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La Traviata di Verdi su RAI5: trama e curiosità

La Traviata di Giuseppe Verdi del maestro Riccardo Muti: stasera in tv su Rai5

La Traviata: la grande e popolarissima opera di Giuseppe Verdi stasera in tv su Rai5 nella versione diretta dal maestro Riccardo Muti. Appuntamento con la diretta su Rai 5  e Raiplay a partire dalle 21.15 circa. La trasmissione fa parte delle riproposizioni di grandi opere registrate tra il 2008 e il 2019 che sta promuovendo la Rai (per maggiori informazioni leggi qui). All’interno del progetto di Un’opera al giorno, è arrivato dunque anche il momento de La Traviata, una delle opere più celebri di sempre, che ci ha regalato intepretazioni indimenticabili come quelle di Luciano Pavarotti o Maria Callas.

Se cercavi La Traviata di Sofia Coppola, in onda il 21 maggio, leggi qui

La versione che andrà in onda stasera è quella diretta dal maestro Riccardo Muti al Teatro alla Scala di Milano, con la regia teatrale di Liliana Cavani. Tra gli interpreti Tiziana Fabbricini, Nicoletta Curiel e Roberto Alagna. L’opera è solo una delle tante di Verdi trasmesse dalla Rai in questo periodo. Domani, ad esempio, sarà il momento dei I Masnadieri, adattamento del celebre testo di Schiller (vedi).

Ripercorriamo ora insieme la trama e la storia dell’opera che ci ha regalato arie indelebili, come Libiamo ne’ lieti calici. Quanto di seguito riportato è tratto direttamente dal nostro Dizionario dell’Opera.

https://www.youtube.com/watch?v=XRhEuizDS7Mhttps://www.youtube.com/watch?v=XRhEuizDS7M

La traviata: scheda dell’opera e trama

La Traviata è un melodramma in tre atti di Giuseppe Verdi, su libretto di Francesco Maria Piave, dal dramma La Dame aux camélias di Alexandre Dumas figlio. Prima rappresentazione: Venezia, Teatro La Fenice, 6 marzo 1853.

Personaggi:

  • Violetta Valery (soprano);
  • Flora Bervoix, sua amica (mezzo soprano);
  • Annina, cameriera di Violetta (soprano);
  • Alfredo Germont (tenore);
  • Giorgio Germont, suo padre (baritono);
  • Gastone, visconte di Letorières (tenore);
  • il barone Douphol, protettore di Violetta (baritono);
  • il marchese D’Obigny, amico di Flora (basso);
  • il dottor Grenvil (basso);
  • Giuseppe, servo di Violetta (tenore);
  • un dometisco di Flora (basso);
  • un commissionario (basso);
  • signore e signori amicid i Violetta e Flora, mattadori, piccadori, zingare, servi di Violetta e di Flora, maschere.

Archiviato il lusinghiero debutto del Rigoletto, Verdi si trova eccezionalmente ad attendere a due nuove opere, una per Roma (Il trovatore), l’altra per Venezia. Se il completamento della prima viene sostacolato dall’improvvisa morte del librettista Cammarano, la seconda si trova arenata per mesi sulla scelta del soggetto. L’idea definitiva verrà a Verdi, come vera folgorazione, dalle prime recite parigine della Signora delle Camelie di Alexandre Dumas figlio, nel febbraio del 1852. Dramma che l’autore aveva tratto da un proprio romanzo fortemente autobiografico del 1848, bestseller della letteratura scandalistica.

La trama, dunque, ricalcando il testo di Dumas, è incentrata sulla storia d’amore tragica e impossibile tra Alfredo e Violetta.

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Curiosità e storia dell’opera

La scabrosità del soggetto – la parabola amorosa di Alphonsine Duplessis, una delle più celebri cortigiane parigine, morta ventitreenne appena un anno avanti l’uscita del romanzo – non sfuggiva certo a Verdi.

Un altro forse non l’avrebbe fatto per i costumi, pei tempi e per altri mille goffi scrupoli. Io lo faccio con tutto il piacere. Tutti gridavano quando io proposi un gobbo da mettere in scena. Ebbene: io ero felice di scrivere il Rigoletto“. Solo la censura veneziana, particolarmente tollerante con Verdi, avrebbe potuto accordare il suo assenso alla nuova provocazione, dopo aver accettato le arditezze di Ernani e Rigoletto, i cui stessi originali vittorughiani rimanevano banditi dalle scene in terra di Francia.

Rifiutò tuttavia il titolo Amore e morte proposto da Verdi, appagandosi inspiegabilmente di quello ben più forte di Traviata; ma soprattutto impose una retrodatazione della vicenda al XVIII secolo, annullando così l’effetto prorompente addotto dalla contemporaneità del fatto, quasi cronachistico. Verdi riuscì a malapena a impedire l’uso di parrucche ancien régime, ma non potè evitare l’effetto di straniamento che veniva a crearsi fra una musica tutta improntata alla danza del momento – il valzer voluttuoso e peccaminoso che stava conquistando l’Europa – e la lontanaza epocale dell’immagine scenica.

 

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