Il concetto di memoria di Anne e Patrick Poirier
Coppia inossidabile della scena contemporanea, i Poirier hanno creato l’immaginaria figura di architetto-archeologo che scava nel passato dell’arte e della natura costruendo scenari futuri.
Anne e Patrick Poirier, nel loro lungo e fortunato sodalizio hanno prodotto diari, erbari, fragili calchi, installazioni architettoniche e monumentali sculture per riflettere – senza nostalgia ed evitando sterili citazionismi – sulla fragilità della natura e della cultura minacciate dallo sviluppo della storia e del tempo. La “memoria” è un loro tema nevralgico.
I Poirier
Hanno studiato all’École superieure des arts décoratifs di Parigi e, vincitori del Prix de Rome, hanno soggiornato a lungo – dal 1967 al 1970 – a Roma presso l’Accademia francese di Villa Medici.
Sperimentatori eclettici e multidisciplinari, hanno dedicato il loro lavoro più che trentennale al tema della memoria.
E al modo in cui ridare vita, attraverso l’arte, a ciò che rischiamo di perdere.
La loro ricerca, che usa tecniche e materiali diversi, dal disegno alla fotografia, dal calco alla raccolta di oggetti, dalla scultura al video, ha come motivo costante la riflessione sul tempo e sui suoi effetti rovinosi.
La memoria.
Sulla memoria e la conoscenza delle culture quale vitale risorsa per indagare e comprendere la fragilità umana legata alla violenza del tempo e della storia.
E per conservare un mondo spazio-temporale fisicamente percepibile in frantumi e i suoi rapporti con il più imperscrutabile mondo dell’inconscio.
Villa Medici
In una sorta di archeologia parallela, con calchi di carta giapponese, fotografie, ricerche d’archivio, i due artisti hanno rilevato frammenti e rovine di siti archeologici, contemporanei o immaginari fin dalla prima indagine su Villa Medici del 1971. Il minuzioso catalogo della villa e’ stato presentato a Parigi, al Musée national d’art moderne. É costituito da 10 erme – calchi in carta giapponese contenuti sottovetro in casse di legno -, da 10 fotografie su porcellana e 10 erbari.
I nuovi lavori.
I lavori successivi hanno interessato Ostia Antica (1972), la Domus Aurea (1975-77), e città fantastiche ispirate a Borges o a racconti mitologici.
Il pensiero classico
In definitiva il classico nei Poirier è forse l’esempio più interessante di dialogo con l’antichità di questa fine secolo all’interno delle arti visual.
Esso non vi è ridotto a ready-made, non è semplice frammento esteticamente gradevole.
Non citazione reazionaria ma sforzo di reinventarsi un dialogo con il passato in modo vivo, senza cadere nelle trappole di facili neo-neo-classicismi.
Il rapporto con l’antichità.
Certo il loro interesse per l’antichità si manifesta quasi immediatamente, possiamo dire fin dal loro debutto sulla scena artistica alla fine degli anni ’60. Un lavoro estremamente significativo di questo interesse è del 1970 e s’intitola cinque Hermes.
Consiste in una istallazione con delle teche in cui reperti archelogici e campioni botanici vengono messi in relazione tra loro.
La loro attenzione non è di carattere analitico e non riguarda l’arte in quanto tale. Il loro è, altresi, un lavoro sulle tracce del passato sui segni da cui procedono le investigazioni sia storiche che scientifiche.
Opere più recenti
Le installazioni.
Il concetto di memoria
Proprio dall’insieme di opere sul tema della rovina – plastici, frammenti, sculture e installazioni ambientali di paesaggi dell’antichità classica – i Poirier hanno rappresentato la fragilità del tempo.
Per questo dimostrando che è solo l’immagine della memoria, accompagnata dal senso di un’identità non perduta, a dare significato e concretezza alla vita dell’uomo. Certamente molte di queste idee, elaborate dai Poirier in decenni di viaggi e ricerche, sperimentazioni e riflessioni, sono state quasi “sintetizzate” nell’ultimo monumentale progetto, Il giardino della memoria, una necropoli contemporanea per la città di Gorgonzola
La planimetria del monumento riprende la forma di una foglia di quercia. Pianta che, appunto, tradizionalmente simboleggia forza ed eternità, e i tre livelli del Cosmo. Mondo sotterraneo con le radici, mondo terreno con il tronco e il mondo celeste con i rami
Il ciclico ritorno.
Infatti a un livello più concettuale, vi è l’idea di un “ciclico ritorno”: una foglia adagiata sul suolo “vive” una lenta decomposizione. Diviene cosi humus a contatto con il terreno, proprio come i nostri corpi, ma questo ciclo è legato anche a una rinascita.
Il cimitero diventa quindi un giardino, un nuovo Eden, luogo per l’incontro tra i vivi e i defunti.
Infatti osservando i disegni emerge chiaramente che tutta la parte centrale è costituita solo da piante e colline che quasi occultano e proteggono le sepolture disposte lungo il perimetro.
Alcune di queste colline potranno diventare sepolture private, riprendendo la struttura degli ipogei italici.
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