Mame arte IL MONDO GREEN DI DANIEL STEEGMANN MANGRANÉ Foresta pluviale-2
Arte

Il mondo green di Daniel Steegmann Mangranè

Hangar Bicocca e il suo Direttore artistico Vicente Lodoli presentano “A leaf-shaped animal draws the hand”; la prima mostra in un’istituzione italiana di Daniel Steegmann Mangrané.

A cura di Lucia Aspesi e Fiammetta Griccioli, la mostra presenta oltre 20 opere realizzate da Daniel Steegmann Mangrané dal 1998 (all’epoca l’artista aveva 21 anni) ad oggi, tra cui uno dei suoi primi lavori; “Lichtzwang”. L’opera è tuttora work in progress.

Mame arte IL MONDO GREEN DI DANIEL STEEGMANN MANGRANÉ A trasparent leaf instead of th mouth
A trasparent leaf instead of the mouth

Daniel Steegmann Mangrané

L’artista – nato a Barcellona ma attualmente vive e lavora in Brasile – crea le sue opere, una sorta di combinazione di elementi naturali e di dispositivi tecnologici, spaziando attraverso un’ampia varietà di media. La fotografia, i film, i video, la scultura, l’olografia e la realtà virtuale.

Mangrané indaga, attraverso le sue opere, le relazioni tra individuo e società ponendo, altresì, la dimensione sensoriale dello spettatore al centro delle sue mostre.

“Entrare per la prima volta nella foresta tropicale, quindici anni fa, è stato come prendere una droga fortissima” ci ha detto l’artista questa mattina. “Questa esperienza ha cambiato la mia percezione del nostro ruolo nel mondo”

Ecco così che Mangrané apre ad una serie di riflessioni sulla fragilità di questo ecosistema. Lo fa coinvolgendo lo spettatore in un confronto intimo con la rappresentazione della natura e delle sue componenti sia animali che vegetali.

Mame arte IL MONDO GREEN DI DANIEL STEEGMANN MANGRANÉ Naranja deprimida
Naranja deprimida

La mostra: “A leaf-shaped animal draws the hand”

La luce è un elemento chiave nella mostra. Il grande spazio industriale di Pirelli Hangar Bicocca è suddiviso con partizioni in tessuto bianco trasparente, membrane fluttuanti che però, proprio grazie alla loro trasparenza, consentono una visione d’insieme immediata dell’intera mostra. Lo spazio viene così percepito in maniera più evanescente grazie a queste superfici che reagiscono ai cambiamenti della luce naturale che penetra nell’ambiente dai lucernari e porte-finestre dello Shed. Nelle ore serali interviene un sistema di luci artificiali.

Partiamo da uno dei suoi lavori più iconici “Phasmides”, film del 2012 in cui l’artista esplora l’interconnessione tra il mondo biologico e quello artificiale attraverso l’osservazione dell’insetto stecco, animale ricorrente nelle sue opere. Ritroviamo l’animaletto anche negli ologrammi “Holograma 6″ o in “A trasparent leaf instead of th mouth” del 2013 e 2016.

Proseguiamo con “Phantom Architecture“, installazione recentissima in quanto site-specific o la più datata (del 2001) “Orange Oranges” , struttura modulare dove la percezione viene alterata da filtri colorati. E ancora il render stereoscopico “Phantom (Kingdom of the animals and all the beaste is my name)“, replica in bianco e nero della foresta pluviale della Mata Atlantica. Proprio in contrapposizione a quest’opera, nel film “16 mm” Steegmann Mangrané ha utilizzato una cinepresa 16 mm che, sospesa sulla foresta pluviale, ne riprende le profondità.

L’opera che più ci ha colpito? Forse “Table with objects”, installazione iniziata nel 1998 e tuttora in corso. Questo tavolo è un microcosmo in pillole degli interessi e della ricerca dell’artista e testimonianza dei suoi campi di interesse ed azione. Assistiamo, davanti a questo tavolo in particolare, alla trasformazione della forma primordiale che si rigenera attraverso quel flusso vitale che permea tutte le opere di Daniel Steegmann Mangrané.

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