baruchello2.jpg
Arte

I mondi di Baruchello alla Triennale di Milano

Alto e corpulento, a vederlo Gianfranco Baruchello non sembra avere 90 anni. All’inaugurazione della mostra “Cold Cinema”, alla Triennale di Milano fino al 22 febbraio 2015, l’artista ha ascoltato attento la presentazione di Edoardo Bonaspetti, direttore artistico, Alessandro Rabottini, curatore della mostra e Andrea Viliani del museo MADRE di Napoli.

L’interesse verso l’opera di Baruchello è cresciuta a dismisura dopo la sua partecipazione alla Biennale di Venezia del 2013, sia nella mostra centrale di Massimiliano Gioni sia nel Padiglione Italia di Bartolomeo Pietromarchi.
L’artista è uno degli più visionari del Novecento ed ha avuto relazioni con John Cage e Marcel Duchamp, al quale Jean-François Lyotard lo accosta per teorizzare il postmoderno.
Ed alcuni elementi duchampiani si trovano in mostra: dalle scatole “Leftovers” dove Baruchello assembla oggetti quotidiani in altre piccole scatole di plexiglass, a “Palla e Spilli” che l’artista stesso definisce “happening al supermercato”.

Sempre da quest’opera emerge anche l’importanza che il linguaggio ha sempre avuto nella pratica dell’artista: autore di diversi romanzi sperimentali come “La quindicesima riga” edito da Lerici nel 1968, il filo rosso che collega tutte le opere in mostra è “Una settantina di idee” in cui la parola ha un ruolo fondamentale.  Si tratta di spunti e soggetti di possibili film, di cui solo alcuni sono stati realizzati.

Il cinema e l’immagine in movimento sono considerati dall’artista come un mezzo espressivo come gli altri e il loro utilizzo è solo una possibilità tra molte, come una parte di processo che non è solo un documento del passato ma anche una proiezione nel futuro.
L’opera più rappresentativa della mostra è “Verifica Incerta (Disperse Exclamatory Phase)” 1964-65. Il film, realizzato in collaborazione con Alberto Griffi, è una riflessione sul tema del montaggio e della scrittura filmica. Baruchello ha recuperato 150.000 metri di pellicola di cinema commerciale americano degli anni Cinquanta e Sessanta destinati al macero e li ha assemblati con del nastro adesivo. Nasce così un film nuovo, dove la sceneggiatura diventa il punto di arrivo e non quello di partenza.

L’artista crea nuovi mondi e nuove soluzioni allo status quo. Questa attitudine è la linea guida dei suoi disegni in cui, dal 1970 al 2000 Baruchello ha documentato come su un diario il contenuto dei suoi sogni per come li ricordava al risveglio. Si generano composizioni fitte di disegni e minuscole scritte, immagini accostate che non sempre seguono un filo logico perché costruite su piani diversi, come nella tripla video installazione “Tre lettere a Raymond Roussel”.
Un’altro elemento sempre presente nei disegni è la natura, esplorata nell’essenza. Dal 1973 l’artista vive e lavora in campagna dove, dal 2000, la sua casa-studio è stata trasformata in Fondazione. È da qui che l’artista continua la sua ricerca sullo spazio, l’arte e la natura. Ed è dalla condivisione e dallo scambio che continua a trovare una forza vitale e comunicativa molto preziosa per l’arte italiana.

Vuoi ricevere Mam-e direttamente nella tua casella di posta? Iscriviti alla Newsletter, ti manderemo un’email a settimana con il meglio del nostro Magazine.

CLICCA QUI PER SAPERNE DI PIÙ!