Arte

LA PRIMA VOLTA A ROMA DI MARIO GIACOMELLI

 

 

Scatti in formato originale, stampe vintage e autografate dall’autore. Solo per questo varrebbe la pena andare a visitare la mostra Mario Giacomelli.La figura nera aspetta il bianco. Un’esposizione non scontata, quanto attesa nella Capitale, a cura di Alessandra Mauro: duecento opere per ripercorre la carriera di uno dei maggiori autori italiani del XX secolo. Poeta dell’immagine, che poi è vero che di poesie ne scrisse anche, inevitabilmente identificato come «quello dei pretini» in festa nel seminario a Senigallia. La sua città al quale restò legato per tutta la vita, soggetto prediletto dei suoi scatti: la vita d’ospizio dove lavorava la madre vedova, i paesaggi, Scanno, il mondo contadino.

Fotografo non professionista per scelta, il colpo di fortuna arrivò pochi anni dalla sua prima immagine L’approdo del 1952. John Szarkowski , allora direttore del MoMA, nel 1955 acquistò per il museo di New York la serie Scanno, inserendo una foto di Giacomelli nel prestigioso catalogo Looking at Photographs. Da quel momento iniziò a esporre in tutto il mondo le sue immagini di un magistrale bianco e nero, di un sapiente e paziente lavoro in camera oscura.

I vecchi in Verrà la morte e avrà i tuoi occhi, i contadini de La buona terra, la storia quasi cinematografica di Un uomo, una donna, un amorele dediche alle grandi poesie come A Silvia, Io sono Nessuno, Ritorno sono solo alcune delle serie, così tutte drasticamente vere, esposte nella mostra che Roma aspettava da molto tempo. Arricchita da un catalogo edito dalla Contrasto.

 

 

Mario Giacomelli. La figura nera aspetta il bianco
Fino al 29 maggio
Palazzo Braschi, Roma

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