenziale per entrambi; il risultato, però, non convinse i teatri della capitale, che delusero le speranze di Chabrier in una rappresentazione parigina del suo lavoro: solo Lamoureux volle dirigerne alcuni estratti già nel 1884, ma per un allestimento completo fu necessario attendere il 1886 e la disponibilità del Théâtre de la Monnaie.

Atto primo . Sulle coste della Gran Bretagna, in età barbarica. È l’alba e Gwendoline è turbata, perché ha sognato che un danese l’avrebbe portata via con sé; mentre si confida con le amiche, irrompe una schiera di invasori danesi, capeggiati dal terribile Harald. Provocato dalla fierezza del vecchio Armel ormai prigioniero, Harald sta per ucciderlo, ma è trattenuto da Gwendoline, la cui grazia lo folgora; dopo un lungo colloquio con la giovane donna, Harald ne chiede la mano ad Armel, in cambio della pace.

Atto secondo . La cerimonia nuziale è in realtà un pretesto, colto da Armel per uccidere a tradimento i nemici. Intuita la verità, Gwendoline tenta invano di mettere in guardia Harald, che si sottrae al suo amplesso solo quando le grida dei compagni lo chiamano disperatamente in soccorso.

Atto terzo . Circondato dai sassoni, Harald viene trafitto da Armel; alla vista dell’amato morente, Gwendoline si pugnala e muore abbracciata a lui.

Il rogo finale, con l’invocazione dei due amanti al Walhalla, costituisce il rimando più manifesto al mondo wagneriano; anche la ballata della filatrice, cantata da Gwendoline nel secondo atto, o certi temi guerreschi legati ad Harald, riconducono idealmente a Wagner. Il testo di Mendès, d’altro canto, è costellato di echi della mitologia classica, sovrapposti ad alcuni luoghi comuni del grand-opéra più spettacolare e alle rivisitazioni in chiave epica delle vicende di Romeo e Giulietta: Chabrier intendeva forse alludere proprio a questa miscela di influssi disparati, quando definiva Gwendoline «un estratto Liebig in musica». Indubbiamente la componente eroico-passionale, che finisce per dominare l’opera, era estranea alle corde più intime della sensibilità di Chabrier, e inibì il libero flusso della sua vena. Ciononostante anche quest’opera offre pagine di straordinaria limpidezza, riuscendo in parte a ovviare alla scarsa caratterizzazione psicologica dei due protagonisti, visti più come promanazione dei rispettivi ceppi etnici che come individualità ben definite. Il coro iniziale, con cui i sassoni salutano l’alba, si arricchisce delle risonanze di un secondo coro a bocca chiusa, situato dietro le quinte (con un effetto che d’Indy riprenderà sia in Fervaal sia nell’ Étranger ); la freschezza dell’arioso in cui Gwendoline descrive a Harald le tipiche occupazioni muliebri (“Nos lances sont des aiguilles”) irradia quella grazia mista a ésprit che contraddistingue le pagine meglio riuscite di Chabrier. Alle episodiche scivolate nell’innodia trionfalistica e guerresca si contrappongono pagine di raffinata strumentazione, in cui i diversi piani sonori riescono a sovrapporsi senza confondersi; la lucida geometria di Chabrier riesce a trapelare anche sotto le infiltrazioni wagneriane, e il dosaggio dei timbri infonde credibilità anche al coup de foudre del primo atto, dilatato in un ensemble de perplexité di stupefatta commozione.

Type:

Opera in tre atti e quattro quadri

Author:

Emmanuel Chabrier (1841-1894)

Subject:

libretto di Catulle Mendès

First:

Bruxelles, Théâtre de la Monnaie, 10 aprile 1886

Cast:

Harald, danese (Bar); il vecchio Armel, sassone (T); Gwendoline, sua figlia (S); Aella (Bar) ed Erk (T), servi di Armel; danesi, sassoni, fanciulle

Signature:

e.f.

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