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La nuova riforma Rai di Draghi: Alcune riflessioni in merito

Alcune considerazioni sulla nuova Riforma Rai di Mario Draghi: Dall’articolo di Aldo Grasso sul “paradosso insanabile” alle proposte del premier

Alla luce delle ultime polemiche che hanno investito la Rai, si prospetta una rivoluzione con le nuove proposte di Draghi. A partire dalla telefonata di Fedez alla direzione dell’emittente, ritorna ad accendersi impavido il dibattito sulla necessità di riformare il sistema. La prospettiva è sempre quella di epurare dall’ingerenza politica la struttura mediatica, alla quale si aggiunge  anche quella di una ridefinizione del concetto di servizio pubblico attribuitogli, che possa realmente adeguarsi ai tempi. E sono proprio questi i termini in cui il premier  Mario Draghi vuole muoversi per un effettivo rinnovamento della Rai.

La nuova rivoluzione Rai di Draghi : Ancora una questione di Lottizzazione

Al centro del dibattito vi sono le nomine di Draghi sui vertici Rai. L’intento del premier è quello di eludere qualsiasi potere politico. I partiti però, non sembrano affatto intenzionati a cedere, facendo riemergere le questioni ed i discorsi moralistici sulla lottizzazione della televisione pubblica che ancora oggi rimangono, perseverano, non demordono a distanza di decenni. Ormai il discorso è un pilastro portante, monolitico e stantio, appartenete al nostro retaggio socio-culturale italiano. Ha fatto la storia e si studia sui manuali, ma resta costantemente attuale. Di tanto in tanto ritorna in voga con nuove manovre, inizialmente rivoluzionare, ma che alla fine si adagiano goffamente sul nulla di fatto e tutto torna come prima, senza che nulla cambi.. Questo perché, come rammenta Aldo Grasso al Corriere della Sera, il paradosso che insegue il mito del servizio pubblico resta insanabile.

aldo grasso

Il paradosso della Rai: Dallo Spoil System al Clientelismo

Questo paradosso continua da almeno cinquant’anni ormai.   Un punto fondamentale fu infatti quella riforma del 1975 che vide il passaggio del servizio pubblico dal controllo governativo a quello parlamentare. I precedenti dai quali scaturì la decisione legislativa però. sono molto più vecchi. Sembra una questione intrinseca al servizio, qualcosa che sta alla base del sistema radiotelevisivo italiano quasi per antonomasia. Tutti i più grandi leader politici hanno invocato la liberazione dal condizionamento partitico, ma poiché la Rai di fatto è il primo bottino di guerra dei vincitori delle elezioni, i partiti continuano a bramarla e governarla. Questa pratica è definita spoil system ( “sistema del bottino” appunto), affermatasi negli USA a fine Ottocento, ma non è l’unico problema. Ciò che si rivela come fattore più nocivo del sistema è il clientelismo.  Le forze politiche al governo, infatti, spartiscono la titolarità degli incarichi pubblici a propri simpatizzanti, spesso non all’altezza del compito.

draghi rai.

L’entropia delle competenze

Seguendo queste dinamiche, è evidente come  il criterio selettivo di cui si avvale la “più grande industria culturale del Paese” è l’utilitarismo.  Infatti, ciò che appare è un’affermata tendenza a scegliere coloro la cui unica competenza è quella di essere strumentali al mantenimento ed al rafforzamento degli equilibri governativi al potere, e non quella di affidare la gestione alle persone che sono realmente esperte e competenti. In questi termini, vi è un’evidente entropia: meno vengono selezionati gli individui più preparati, più aumenta il numero di incompetenti a discapito della professionalità. Sembra banale, anzì lo è decisamente, ma questa è stato la linea d’azione adottata finora. Non ci si deve stupire poi, che gli uffici pubblici non siano composti da competenti e tecnici, che sappiano rispondere alle esigenze della società, la quale rimane irrimediabilmente arretrata. Le recenti nomine del presidente Draghi sembrano vertere proprio ad un risanamento della distribuzione professionale dei ruoli nella Rai, ma non basterà questo a rinnovare il sistema.

La Rai, Servizio Pubblico?

I pretesti che vedono il presidente Mario Draghi rivoluzionare il sistema Rai concernono anche la sua entità di presunto servizio pubblico. Infatti, la domanda che sorge spontanea oggi è: si può ancora attribuire alla Rai la funzione di servizio pubblico? Come già accennato prima,  nel campo delle comunicazioni italiano il servizio pubblico non sembra mai essere esistito, anzì l’influenza politica sembra essere radicata nella sua natura. Il servizio pubblico appare come il volto gentile della cultura del monopolio, la facciata alla Goffman della “tv di Stato” sulla ribalta delle reti televisive, dove esibire solo la miglior parte di sé.

draghi rai

Il mito della Rai come Servizio Pubblico

Il mito della Rai come s.p è ancora ben presente nella nostra società. Ci sono elementi che ancora lo tengono in vita, come Rai Cultura o alcune trasmissioni storiche ma la maggior parte dei programmi potrebbero andar in onda su qualsiasi rete commerciale. Per anni la Rai ha svolto il ruolo di collante sociale, rappresentando uno spazio per l’istruzione e la sanità. Basti pensare al ruolo che ha avuto nell’alfabetizzazione, diventando di fatto il primo elemento di unificazione linguistica del Paese dopo il Risorgimento. Oggi, nonostante gli atti di fede all’istruzione ed alla sanità, è praticamente impossibile assimilare qualsiasi ruolo della Rai a questi ambiti.

La Riforma di Draghi sulla Rai

“La tv ora è parte di un nuovo sistema ecomediale, dove la connessione alla Rete gioca un ruolo fondamentale. Il concetto di servizio pubblico deve spostarsi verso nuove realtà per favorire il diritto di tutti all’accesso digitale e all’inclusione”

 

Queste sono le parole con cui  Aldo Grasso esordisce nel suo articolo sul Corriere della Sera. Proprio su questo si fondano gli intenti del premier Draghi sul rinnovamento Rai. L’obbiettivo fondamentale è quello di estendere il servizio pubblico ai nuovi media digitali, e renderlo quindi ancor più al passo con i tempi. Si fa riferimento in particolare alla piattaforma RaiPlay che dovrà essere più centrale di quanto non lo sia mai stata. E soprattutto maggiormente performante. In primis quindi, una Rivoluzione tecnologica,che  garantisca prodotti ad hoc per il digitale. Una sfida che dovrà assolutamente passare attraverso una revisione completa dei costi. Per questo, il premier preferirebbe come figura di amministratore delegato, una persona che sia più manageriale. Oltre a questo, per quanto riguarda i due ruoli di vertice – AD e presidente – si starebbe pensando a una distribuzione equa anche a livello di genere.  Sarà infatti di una donna la posizione di Amministratrice Delegata, mentre per quella del presidente verrà ricoperta da un uomo.

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