Arte

La retrospettiva al Guggenheim del duo Fischli-Weiss

 

 

La retrospettiva al Guggenheim del duo Fischli-Weiss. Un sodalizio durato trentatré anni quello fra Peter Fischli (1952) e David Weiss (1946-2012), gli artisti zurighesi che dal 1979 con le loro opere hanno hanno trasformato la realtà, sgretolandola e privandola di ogni certezza, mescolando rigore e fantasia, leggerezza e tragedia. Hanno utilizzato video, installazioni, fotografie e sculture per diffondere la loro filosofia anche con gli oggetti più banali.

Nulla di scontato, erano una squadra, in costante dialogo e dibattito fra loro. Hanno saputo giocare per una visone nuova del mondo senza alcuna certezza. Come racconta la mostra Peter Fischli David Weiss: How to Work Better al Guggenheim di New York dal prossimo 5 febbraio.

Attraverso la continua ricerca nel quotidiano hanno smascherato alcune dicotomie con la convinzione che lo smarrimento potrebbe essere uno stato desiderabile. Si sono creati un alter ego, Rat e Bear: i primi brutti e ovunque, i secondi amabili e in via di estinzione. Sono i due animali a essere protagonisti di alcune delle loro pellicole, con le loro disavventure, in The Least Resistence del 1981 vagano alla scoperta delle regole del mondo civile attraverso le strade di Los Angeles, riassunte nel libro Order and Cleanliness

Non hanno mai dato delle risposte con le loro opere, piuttosto hanno posto delle domande come in Large Question Pot del 1984 e nella serie Question Projections del 2000–2003: “Is it true that traces of aliens have been found in yogurt?” (“È vero che tracce di alieni sono state trovate nello yogurt?”).

Non dichiarano la verità, fanno dubitare della verità. Ricostruiscono un mondo e per farlo si appropriano dei simboli del mondo. Nel loro primo progetto Sausage Series (1979) hanno riprodotto con la fotografia dipinti classici della cultura popolare. E nelle serie successive Rubber Sculptures (1986-88 / 2005-06) e Cars (1988) hanno portato l’attenzione sui prodotti che popolano la vita quotidiana.

Un impulso culminato in diverse installazioni di poliuretano che astutamente sovvertono il readymade di Duchamp: oggetti comuni, lampade da tavolo, cassette, scatole per pizza, barattoli di vernice, scarti di legno e strumenti che occupano lo studio diventano sculture. Sono semplici ricordi di un’esistenza, ormai quasi svanita nella nostra percezione.
Peter Fischli David Weiss: How to Work Better

Dal 5 febbraio al 7 aprile

Guggenheim, New York

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