musica: jeff buckley 20 anni senza la voce di Grace
Spettacolo,  Musica

JEFF BUCKLEY: 20 ANNI SENZA LA VOCE DI ‘GRACE’

Scomparve tragicamente 20 anni fa, giovanissimo, Jeff Buckley, destinato a diventare uno dei maggiori talenti del rock e del pop

C’è chi ha parlato di tragica sfortuna, chi di maledizione, chi di casualità. Fatto sta che i destini di Jeff Buckley e di suo padre Tim sono stati legati da una carriera folgorante e da un improvvisa e drammatica fine. Ma se Tim Buckley è riuscito, nel corso della sua breve vita, a diventare un artista compiuto e riconosciuto (dal folk incantato degli esordi, alle ardite sperimentazioni rock di Lorca Starsailor) Jeff è riuscito a registrare la sua dolcissima voce in un unico, indimenticabile disco, Grace, poi nulla più. Nulla più a parte il frutto  abilmente dissepolto dal mercato discografico, che ha costruito un’intera carriera sulla discografia postuma di Jeff Buckley.

A spingere per la pubblicazione del secondo album incompiuto è stata poi la madre del cantante, a un anno dalla morte di Jeff: l’album si chiama Sketches for My Sweetheart the Drunk. Con l’aiuto di Chris Cornell e altri amici, approntò un’altalenante raccolta con pezzi finiti, idee incompiute e notevoli nastri preparati con Tom Verlaine (il primo produttore, poi sostituito) che a Jeff non erano piaciuti. Affascinante e disordinato, specie nel secondo disco  che raccoglie demo da varie fonti ed epoche, fra cui una cover di Back In NYC dei Genesis. Alcuni brani sanno comunque riflettere la magia di Grace: come The Sky Is A Landfill, New Year’s Prayer o You & I, con un testo che sembra quasi profetizzare la morte in acqua di Jeff.

A parte questo lavoro finale (?), sono uscite altre infinità di album di cover, demo inediti, live album. Una dissezione non necessaria della carriera di un cantante che non aveva avuto ancora il tempo e il modo di distinguersi realmente dal calderone di talenti, perso tra illustri paragoni e serafici e limitanti elogi dediacti essclusivamente ai virtuosismi della sua voce. Tutta questa acerba grazia si riflette nel disco d’esordio del cantante: un disco in cui è evidente la ricerca tormentata ed incessante della giovane star all’interno del canzoniere americano. Jeff Buckley è stato una sorta di Nick Drake d’oltreoceano: fragile, scomparso troppo presto ma non troppo tardi per comporre magiche elegie che ci parlano ancora di amore e degli eterni idillii della giovinezza.

Leggi le voci dedicate a Jeff Buckley ed altre contenute nel nostro Dizionario del Rock.

 

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