
Harry Styles, icona del gender fluid. É sua la copertina di Vogue
Harry Styles nella copertina di Vogue America di Dicembre. Continua il cammino della moda verso il gender fluid

Harry Styles icona del gender fluid. Primo uomo, nei 128 anni di storia di Vogue America, ad avere una copertina interamente dedicata a lui. Le foto di Tyler Mitchell espongono un messaggio chiaro: continua l’ennesima battaglia sposata dalla moda, quella del gender fluid. Il rifiuto della costruzione binaria del genere. Ogni volta che metti le barriere nella tua vita, ti stai limitando. Così parla la giovane star, 26 anni, carriera avviata nel mondo della musica con un probabile terzo album in uscita, protagonista della miniserie creata da Alessandro Michele per la presentazione della sua nuova collezione. É proprio il direttore creativo di Gucci ad aver disegnato gli abiti per il servizio, e a definire Harry come l’uomo rappresentate della nuova era. L’ex One Direction altre volte ha supportato questa battaglia. Era il Met Gala 2019 quando, affiancato sempre da Michele, si è presentato con un look significativo: tuta nera con camicia trasparente di organza nera ornata da pizzi e volant, il tutto accompagnato da un orecchino di perla a goccia.

Non solo Harry Style con Gucci
Gucci è stato il primo, fin dal 2015, ad abbracciare e farsi portavoce di questo messaggio. Ora però sono tanti i brand che hanno presentato collezioni che superano il concetto di genere. Anche Nicolas Ghesquière, direttore creativo di Louis Vuitton, ha proposto per la collezione Spring/Summer 2021 abiti dal taglio ibrido, che descrivono una generazione che non si definisce in base alla propria identità di genere. Una moda che non vuole ispirare, ma affrontare un tema urgente della realtà sociale. Anche i brand del fast fashion hanno provato già da qualche anno a sposare questo messaggio. Nel 2016 Zara, colosso del fast fashion, aveva lanciato una collezione Ungendered, capi neutri pensati per lui e per lei. Lo stesso Asos, è-tailer britannico, ha proposto una collezione unisex chiamata ‘Collusion’. Non mancano le polemiche: dopo la pubblicazione della copertina di Vogue, Candace Owens, autrice e attivista pro-Trump ha twittato il suo disappunto al grido di ‘Ridateci i maschi macho’.
Le battaglie della moda
La moda si è sempre impegnata per le tematiche sociali, diventando media per la trasmissione di messaggi che la realtà contemporanea richiede. L’emancipazione femminile, la liberazione nelle prime decadi del ‘900 del corpo femminile, intrappolato nella scomodità dei bustini e delle gonne lunghe. Il Power Dress di Giorgio Armani degli ’80, quando eserciti di donne manager indossavano il Business Suite. La donna che acquisisce potere facendo proprio il guardaroba maschile. Ma ora si guarda oltre, verso il superamento definitivo della divisione binaria di genere. Non esistono più schemi e divisioni, non è più il genere che definisce l’identità di una persona.

In Italia-Achille Lauro
In Italia il simbolo di questo movimento è il cantante Achille Lauro. Dalle mise sfoggiate a Sanremo alla copertina del suo ultimo lavoro. L’artista romano non vuole essere categorizzato ne nella vita privata e tantomeno nella musica.

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