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Julian Assange, verdetto ribaltato dall’Alta Corte di Londra: sarà estradato negli Stati Uniti

L’Alta Corte di Londra ha deciso per l’estradizione negli Usa di Julian Assange

Julian Assange, il fondatore australiano di WikiLeaks, sarà estradato negli Stati Uniti, dove è stato incriminato per violazione di segreti di Stato e spionaggio. Questo quanto deciso dall’Alta Corte di Londra, che ha ribaltato la sentenza di primo grado dello scorso gennaio che negava la sua estradizione dalla Gran Bretagna agli Usa.

Nel giudizio di primo grado, il tribunale inglese aveva ritenuto che l’estradizione di Assange negli States l’avrebbe messo in pericolo di vita per il suo stato di profonda depressione. Se fosse stato rinchiuso in una prigione di massima sicurezza, avrebbe rischiato il suicidio.

Ma l’Alta Corte ha sottolineato di aver ricevuto delle assicurazioni dal governo americano in questo senso. Non si sottoporrà Assange a un carcere duro e all’isolamento. In caso di condanna, potrà scontare la pena in Australia per restare vicino alla sua famiglia.

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Caso Assange: è decisa l’estradizione

Julian Assange, 50 anni, si trova in carcere da due anni e mezzo nella prigione di massima sicurezza Belmarsh di Londra. Dal 7 dicembre 2010 pesa su di lui una condanna di 175 anni da trascorrere in una prigione di massima sicurezza.

Lo scorso gennaio, il giudice inglese Vanessa Braitser aveva convinto il magistrato sul rischio delle condizioni di salute mentale di Assange. E così si era respinta l’istanza di estradizione. Ma successivamente Washington aveva presentato appello contro il verdetto. Negli scorsi mesi erano anche emerse delle rivelazioni riguardanti un’inchiesta del 2017 dell’intelligence americana, allora guidata da Mike Pompeo nominato da Trump, che avrebbe pianificato di uccidere Assange.

Le proteste contro l’estradizione di Assange

Si sono già levate le prime grida di protesta contro la decisione dell’Alta Corte e arrivano proprio dai molti sostenitori di WikiLeaks e del suo fondatore. «Un grave errore giudiziario», così ha definito il verdetto Stella Moris, compagna di Assange. Moris ha annunciato l’intenzione di fare presto ricorso alle autorità giudiziarie inglesi.

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Amnesty International l’ha definito una “parodia della giustizia”. «Accogliendo questo appello, l’Alta Corte sta accettando le problematiche assicurazioni date dagli Usa sul fatto che Assange non sarà chiuso in isolamento» ha detto Nils Muinieks, direttore per l’Europa Amnesty International.

Ha inoltre aggiunto che Assange rischia gravi violazioni dei diritti umani, a causa delle terribili condizioni di detenzione, che potrebbero corrispondere a tortura e altri maltrattamenti. Amnesty ha anche sottolineato che queste accuse “pongono una grave minaccia alla libertà di stampa negli Stati Uniti e nel mondo”.

 

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Editor: Susanna Bosio

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