Il dialogo tra design e artigianato un’esposizione a Torino fino al 1 giugno
Qual è il filo conduttore che unisce in una materia sola design e artigianato? A Torino l’esposizione per scoprirlo
Si chiama Atlante immateriale, la mostra che a Torino, fino al 1º giugno, esporrà il dialogo a doppio senso che c’è tra design e artigianato.
Il rinnovato Circolo del Design di Torino sarà l’incubatore all’interno del quale la mostra vivrà e avranno luogo numerosi dialoghi e scambi di opinioni sotto la guida della nuova direttrice Sara Fortunati.
Matteo Milaneschi e Achille Filipponi del collettivo Nationhood sono i due curatori della mostra. Per loro, il dialogo tra artigianato e design si compone di tre livelli. Il primo prevede l’accostamento di 47 materie prime, attrezzature tradizionali e manufatti “non finiti”, esposti quasi come reliquie, non in maniera didascalica, ma più come il racconto dei gesti di un artigiano. Il secondo livello è la mappatura fotografica del lavoro sul territorio. Il terzo riunisce video interviste ai protagonisti, alla scoperta delle radici del mestiere e delle miriadi di storie che si nascondono dietro i gesti del metodo.
All’apice di questa spirale di pensiero c’è il progetto Toeletta, della designer Sara Ricciardi, insieme all’artigiano Simone Desirò.
Uno specchio. Uno sgabello. I colori sono rivisitazioni di marmi esotici: il Verde Ming per lo sgabello e l’onice rosa iraniana per lo specchio.
La mostra rende visibile i processi di creazione e lavorazione di oggetto, risaltandoli all’interno del filone creativo di un oggetto. Viene così sublimata l’idea del gesto tradizionale dell’artigiano, tramandato di padre in figlio. L’artigianato non resta però fine a se stesso, ma concorda con il design un punto di incontro che sancisce la qualità eccellente, non raggiungibile solo attraverso il design, né solo attraverso l’artigianato.
In questo lavoro gli oggetti hanno una valenza quasi sciamanica. Muovendosi tra gli spazi della mostra emerge tutto il simbolismo dell’artigianato e insieme le storie degli artigiani. Gli oggetti affiorano ed è come se sopravvivessero al tempo. L’obiettivo era in effetti cercare di combinare il valore esperienziale dell’artigianato con il metodo di lavoro del design, creando così un ponte tra passato e futuro.
Matteo Milaneschi, curatore
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