Il commercio dell'oppio e i Talebani
Editoriali

Il commercio dell’oppio in Afghanistan, l’unico freno ai Taleban

Fermate il commercio di oppio, fermerete i talebani!

Il commercio dell’oppio e i Talebani Solo nell’ultimo anno le coltivazioni sono aumentate del 37%. Dalla coltivazione di oppio proviene in questo momento la principale fonte di sostentamento dei Talebani e, in fondo, del paese. Quasi due milioni le persone che gravitano intorno a questo settore.

«L’Afghanistan non sarà più un centro per la coltivazione del papavero da oppio o per il business della droga». Il portavoce dei taleban Zabihullah Mujahid utilizza la prima conferenza stampa dopo la conquista di Kabul per definire alcune linee guida con cui l’Emirato islamico d’Afghanistan tenta di accreditarsi presso la comunità internazionale. Tra di esse le rassicurazioni che il Paese non sarà una piattaforma per il traffico di stupefacenti.

 Il fatto che l’Afghanistan sia il leader mondiale del traffico d’oppio

Capire come i talebani abbiano gestito il 90% del mercato nero mondiale dell’oppio serve a spiegare l’origine del loro potere. Serve a conoscere come sia stato possibile per loro costruire un esercito più potente di quello americano che ha operato in questi ultimi 21 anni. Nel 2001 i talebani erano contrari alla gestione di questo traffico, considerato avverso ai dettami del Corano. Poi hanno cambiato idea.

Gli estremisti islamici tutti hanno sdoganato il traffico di stupefacenti per finanziare le  jihad e hanno ritenuto compatibile l’uso personale di droghe. In molti casi, per esempio, gli esami tossicologici fatti sui corpi dei responsabili di attentati suicidi in Europa hanno rivelato l’uso di sostanze nelle ore e nei giorni precedenti agli attacchi, (fonte: European Monitoring Centre for Drugs).

Il commercio dell’oppio e i Talebani. L’Afghanistan è considerato un paese povero

L’Afghanistan è considerato un paese povero, il suo Prodotto interno lordo (Pil) non arriva nemmeno a 20 miliardi di dollari americani. Tranne che per un mercato, benché illegale: la produzione di oppiacei. Questo stupefacente ottenuto dai papaveri è massivamente coltivato nel Paese, che è il primo esportatore al mondo.

Secondo l’agenzia delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine (UNODC), l’Afghanistan produrrebbe l’81% dell’oppio secco, seguito dal Messico (6%) e dal Myanmar (5%). Non a caso Kabul è anche al centro dei principali traffici al mondo di eroina – l’oppiaceo più diffuso, di cui fino a 600 tonnellate arriverebbero dall’Afghanistan – mentre secondo l’agenzia europea per il monitoraggio del traffico di droga (EMCDDA) sarebbe in forte aumento anche la produzione di amfetamine.

Il motivo principale è che il solo oppio contribuisce al PIL afghano ufficiale per circa il 10%

Il motivo principale è che il solo oppio contribuisce al PIL afghano ufficiale per circa il 10%  e supera da solo l’intero export legale del Paese. I proventi dunque sostengono centinaia di migliaia di famiglie (i coltivatori che si dedicano all’oppio guadagnerebbero il 40% in più di chi non lo fa), oltre ai gruppi militari e ai vertici politici e militari afghani

Il commercio dell’oppio e i Talebani L’oppio finanzia (anche) i talebani

Infatti, sempre secondo l’UNODC che ha condotto un sondaggio nella regione Sud-Ovest del Paese, il 58% delle tasse imposte ai coltivatori andavano nel 2019 in mano ai talebani, il 15% ai potentati locali, il 10% a gruppi antigovernativi, il 9% a polizia e pubblici ufficiali, l’8% ad altri.

 La regione del Sud-Ovest (tra Helmand e Kandahar) è stata scelta per il sondaggio perché è quella da cui proviene la maggior parte dell’oppio, ed è storicamente sotto il controllo dei talebani.
 Il gruppo ha infatti sempre sfruttato questo commercio per finanziare le proprie attività (secondo gli Usa rappresenterebbe il 60% delle entrate dei talebani): proprio per questo staremo a vedere se rispetteranno questa volta la promessa – espressa dal portavoce nella prima conferenza stampa dalla presa di Kabul – di «fermare la produzione di droga in Afghanistan».

In molti ci hanno provato, i talebani stessi prima e poi anche gli americani, senza successo

In molti ci hanno provato, i talebani stessi prima e poi anche gli americani, senza successo. Troppi gli interessi in campo, sia internazionali sia interni. Beni di prima necessità senza i quali la loro condizione sarebbe ancora peggiore.

Vuoi ricevere Mam-e direttamente nella tua casella di posta? Iscriviti alla Newsletter, ti manderemo un’email a settimana con il meglio del nostro Magazine.

CLICCA QUI PER SAPERNE DI PIÙ!