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Hotel Rigopiano: una tragedia senza verità, da cinque anni i parenti delle 29 vittime chiedono giustizia

Cinque anni fa la valanga all’Hotel Rigopiano: ancora nessun processo

Cinque anni fa, nel pomeriggio del 18 gennaio 2017, una valanga di neve colpì l’Hotel Rigopiano, nel comune di Farindola in provincia di Pescara. L’impatto della neve, unita a detriti e tronchi d’albero, fu così violento che l’edificio ruotò di 13 gradi e si spostò di una decina di metri.

Delle 40 persone presenti al suo interno ne morirono 29. E sono 25 gli imputati nel processo penale in corso, che stabilirà le responsabilità legate sia alla costruzione dell’hotel sia al ritardo dei soccorsi. Ma, ad oggi, questo processo deve ancora cominciare. I parenti delle vittime dopo cinque anni chiedono ancora giustizia.

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Cos’è successo quel giorno all’Hotel Rigopiano

Tra le 16.45 e le 16.49 del 18 gennaio 2017, una valanga si stacca dal monte Siella andando a travolgere l’Hotel Rigopiano, ex rifugio del Cai a 1.200 metri di altezza poi trasformato in resort. La slavina percorse in pochi secondi la vallata di 2 km, colpendo l’albergo e disintegrandone i piani superiori.

La prima richiesta di soccorso arriva da Giampiero Parete, ospite dell’albergo insieme a moglie e figli. Era uscito dall’edificio per andare a prendere dei farmaci per la moglie quando vide l’albergo completamente spazzato via.

Quella stessa mattina, però, si erano verificate quattro scosse di terremoto di magnitudo superiore a 5, a solo 45 km di distanza dall’hotel. Gli ospiti si erano molto spaventati e si erano radunati nella hall aspettando che la strada fosse liberata per poter lasciare la struttura.

Dalla chiamata di Parete i soccorritori impiegheranno quasi 20 ore a raggiungere l’hotel per iniziare le ricerche. Venerdì 20 gennaio vengono salvate otto persone. Sabato 21 viene liberato, ancora vivo, Giampaolo Matrone, rimasto intrappolato per 62 ore con la moglie Valentina Cicioni, che però morirà di lì a poco.

Le indagini sulla valanga all’Hotel Rigopiano

L’indagine su quanto accaduto si divide in quattro parti: i ritardi della macchina dei soccorsi, la gestione dell’emergenza, la realizzazione dell’edificio e l’assenza della Carta di localizzazione da pericolo valanga. Quest’ultima è utile per indicare graficamente le località potenzialmente in pericolo basandosi su tracce nel terreno o eventi precedentemente avvenuti.

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La prossima perizia dovrà stabilire se le scosse di terremoto furono determinanti per l’innesco della valanga. A trovarsi d’accordo con i periti della Procura, secondo cui gli eventi sismici non hanno influito nella tragedia, è un nuovo studio scientifico del professor Nicola Pugno (Università di Trento). Secondo lui, infatti, questi fenomeni non hanno avuto un’incidenza così evidente sulla catastrofe, perché producono sovraccarichi sul manto nevoso preesistente equivalenti a pochi centimetri di neve fresca. La valanga, quindi, sarebbe stata causata essenzialmente dalla fitta nevicata caduta nelle 72 ore precedenti.

Intanto, le famiglie delle vittime continuano a chiedere giustizia. “Noi lottiamo da cinque anni per dare giustizia ai nostri angeli e far sì che non si ripeta più quanto avvenuto a Rigopiano. Non si spengano i riflettori su questa tragedia”. Questo quanto scritto in una nota dai promotori del comitato vittime.

 

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Editor: Susanna Bosio

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